Spiacente nessuna pubblicazione corrispondente ai criteri di ricerca
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Pinto G: Promuovere la recovery dopo il primo episodio di psicosi. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links)@article{nokey, Il buon esito del trattamento della psicosi all’esordio è da una parte legato alla tempestività dell’intervento, con conseguente riduzione della durata di psicosi non trattata (Duration of Untreated Psychosis, DUP), dall’altra alla qualità degli interventi terapeutici e psicosociali messi in atto. Nei primi 2-5 anni si può determinare l’evoluzione verso la cronicizzazione o verso la recovery. Più del 70% dei casi di psicosi franca sono preceduti da una fase in cui compaiono segnali di disagio e di difficoltà in un periodo di durata variabile in media tra 2 e 4 anni. Gli interventi multidimensionali sono volti sia a prevenire la comparsa della franca psicosi che a mitigare l’effetto long- time dei sintomi negativi, cognitivi e più in generale a salvaguardare il funzionamento dell’individuo. Le recenti ricerche indicano la interazione dei fattori biologico-clinico con fattori di natura psico sociale quali la cognizione sociale, o la resilienza, nonché l’importanza di servizi facilmente raggiungibili e di supporti economici quali fattori influenzanti il funzionamento sociale dei pazienti psicotici. Avendo le ricerche evidenziato che nessun fattore è prevalente e soprattutto che ogni fattore non agisce direttamente ma diviene significativo in virtù della interazione con gli altri, c’è ampio consenso oggi circa la necessità di un intervento multidimensionale specifico ed immediato, la cui assenza influisce sulle ricadute e la cronicizzazione. L’articolo vuole illustrare la possibilità di integrare interventi riabilitativi specifici con altri aspecifici proseguendo la ricerca sui fattori comuni come base della integrazione di una equipe multiprofessionale e della necessaria personalizzazione degli interventi. La Asl Salerno ha istituito una siffatta equipe dal 2016 e stiamo, in vero, per produrre una prima significativa valutazione degli esiti a distanza di tempo dalla riconquistata salute dei nostri utenti. |
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Tavormina G: Percorsi fondamentali per il clinico nella conoscenza del «mixity». In: NeaMente Journal, no. 0, 2022. (Tipo: Journal Article | Abstract)@article{nokey, Il concetto del "mixity" delle fasi disforiche del bipolarismo comprende i sintomi più insidiosi dello spettro bipolare dei disturbi dell'umore: la sovrapposizione tra depressione-irrequietezza-irritabilità-dolore-tensione-ansia può causare un peggioramento dei disturbi dell'umore e nelle fasi più acute può causare un aumentato rischio di gravi aspetti comportamentali tra cui omicidio e suicidio che spesso ascoltiamo dalla cronaca. Il "mixity" è una nozione dinamica che descrive la presenza di sintomi sovrapposti di stati misti, in un livello di intensità crescente. L'utilizzo precoce della scala di valutazione su stati misti, "GT-MSRS", che può dimostrare il livello di "mixity" del disturbo dell'umore, può impedirlo. Gli stati misti si verificano in media nel 40% dei pazienti bipolari nel corso della vita; quando si considera il bipolarismo la nozione di "mixity" diventa il punto di riferimento concettuale del processo diagnostico. |
Franza F; Vacca A; Minò MV; Franza A; De Paola A; Papa F; Conte G; Ferrara I; Solomita B; Tavormina G: Ansia, speranza e burnout nei caregivers di pazienti psicotici durante la pandemia da COVID-19. In: NeaMente Journal, no. 0, 2022. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, The Covid-19 Pandemic increased the workload of healthcare workers (HCW). Working under stressful conditions became harder for HCW who take care of people affected by serious and chronic physical and psychic pathologies. Psychiatric pathologies in over-65 patients are responsible for important consequences on their healthcare workers’ psychic and physical health. In our observational study, an exploratory design evaluated the effects of work-related stress on a group of HCW who take care of psychiatric patients residing in psychiatric rehabilitation residential facilities. The results obtained during a one-year evaluation period, during the Covid-19 pandemic, showed a significant increase in stress, burnout and anxiety in all of the examined HCW [ProQoL (ST: T-test P: 0.012); CBI (Time: p > 0.000, S dimension: p < 0.000)]. Instead, a decrease in work-related satisfaction was observed (ProQoL: CS: p: 0.01). The analysis of the subgroup showed an increase in BO subscale (Burnout) in moderate-to-high values, especially in the nurses' group (T0 vs t1: 50% vs 68.75%). After one year, ia reduction of hope was observed (Total p = 0.0001, Square Eta = 0.252; T-Score = 4.381; mean 6.236 vs 8.614). However, the limit of our study directs at a broader longitudinal study and suggests an in-depth study and subsequent more in-depth evaluations. |
Del Buono G: Classificazione e diagnosi dei disturbi di personalità. Introduzione: Categorie e dimensioni. In: NeaMente Journal, no. 0, 2022. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, This paper would introduce the approach to the diagnosis of personality disorders of ICD-11, that is the International Classification of Diseases, edited by World Health Organization (WHO). ICD-11 has embraced a fully dimensional approach to the diagnosis of personality disorders: all diagnostic categories (borderline, paranoid, narcissistic, etc.) are suppressed and an only personality disorder is left. At first, the clinician is required to evaluate wheth¬er the individual’s clinical presentation meets the general diag¬nostic requirements for personality disorder, with evaluation of personality global functioning, focusing on the impairment of self and interpersonal functioning. The task of clinician is to determine the degree and pervasiveness of disturbances of self and interpersonal functioning. In the following step, the clinician determines whether a diagnosis of mild, moderate or severe personality disorder is appropriate. In addition, the user have the possibility to code a sub-clinic level: Personality Difficulty. This manual also includes the option of specifying a Borderline Pattern Qualifier, adapted from the DSM-5 criteria for Borderline Personality Disorder. Furthermore, personality disorders are described by indi¬cating the presence of maladaptive personality traits. Five trait domains are included: negative affectivity, detachment, dissociality, disinhibition, and anankastia. These trait qualifiers describe the individual patterns of personality that contribute to the global personality dysfunction. |
Lucattini A: Silver lining playbook. I disturbi affettivi dell’umore in adolescenza. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, In questo lavoro vengono presi in esame i “Disturbi Affettivi dell'Umore” con focus le loro manifestazioni e di insorgenze durante l'età evolutiva, In particolare durante l'adolescenza. I disturbi sono esaminati a partire delle classificazioni internazionali, gli aspetti epidemiologici aggiornati, le manifestazioni cliniche, la diagnosi e i trattamenti con un particolare attenzione al trattamento psicoanalitico sia sotto forma di psicoterapia psicoanalitica che analisi in senso classico. La parte clinica del lavoro è affrontata attraverso al trattamento ancora in corso di un tardo adolescente, mostrando come il trattamento la collaborazione tra psichiatra e psicoanalista, abbia portato ad un pieno recupero del paziente e alla sua stabilizzazione. Inoltre, nel tempo ha anche permesso una ridefinizione clinica sia dell'episodio acuto che della diagnosi attuale che, come tipico nell'adolescenza, è in divenire ed è modulata in base alle manifestazioni cliniche, ai trattamenti, all’evoluzione e alla crescita personale del paziente. Inoltre, anche in relazione al contesto familiare e sociale in cui il paziente vive. |
Brufani F; Lupatelli I; Menculini G; De Giorgi F; Sciarma T; Moretti P; Tortorella A: Note storiche sul trauma in psicopatologia: i contributi dal Xiii secolo ad oggi. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, Il significato di trauma dal punto di vista psicopatologico si rivela complesso e mutevole nella misura in cui la società e i suoi valori sono in continuo cambiamento. In questo breve articolo saranno ripercorsi la nascita del trauma e i cambiamenti nella sua concezione che si sono susseguiti nella storia. Verranno dapprima introdotti i principali studiosi che con le loro teorie hanno posto il problema della caratterizzazione del trauma, dividendosi tra sostenitori dell’obiettività clinica dei sintomi post-traumatici e sostenitori della predominanza della soggettività nella risposta al trauma. Sarà successivamente approfondita la storia della nascita del trauma a cavallo tra XVII e XVIII prendendo in considerazione il ruolo della Rivoluzione Industriale nel contesto storico in cui sono nate le prime teorie riguardanti il trauma. Il nostro lavoro di ricerca proseguirà con l’inquadramento del trauma dal punto di vista psicodinamico da parte del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, il quale fu anche tra i primi ad occuparsi di trauma infantile, seppur solo dal punto di vista delle conseguenze che questo può avere sul soggetto una volta adulto. Infine, sarà affrontato il tema delle guerre del XX secolo che hanno fortemente contribuito a risvegliare l’interesse sull’argomento e a costruire l’attuale definizione di trauma e di patologia post-traumatica. |
De Giorgi F; Brufani F; Menculini G; Pierotti V; Scopetta F; Baldini I; Moretti P; Tortorella A: Utilizzo degli antipsicotici lai al primo episodio psicotico: Un caso clinico di switch da aripiprazolo a paliperidone palmitato. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, Il primo episodio psicotico (First Episode of Psychosis, FEP), inteso come la prima manifestazione clinica di sintomatologia psicotica, sottende traiettorie di malattia che possono differire le une dalle altre. Una parte dei soggetti sperimenta infatti una remissione sostenuta nel tempo, una minoranza risulta essere resistente al trattamento antipsicotico sin dall’esordio della malattia, mentre la maggior parte raggiunge una iniziale remissione per poi andare incontro a fasi di riacutizzazione. Una breve durata di malattia non trattata (duration of untreated psychosis, DUP) si correla ad una migliore risposta al trattamento e a una riduzione delle ospedalizzazioni e del rischio suicidario. Questo case report tratta di un FEP in un giovane adulto con DUP prolungata, in cui si è scelta la terapia con antipsicotici in formulazione long acting-injectable (LAI). Al primo ricovero è stato utilizzato aripipraziolo LAI, mentre al secondo ricovero, data la riacutizzazione della sintomatologia, si è optato per lo switch a paliperidone palmitato. La terapia con paliperidone ha determinato un sensibile miglioramento del quadro psicopatologico, valutato dalle scale “Brief Psychiatric Rating Scale” (BPRS) e “Positive and Negative Syndrome Scale” (PANSS). Gli antipsicotici LAI si rivelano una valida opzione terapeutica in soggetti di giovane età con FEP e l’impostazione del trattamento con LAI sin dalle prime fasi di malattia può contribuire al rapido miglioramento della sintomatologia e dell’aderenza. |
Del Buono G: Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Prima Parte. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, Il presente articolo vuole tracciare lo sviluppo storico dei concetti di psicosi e schizofrenia fino ai moderni sistemi di classificazione. Il lavoro comincia con Canstatt e Feuctherleben che hanno introdotto il termine di psicosi nel XIX secolo; continua con le citazioni di Kraepelin, Bleuler, Jaspers e Schneider, che hanno stabilito i principi generali della sindrome schizofrenica, fino ai moderni sistemi nosografici come il DSM e l’ICD. Nella tradizione fenomenologica, verrà accennato al contributo di Minkowski e Blankenburg. Minkowski è stato il primo a cogliere il concetto di nucleo della sindrome schizofrenica e ad elevarlo a un adeguato livello teorico. Blamnkenburg, invece, ha introdotto la “crisi del senso comune”, cioè la capacità di vedere le cose nella giusta prospettiva, un senso di proporzione, un gusto per ciò che è adeguato, appropriato, probabile e rilevante. Dagli anni 70 in poi, l’attenzione dei ricercatori è stata rivolta alla dicotomia tra i sintomi positivi e negativi, e questi ultimi che sono stati immaginati come il deficit rpiamrio della schizophrenia. La Scuola di Bonn ha elaborato l’ipotesi dei sintomi di base, che sarebbero disturbi neuriopsicologici, percepiti dal paziente e che posoono essere esplorati con il metodo fenomenologico. Poi, si parlerà di Kapur, che considera la psicosi come un disturbo della salienza aberrante, fornendo uno strumento euristico per legare la neurobiologia (cervello) alla esperienza fenomenolgica (mente). E infine, c’è l’ultimo passaggio: il DSM-III (con “la rivoluzione operativa”), il DSM-IV ed il DSM-5 che hanno perso il nucleo clinico, la Gestalt, della schizophrenia. |
Del Buono G: Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Seconda parte: i disturbi del sé. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, Attualmente, i ricercatori di tradizione fenomenologica stanno lavorando su un interessante e promettente approccio alla diagnosi, che vede il nucleo della sindrome schizofrenica in una forma di disturbo del Sé. Due livelli del Sé esperienziale sono stati proposti: Il Sé di base ed il Sé narrativo. La sindrome nucleare della schizofrenia può essere descritta come un disturbo dell’autocoscienza, ed è descritta come un disturbo della formazione pre-riflessiva dell’esperienza più specificatamente come un deterioramento dell’autoconsapevolezza pre-riflessiva. E si ipotizza che sia specifico per lo spettro schizofrenico così come per la fase prodromica della schizofrenia. L’alterata esperienza di Sé o dell’Individualità può sottostare e costituire la genesi di molti sintomi psicotici, di livello superficiale, come deliri e allucinazioni. È stato anche elaborato uno strumento psicometrico, orientato in senso fenomenologico, per valutare queste anomalie del della esperienza del Sé: l’EASE. I primi dati ricavati empiricamente supportano l’intuizione clinica che anomalie del Sé costituiscano la manifestazione nucleare dei disturbi dello spettro schizofrenico. Infine, si vuole rimarcare che studi recenti di stampo neuroscientifico hanno dimostrato che un gruppo particolare di regioni cerebrali, come quelle situate medialmente sono associate a stimoli che sono correlate in maniera specifica al Sé e si distinguono da altre regioni che non si correlano al Sé. |
Franza F; Ferrara I; Solomita B: Gli insegnamenti “dimenticati”: riflessioni sull’incontro e scontro delle competenze in ambito psichiatrico nella gestione delle psicosi primarie. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, La comunicazione e l’osservazione sono due straordinari strumenti che consentono l’interazione tra i due protagonisti della relazione in psichiatria (il mHCW e il paziente). La psichiatria, intendendo l’insieme dei saperi di tutte le discipline che affrontano il disagio psicologico (ad es., neuroscienze, psicologia, psicoterapia, riabilitazione etc.), rappresenta il campo di applicazione dell’incontro di questi settori e dei diversi metodi utilizzati nella relazione professionale e scientifica che caratterizza la partecipazione attiva nella situazione vissuta da entrambi i protagonisti. La storia del sapere in psichiatria ci ha lasciato insegnamenti che oggi sembrano dimenticati. Abbiamo l’opportunità di riappropriarcene per valutare e gestire adeguatamente i pazienti affetti da patologie psichiatriche gravi. L’approccio interdisciplinare diventa insostituibile quando il mHCW incontra il paziente affetto da una psicosi primaria. |
Ferrara I: Psichiatria di prossimità . In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract)@article{nokey, La riabilitazione della psichiatria non asilare plana oltre ogni confine. In essa non è l’estetica molto a cambiare, ma la sostanza. E la prossimità autentica, empatica e piena di ascolto attivo, è la preziosa e necessaria alleata per percorrere il semplice quanto complesso sentiero riabilitativo, che rischia spesse volte, di divenire psichiatria scolastica o peggio un malfatto intrattenimento scientifico moderno. Ma la prossimità non è solo un fare, una vicinanza spaziale, un esserci, ma un essere, che si arricchisce, muta, per mezzo dello studio, della ricerca, della vita esperita e vissuta consapevolmente, e in virtù dell’attenzione per il mondo, gli altri, sé stessi, certi che ognuno è fonte unica, preziosa e meravigliosa del e per il mondo. Riuscire a essere protagonisti della psichiatria di prossimità è un magico privilegio da poter conquistare, avendo memoria che la riabilitazione come il progresso non si trincera, non si schiera, non si chiude, né si socchiude, ma si apre, abbatte le barriere, i pregiudizi, è democratico e libero, accoglie e non esclude. Povero chi si arrocca alle proprie conoscenze e convinzioni, impedendosi di godere delle opportunità, ricchezze e conoscenze altrui, del passato, dell’oggi e del futuro. |
Pinto G: Promuovere la recovery dopo il primo episodio di psicosi. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, Il buon esito del trattamento della psicosi all’esordio è da una parte legato alla tempestività dell’intervento, con conseguente riduzione della durata di psicosi non trattata (Duration of Untreated Psychosis, DUP), dall’altra alla qualità degli interventi terapeutici e psicosociali messi in atto. Nei primi 2-5 anni si può determinare l’evoluzione verso la cronicizzazione o verso la recovery. Più del 70% dei casi di psicosi franca sono preceduti da una fase in cui compaiono segnali di disagio e di difficoltà in un periodo di durata variabile in media tra 2 e 4 anni. Gli interventi multidimensionali sono volti sia a prevenire la comparsa della franca psicosi che a mitigare l’effetto long- time dei sintomi negativi, cognitivi e più in generale a salvaguardare il funzionamento dell’individuo. Le recenti ricerche indicano la interazione dei fattori biologico-clinico con fattori di natura psico sociale quali la cognizione sociale, o la resilienza, nonché l’importanza di servizi facilmente raggiungibili e di supporti economici quali fattori influenzanti il funzionamento sociale dei pazienti psicotici. Avendo le ricerche evidenziato che nessun fattore è prevalente e soprattutto che ogni fattore non agisce direttamente ma diviene significativo in virtù della interazione con gli altri, c’è ampio consenso oggi circa la necessità di un intervento multidimensionale specifico ed immediato, la cui assenza influisce sulle ricadute e la cronicizzazione. L’articolo vuole illustrare la possibilità di integrare interventi riabilitativi specifici con altri aspecifici proseguendo la ricerca sui fattori comuni come base della integrazione di una equipe multiprofessionale e della necessaria personalizzazione degli interventi. La Asl Salerno ha istituito una siffatta equipe dal 2016 e stiamo, in vero, per produrre una prima significativa valutazione degli esiti a distanza di tempo dalla riconquistata salute dei nostri utenti. |
Aldi G: Il mondo senza sole. Riflessioni su psicosi e ritiro sociale. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, L’articolo muove dalla definizione di psicosi per analizzare alcune manifestazioni di disagio giovanile. In una visione meno dogmatica e meno centrata sulla nosografia del DSM 5 occorre, a parere dello scrivente, estendere il concetto di psicosi ad alcune modalità con cui si manifestano fenomeni come ritiro sociale e violenza filio-parentale. Dietro questi fenomeni sociali si nasconde spesso una gravità di tipo psicotico con caratteristiche peculiari e tipiche, legate al modo di crescere delle nuove generazioni, modo che non prepara i giovani a fronteggiare la complessità del mondo attuale. Proprio dalla frattura tra complessità del mondo moderno e fragilità delle nuove generazioni emergono i presupposti per un crollo psicologico che porta a ritirarsi dal mondo o a aggredirei propri genitori. L’autore prende in prestito alcuni concetti dei Ernesto De Martino per evidenziare il ruolo dei fattori storico-culturali nella genesi dei fenomeni psicopatologici. |
Perito M: La precarietà esistenziale ai tempi del COVID-19. In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{Perito2020, A fine dicembre, inizio Gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità viene informata dalle autorità Cinesi dell’esistenza e la conseguente diffusione di una polmonite letale, un virus ad alta contagiosità, conosciuto come COVID-19; da allora in poi le vite di tutti gli esseri umani sono cambiate. In questo articolo sono riportate osservazioni e riflessioni emerse dalla mia esperienza clinica e personale, relativa all’emergenza sanitaria e sociale che stiamo vivendo. Le mie considerazioni hanno posto l’attenzione sulla precarietà emotiva che caratterizza questa esperienza, quanto mai soverchiante e totalizzante, sullo stravolgimento della dimensione temporale in fase emergenziale, sull’importanza dell’umanizzazione dei processi di cura, concetto a volte abusato, ma più che mai fondamentale in questo tempo e su un concetto già dipanato molti anni addietro, ma che ho trovato pertinente al momento di incertezza che stiamo vivendo la “la Negative Capability” (Keats 1817). |
Solomita B; Franza F: Lutto "Senza Corpo". In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{Solomita2020, Il lutto è un processo psicologico individuale, familiare e sociale conseguente alla morte di una persona cara e durante il quale il dolore provocato dalla sua perdita segue diverse fasi che condurranno alla riorganizzazione e all’accettazione dell’evento luttuoso. In questo articolo saranno esaminati alcuni processi di elaborazione che possono consentire di analizzare i processi e le strutture culturali, sociali e religiose come conseguenza del “lutto senza corpo”; cioè della elaborazione del lutto dei familiari che hanno vissuto la perdita della persona cara senza poter ritualizzare la funzione sociale del funerale per lo scoppio della pandemia da coronavirus. Saranno, inoltre, sintetizzati alcuni processi biologici e neurologici che modulano e consentono il processo dell’elaborazione del lutto. |
Areniello P: Il silenzio dell'escluso. In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{Areniello2020, Brevi riflessioni tra arte e letteratura sulla condizione dell’escluso. Un percorso che va dai silenzi del Mastro – don Gesualdo di Verga alla condizione dell’isolamento di Leopardi, alla Emily Dickinson che si esclude dalla società. Passando per il non finito nel campo dell’arte, al film interamente senza parole di Ettore Scola per concludere con la “pagina bianca” di una certa narrativa contemporanea come invito alla conoscenza e a scrivere ancora. |
Del Buono G: Reazioni psichiche alla pandemia da Coronavirus. In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020. (Tipo: Journal Article | Abstract)@article{DelBuono2020b, In questo lavoro si discute della diffusione della pandemia dovuta a Covid-19, e come questa può indurre ed elicitare risposte emotivo-psicologiche in una larga parte della popolazione. La storia ha presentato già altri fenomeni pandemici, e nel 1920, proprio Freud perse una figlia a causa della influenza spagnola. La diffusione delle problematiche emotive ha fatto parlare qualcuno di contagio emotivo. I disturbi psichici che potranno diffondersi a breve con un’alta prevalenza nella popolazione appartengono a quei disturbi che il DSM-5 classifica come correlati allo stress ed al trauma. I più frequenti fra questi saranno i disturbi dell’adattamento e disturbo da stress post-traumatico, il più noto di tuti. Ma le manifestazioni comportamentali includono anche quelle dovute ad una difficoltà nel controllo degli impulsi che si traducono in espressioni comportamentali di rabbia. Ma c’è anche un altro fenomeno che si diffonde, coloro che sono convinti che l’epidemia sia dovuto ad un complotto di non meglio identificate persone, che hanno messo in atto tali comportamenti per arrecare sofferenza. Questo modalità di pensiero assomiglia e simile a modalità di pensiero delirante dei paranoici. |
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2022
G, Tavormina: Percorsi fondamentali per il clinico nella conoscenza del «mixity». In: NeaMente Journal, no. 0, 2022. (Tipo: Journal Article | Abstract | BibTeX) @article{nokey,
title = {Percorsi fondamentali per il clinico nella conoscenza del «mixity»},
author = {Tavormina G},
year = {2022},
date = {2022-06-25},
urldate = {2022-06-25},
journal = {NeaMente Journal},
number = {0},
abstract = {Il concetto del "mixity" delle fasi disforiche del bipolarismo comprende i sintomi più insidiosi dello spettro bipolare dei disturbi dell'umore: la sovrapposizione tra depressione-irrequietezza-irritabilità-dolore-tensione-ansia può causare un peggioramento dei disturbi dell'umore e nelle fasi più acute può causare un aumentato rischio di gravi aspetti comportamentali tra cui omicidio e suicidio che spesso ascoltiamo dalla cronaca.
Il "mixity" è una nozione dinamica che descrive la presenza di sintomi sovrapposti di stati misti, in un livello di intensità crescente. L'utilizzo precoce della scala di valutazione su stati misti, "GT-MSRS", che può dimostrare il livello di "mixity" del disturbo dell'umore, può impedirlo.
Gli stati misti si verificano in media nel 40% dei pazienti bipolari nel corso della vita; quando si considera il bipolarismo la nozione di "mixity" diventa il punto di riferimento concettuale del processo diagnostico.},
keywords = {},
pubstate = {published},
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}
Il concetto del "mixity" delle fasi disforiche del bipolarismo comprende i sintomi più insidiosi dello spettro bipolare dei disturbi dell'umore: la sovrapposizione tra depressione-irrequietezza-irritabilità-dolore-tensione-ansia può causare un peggioramento dei disturbi dell'umore e nelle fasi più acute può causare un aumentato rischio di gravi aspetti comportamentali tra cui omicidio e suicidio che spesso ascoltiamo dalla cronaca.
Il "mixity" è una nozione dinamica che descrive la presenza di sintomi sovrapposti di stati misti, in un livello di intensità crescente. L'utilizzo precoce della scala di valutazione su stati misti, "GT-MSRS", che può dimostrare il livello di "mixity" del disturbo dell'umore, può impedirlo.
Gli stati misti si verificano in media nel 40% dei pazienti bipolari nel corso della vita; quando si considera il bipolarismo la nozione di "mixity" diventa il punto di riferimento concettuale del processo diagnostico.F, Franza; A, Vacca; MV, Minò; A, Franza; A, De Paola; F, Papa; G, Conte; I, Ferrara; B, Solomita; G, Tavormina: Ansia, speranza e burnout nei caregivers di pazienti psicotici durante la pandemia da COVID-19. In: NeaMente Journal, no. 0, 2022. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Ansia, speranza e burnout nei caregivers di pazienti psicotici durante la pandemia da COVID-19},
author = {Franza F and Vacca A and Minò MV and Franza A and De Paola A and Papa F and Conte G and Ferrara I and Solomita B and Tavormina G},
url = {https://journal.neamente.com/ansia-speranza-e-burnout-nei-caregivers-di-pazienti-psicotici-durante-la-pandemia-da-covid-19/},
year = {2022},
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journal = {NeaMente Journal},
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abstract = {The Covid-19 Pandemic increased the workload of healthcare workers (HCW). Working under stressful conditions became harder for HCW who take care of people affected by serious and chronic physical and psychic pathologies.
Psychiatric pathologies in over-65 patients are responsible for important consequences on their healthcare workers’ psychic and physical health.
In our observational study, an exploratory design evaluated the effects of work-related stress on a group of HCW who take care of psychiatric patients residing in psychiatric rehabilitation residential facilities. The results obtained during a one-year evaluation period, during the Covid-19 pandemic, showed a significant increase in stress, burnout and anxiety in all of the examined HCW [ProQoL (ST: T-test P: 0.012); CBI (Time: p > 0.000, S dimension: p < 0.000)]. Instead, a decrease in work-related satisfaction was observed (ProQoL: CS: p: 0.01). The analysis of the subgroup showed an increase in BO subscale (Burnout) in moderate-to-high values, especially in the nurses' group (T0 vs t1: 50% vs 68.75%). After one year, ia reduction of hope was observed (Total p = 0.0001, Square Eta = 0.252; T-Score = 4.381; mean 6.236 vs 8.614). However, the limit of our study directs at a broader longitudinal study and suggests an in-depth study and subsequent more in-depth evaluations.
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The Covid-19 Pandemic increased the workload of healthcare workers (HCW). Working under stressful conditions became harder for HCW who take care of people affected by serious and chronic physical and psychic pathologies.
Psychiatric pathologies in over-65 patients are responsible for important consequences on their healthcare workers’ psychic and physical health.
In our observational study, an exploratory design evaluated the effects of work-related stress on a group of HCW who take care of psychiatric patients residing in psychiatric rehabilitation residential facilities. The results obtained during a one-year evaluation period, during the Covid-19 pandemic, showed a significant increase in stress, burnout and anxiety in all of the examined HCW [ProQoL (ST: T-test P: 0.012); CBI (Time: p > 0.000, S dimension: p < 0.000)]. Instead, a decrease in work-related satisfaction was observed (ProQoL: CS: p: 0.01). The analysis of the subgroup showed an increase in BO subscale (Burnout) in moderate-to-high values, especially in the nurses' group (T0 vs t1: 50% vs 68.75%). After one year, ia reduction of hope was observed (Total p = 0.0001, Square Eta = 0.252; T-Score = 4.381; mean 6.236 vs 8.614). However, the limit of our study directs at a broader longitudinal study and suggests an in-depth study and subsequent more in-depth evaluations.
G, Del Buono: Classificazione e diagnosi dei disturbi di personalità. Introduzione: Categorie e dimensioni. In: NeaMente Journal, no. 0, 2022. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Classificazione e diagnosi dei disturbi di personalità. Introduzione: Categorie e dimensioni},
author = {Del Buono G},
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year = {2022},
date = {2022-02-05},
urldate = {2022-02-05},
journal = {NeaMente Journal},
number = {0},
abstract = {This paper would introduce the approach to the diagnosis of personality disorders of ICD-11, that is the International Classification of Diseases, edited by World Health Organization (WHO). ICD-11 has embraced a fully dimensional approach to the diagnosis of personality disorders: all diagnostic categories (borderline, paranoid, narcissistic, etc.) are suppressed and an only personality disorder is left.
At first, the clinician is required to evaluate wheth¬er the individual’s clinical presentation meets the general diag¬nostic requirements for personality disorder, with evaluation of personality global functioning, focusing on the impairment of self and interpersonal functioning. The task of clinician is to determine the degree and pervasiveness of disturbances of self and interpersonal functioning. In the following step, the clinician determines whether a diagnosis of mild, moderate or severe personality disorder is appropriate. In addition, the user have the possibility to code a sub-clinic level: Personality Difficulty. This manual also includes the option of specifying a Borderline Pattern Qualifier, adapted from the DSM-5 criteria for Borderline Personality Disorder. Furthermore, personality disorders are described by indi¬cating the presence of maladaptive personality traits. Five trait domains are included: negative affectivity, detachment, dissociality, disinhibition, and anankastia. These trait qualifiers describe the individual patterns of personality that contribute to the global personality dysfunction.},
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}
This paper would introduce the approach to the diagnosis of personality disorders of ICD-11, that is the International Classification of Diseases, edited by World Health Organization (WHO). ICD-11 has embraced a fully dimensional approach to the diagnosis of personality disorders: all diagnostic categories (borderline, paranoid, narcissistic, etc.) are suppressed and an only personality disorder is left.
At first, the clinician is required to evaluate wheth¬er the individual’s clinical presentation meets the general diag¬nostic requirements for personality disorder, with evaluation of personality global functioning, focusing on the impairment of self and interpersonal functioning. The task of clinician is to determine the degree and pervasiveness of disturbances of self and interpersonal functioning. In the following step, the clinician determines whether a diagnosis of mild, moderate or severe personality disorder is appropriate. In addition, the user have the possibility to code a sub-clinic level: Personality Difficulty. This manual also includes the option of specifying a Borderline Pattern Qualifier, adapted from the DSM-5 criteria for Borderline Personality Disorder. Furthermore, personality disorders are described by indi¬cating the presence of maladaptive personality traits. Five trait domains are included: negative affectivity, detachment, dissociality, disinhibition, and anankastia. These trait qualifiers describe the individual patterns of personality that contribute to the global personality dysfunction.2021
A, Lucattini: Silver lining playbook. I disturbi affettivi dell’umore in adolescenza. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Silver lining playbook. I disturbi affettivi dell’umore in adolescenza},
author = {Lucattini A},
editor = {Aldi G and Franza F},
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abstract = {In questo lavoro vengono presi in esame i “Disturbi Affettivi dell'Umore” con focus le loro manifestazioni e di insorgenze durante l'età evolutiva, In particolare durante l'adolescenza. I disturbi sono esaminati a partire delle classificazioni internazionali, gli aspetti epidemiologici aggiornati, le manifestazioni cliniche, la diagnosi e i trattamenti con un particolare attenzione al trattamento psicoanalitico sia sotto forma di psicoterapia psicoanalitica che analisi in senso classico. La parte clinica del lavoro è affrontata attraverso al trattamento ancora in corso di un tardo adolescente, mostrando come il trattamento la collaborazione tra psichiatra e psicoanalista, abbia portato ad un pieno recupero del paziente e alla sua stabilizzazione. Inoltre, nel tempo ha anche permesso una ridefinizione clinica sia dell'episodio acuto che della diagnosi attuale che, come tipico nell'adolescenza, è in divenire ed è modulata in base alle manifestazioni cliniche, ai trattamenti, all’evoluzione e alla crescita personale del paziente. Inoltre, anche in relazione al contesto familiare e sociale in cui il paziente vive.},
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In questo lavoro vengono presi in esame i “Disturbi Affettivi dell'Umore” con focus le loro manifestazioni e di insorgenze durante l'età evolutiva, In particolare durante l'adolescenza. I disturbi sono esaminati a partire delle classificazioni internazionali, gli aspetti epidemiologici aggiornati, le manifestazioni cliniche, la diagnosi e i trattamenti con un particolare attenzione al trattamento psicoanalitico sia sotto forma di psicoterapia psicoanalitica che analisi in senso classico. La parte clinica del lavoro è affrontata attraverso al trattamento ancora in corso di un tardo adolescente, mostrando come il trattamento la collaborazione tra psichiatra e psicoanalista, abbia portato ad un pieno recupero del paziente e alla sua stabilizzazione. Inoltre, nel tempo ha anche permesso una ridefinizione clinica sia dell'episodio acuto che della diagnosi attuale che, come tipico nell'adolescenza, è in divenire ed è modulata in base alle manifestazioni cliniche, ai trattamenti, all’evoluzione e alla crescita personale del paziente. Inoltre, anche in relazione al contesto familiare e sociale in cui il paziente vive.F, Brufani; I, Lupatelli; G, Menculini; F, De Giorgi; T, Sciarma; P, Moretti; A, Tortorella: Note storiche sul trauma in psicopatologia: i contributi dal Xiii secolo ad oggi. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Note storiche sul trauma in psicopatologia: i contributi dal Xiii secolo ad oggi},
author = {Brufani F and Lupatelli I and Menculini G and De Giorgi F and Sciarma T and Moretti P and Tortorella A},
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abstract = {Il significato di trauma dal punto di vista psicopatologico si rivela complesso e mutevole nella misura in cui la società e i suoi valori sono in continuo cambiamento. In questo breve articolo saranno ripercorsi la nascita del trauma e i cambiamenti nella sua concezione che si sono susseguiti nella storia. Verranno dapprima introdotti i principali studiosi che con le loro teorie hanno posto il problema della caratterizzazione del trauma, dividendosi tra sostenitori dell’obiettività clinica dei sintomi post-traumatici e sostenitori della predominanza della soggettività nella risposta al trauma. Sarà successivamente approfondita la storia della nascita del trauma a cavallo tra XVII e XVIII prendendo in considerazione il ruolo della Rivoluzione Industriale nel contesto storico in cui sono nate le prime teorie riguardanti il trauma. Il nostro lavoro di ricerca proseguirà con l’inquadramento del trauma dal punto di vista psicodinamico da parte del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, il quale fu anche tra i primi ad occuparsi di trauma infantile, seppur solo dal punto di vista delle conseguenze che questo può avere sul soggetto una volta adulto. Infine, sarà affrontato il tema delle guerre del XX secolo che hanno fortemente contribuito a risvegliare l’interesse sull’argomento e a costruire l’attuale definizione di trauma e di patologia post-traumatica.},
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Il significato di trauma dal punto di vista psicopatologico si rivela complesso e mutevole nella misura in cui la società e i suoi valori sono in continuo cambiamento. In questo breve articolo saranno ripercorsi la nascita del trauma e i cambiamenti nella sua concezione che si sono susseguiti nella storia. Verranno dapprima introdotti i principali studiosi che con le loro teorie hanno posto il problema della caratterizzazione del trauma, dividendosi tra sostenitori dell’obiettività clinica dei sintomi post-traumatici e sostenitori della predominanza della soggettività nella risposta al trauma. Sarà successivamente approfondita la storia della nascita del trauma a cavallo tra XVII e XVIII prendendo in considerazione il ruolo della Rivoluzione Industriale nel contesto storico in cui sono nate le prime teorie riguardanti il trauma. Il nostro lavoro di ricerca proseguirà con l’inquadramento del trauma dal punto di vista psicodinamico da parte del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, il quale fu anche tra i primi ad occuparsi di trauma infantile, seppur solo dal punto di vista delle conseguenze che questo può avere sul soggetto una volta adulto. Infine, sarà affrontato il tema delle guerre del XX secolo che hanno fortemente contribuito a risvegliare l’interesse sull’argomento e a costruire l’attuale definizione di trauma e di patologia post-traumatica.F, De Giorgi; F, Brufani; G, Menculini; V, Pierotti; F, Scopetta; I, Baldini; P, Moretti; A, Tortorella: Utilizzo degli antipsicotici lai al primo episodio psicotico: Un caso clinico di switch da aripiprazolo a paliperidone palmitato. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Utilizzo degli antipsicotici lai al primo episodio psicotico: Un caso clinico di switch da aripiprazolo a paliperidone palmitato},
author = {De Giorgi F and Brufani F and Menculini G and Pierotti V and Scopetta F and Baldini I and Moretti P and Tortorella A},
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abstract = {Il primo episodio psicotico (First Episode of Psychosis, FEP), inteso come la prima manifestazione clinica di sintomatologia psicotica, sottende traiettorie di malattia che possono differire le une dalle altre. Una parte dei soggetti sperimenta infatti una remissione sostenuta nel tempo, una minoranza risulta essere resistente al trattamento antipsicotico sin dall’esordio della malattia, mentre la maggior parte raggiunge una iniziale remissione per poi andare incontro a fasi di riacutizzazione. Una breve durata di malattia non trattata (duration of untreated psychosis, DUP) si correla ad una migliore risposta al trattamento e a una riduzione delle ospedalizzazioni e del rischio suicidario. Questo case report tratta di un FEP in un giovane adulto con DUP prolungata, in cui si è scelta la terapia con antipsicotici in formulazione long acting-injectable (LAI). Al primo ricovero è stato utilizzato aripipraziolo LAI, mentre al secondo ricovero, data la riacutizzazione della sintomatologia, si è optato per lo switch a paliperidone palmitato. La terapia con paliperidone ha determinato un sensibile miglioramento del quadro psicopatologico, valutato dalle scale “Brief Psychiatric Rating Scale” (BPRS) e “Positive and Negative Syndrome Scale” (PANSS). Gli antipsicotici LAI si rivelano una valida opzione terapeutica in soggetti di giovane età con FEP e l’impostazione del trattamento con LAI sin dalle prime fasi di malattia può contribuire al rapido miglioramento della sintomatologia e dell’aderenza.},
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Il primo episodio psicotico (First Episode of Psychosis, FEP), inteso come la prima manifestazione clinica di sintomatologia psicotica, sottende traiettorie di malattia che possono differire le une dalle altre. Una parte dei soggetti sperimenta infatti una remissione sostenuta nel tempo, una minoranza risulta essere resistente al trattamento antipsicotico sin dall’esordio della malattia, mentre la maggior parte raggiunge una iniziale remissione per poi andare incontro a fasi di riacutizzazione. Una breve durata di malattia non trattata (duration of untreated psychosis, DUP) si correla ad una migliore risposta al trattamento e a una riduzione delle ospedalizzazioni e del rischio suicidario. Questo case report tratta di un FEP in un giovane adulto con DUP prolungata, in cui si è scelta la terapia con antipsicotici in formulazione long acting-injectable (LAI). Al primo ricovero è stato utilizzato aripipraziolo LAI, mentre al secondo ricovero, data la riacutizzazione della sintomatologia, si è optato per lo switch a paliperidone palmitato. La terapia con paliperidone ha determinato un sensibile miglioramento del quadro psicopatologico, valutato dalle scale “Brief Psychiatric Rating Scale” (BPRS) e “Positive and Negative Syndrome Scale” (PANSS). Gli antipsicotici LAI si rivelano una valida opzione terapeutica in soggetti di giovane età con FEP e l’impostazione del trattamento con LAI sin dalle prime fasi di malattia può contribuire al rapido miglioramento della sintomatologia e dell’aderenza.G, Del Buono: Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Prima Parte. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Prima Parte},
author = {Del Buono G},
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abstract = {Il presente articolo vuole tracciare lo sviluppo storico dei concetti di psicosi e schizofrenia fino ai moderni sistemi di classificazione. Il lavoro comincia con Canstatt e Feuctherleben che hanno introdotto il termine di psicosi nel XIX secolo; continua con le citazioni di Kraepelin, Bleuler, Jaspers e Schneider, che hanno stabilito i principi generali della sindrome schizofrenica, fino ai moderni sistemi nosografici come il DSM e l’ICD.
Nella tradizione fenomenologica, verrà accennato al contributo di Minkowski e Blankenburg. Minkowski è stato il primo a cogliere il concetto di nucleo della sindrome schizofrenica e ad elevarlo a un adeguato livello teorico. Blamnkenburg, invece, ha introdotto la “crisi del senso comune”, cioè la capacità di vedere le cose nella giusta prospettiva, un senso di proporzione, un gusto per ciò che è adeguato, appropriato, probabile e rilevante. Dagli anni 70 in poi, l’attenzione dei ricercatori è stata rivolta alla dicotomia tra i sintomi positivi e negativi, e questi ultimi che sono stati immaginati come il deficit rpiamrio della schizophrenia. La Scuola di Bonn ha elaborato l’ipotesi dei sintomi di base, che sarebbero disturbi neuriopsicologici, percepiti dal paziente e che posoono essere esplorati con il metodo fenomenologico. Poi, si parlerà di Kapur, che considera la psicosi come un disturbo della salienza aberrante, fornendo uno strumento euristico per legare la neurobiologia (cervello) alla esperienza fenomenolgica (mente). E infine, c’è l’ultimo passaggio: il DSM-III (con “la rivoluzione operativa”), il DSM-IV ed il DSM-5 che hanno perso il nucleo clinico, la Gestalt, della schizophrenia. },
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Il presente articolo vuole tracciare lo sviluppo storico dei concetti di psicosi e schizofrenia fino ai moderni sistemi di classificazione. Il lavoro comincia con Canstatt e Feuctherleben che hanno introdotto il termine di psicosi nel XIX secolo; continua con le citazioni di Kraepelin, Bleuler, Jaspers e Schneider, che hanno stabilito i principi generali della sindrome schizofrenica, fino ai moderni sistemi nosografici come il DSM e l’ICD.
Nella tradizione fenomenologica, verrà accennato al contributo di Minkowski e Blankenburg. Minkowski è stato il primo a cogliere il concetto di nucleo della sindrome schizofrenica e ad elevarlo a un adeguato livello teorico. Blamnkenburg, invece, ha introdotto la “crisi del senso comune”, cioè la capacità di vedere le cose nella giusta prospettiva, un senso di proporzione, un gusto per ciò che è adeguato, appropriato, probabile e rilevante. Dagli anni 70 in poi, l’attenzione dei ricercatori è stata rivolta alla dicotomia tra i sintomi positivi e negativi, e questi ultimi che sono stati immaginati come il deficit rpiamrio della schizophrenia. La Scuola di Bonn ha elaborato l’ipotesi dei sintomi di base, che sarebbero disturbi neuriopsicologici, percepiti dal paziente e che posoono essere esplorati con il metodo fenomenologico. Poi, si parlerà di Kapur, che considera la psicosi come un disturbo della salienza aberrante, fornendo uno strumento euristico per legare la neurobiologia (cervello) alla esperienza fenomenolgica (mente). E infine, c’è l’ultimo passaggio: il DSM-III (con “la rivoluzione operativa”), il DSM-IV ed il DSM-5 che hanno perso il nucleo clinico, la Gestalt, della schizophrenia.G, Del Buono: Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Seconda parte: i disturbi del sé. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Seconda parte: i disturbi del sé},
author = {Del Buono G},
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year = {2021},
date = {2021-12-01},
urldate = {2021-12-01},
journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {Attualmente, i ricercatori di tradizione fenomenologica stanno lavorando su un interessante e promettente approccio alla diagnosi, che vede il nucleo della sindrome schizofrenica in una forma di disturbo del Sé. Due livelli del Sé esperienziale sono stati proposti: Il Sé di base ed il Sé narrativo.
La sindrome nucleare della schizofrenia può essere descritta come un disturbo dell’autocoscienza, ed è descritta come un disturbo della formazione pre-riflessiva dell’esperienza più specificatamente come un deterioramento dell’autoconsapevolezza pre-riflessiva. E si ipotizza che sia specifico per lo spettro schizofrenico così come per la fase prodromica della schizofrenia. L’alterata esperienza di Sé o dell’Individualità può sottostare e costituire la genesi di molti sintomi psicotici, di livello superficiale, come deliri e allucinazioni.
È stato anche elaborato uno strumento psicometrico, orientato in senso fenomenologico, per valutare queste anomalie del della esperienza del Sé: l’EASE. I primi dati ricavati empiricamente supportano l’intuizione clinica che anomalie del Sé costituiscano la manifestazione nucleare dei disturbi dello spettro schizofrenico.
Infine, si vuole rimarcare che studi recenti di stampo neuroscientifico hanno dimostrato che un gruppo particolare di regioni cerebrali, come quelle situate medialmente sono associate a stimoli che sono correlate in maniera specifica al Sé e si distinguono da altre regioni che non si correlano al Sé. },
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Attualmente, i ricercatori di tradizione fenomenologica stanno lavorando su un interessante e promettente approccio alla diagnosi, che vede il nucleo della sindrome schizofrenica in una forma di disturbo del Sé. Due livelli del Sé esperienziale sono stati proposti: Il Sé di base ed il Sé narrativo.
La sindrome nucleare della schizofrenia può essere descritta come un disturbo dell’autocoscienza, ed è descritta come un disturbo della formazione pre-riflessiva dell’esperienza più specificatamente come un deterioramento dell’autoconsapevolezza pre-riflessiva. E si ipotizza che sia specifico per lo spettro schizofrenico così come per la fase prodromica della schizofrenia. L’alterata esperienza di Sé o dell’Individualità può sottostare e costituire la genesi di molti sintomi psicotici, di livello superficiale, come deliri e allucinazioni.
È stato anche elaborato uno strumento psicometrico, orientato in senso fenomenologico, per valutare queste anomalie del della esperienza del Sé: l’EASE. I primi dati ricavati empiricamente supportano l’intuizione clinica che anomalie del Sé costituiscano la manifestazione nucleare dei disturbi dello spettro schizofrenico.
Infine, si vuole rimarcare che studi recenti di stampo neuroscientifico hanno dimostrato che un gruppo particolare di regioni cerebrali, come quelle situate medialmente sono associate a stimoli che sono correlate in maniera specifica al Sé e si distinguono da altre regioni che non si correlano al Sé.F, Franza; I, Ferrara; B, Solomita: Gli insegnamenti “dimenticati”: riflessioni sull’incontro e scontro delle competenze in ambito psichiatrico nella gestione delle psicosi primarie. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Gli insegnamenti “dimenticati”: riflessioni sull’incontro e scontro delle competenze in ambito psichiatrico nella gestione delle psicosi primarie},
author = {Franza F and Ferrara I and Solomita B},
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year = {2021},
date = {2021-12-01},
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journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {La comunicazione e l’osservazione sono due straordinari strumenti che consentono l’interazione tra i due protagonisti della relazione in psichiatria (il mHCW e il paziente). La psichiatria, intendendo l’insieme dei saperi di tutte le discipline che affrontano il disagio psicologico (ad es., neuroscienze, psicologia, psicoterapia, riabilitazione etc.), rappresenta il campo di applicazione dell’incontro di questi settori e dei diversi metodi utilizzati nella relazione professionale e scientifica che caratterizza la partecipazione attiva nella situazione vissuta da entrambi i protagonisti. La storia del sapere in psichiatria ci ha lasciato insegnamenti che oggi sembrano dimenticati. Abbiamo l’opportunità di riappropriarcene per valutare e gestire adeguatamente i pazienti affetti da patologie psichiatriche gravi. L’approccio interdisciplinare diventa insostituibile quando il mHCW incontra il paziente affetto da una psicosi primaria.},
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La comunicazione e l’osservazione sono due straordinari strumenti che consentono l’interazione tra i due protagonisti della relazione in psichiatria (il mHCW e il paziente). La psichiatria, intendendo l’insieme dei saperi di tutte le discipline che affrontano il disagio psicologico (ad es., neuroscienze, psicologia, psicoterapia, riabilitazione etc.), rappresenta il campo di applicazione dell’incontro di questi settori e dei diversi metodi utilizzati nella relazione professionale e scientifica che caratterizza la partecipazione attiva nella situazione vissuta da entrambi i protagonisti. La storia del sapere in psichiatria ci ha lasciato insegnamenti che oggi sembrano dimenticati. Abbiamo l’opportunità di riappropriarcene per valutare e gestire adeguatamente i pazienti affetti da patologie psichiatriche gravi. L’approccio interdisciplinare diventa insostituibile quando il mHCW incontra il paziente affetto da una psicosi primaria.I, Ferrara: Psichiatria di prossimità . In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | BibTeX) @article{nokey,
title = {Psichiatria di prossimità },
author = {Ferrara I},
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date = {2021-12-01},
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journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {La riabilitazione della psichiatria non asilare plana oltre ogni confine. In essa non è l’estetica molto a cambiare, ma la sostanza. E la prossimità autentica, empatica e piena di ascolto attivo, è la preziosa e necessaria alleata per percorrere il semplice quanto complesso sentiero riabilitativo, che rischia spesse volte, di divenire psichiatria scolastica o peggio un malfatto intrattenimento scientifico moderno. Ma la prossimità non è solo un fare, una vicinanza spaziale, un esserci, ma un essere, che si arricchisce, muta, per mezzo dello studio, della ricerca, della vita esperita e vissuta consapevolmente, e in virtù dell’attenzione per il mondo, gli altri, sé stessi, certi che ognuno è fonte unica, preziosa e meravigliosa del e per il mondo. Riuscire a essere protagonisti della psichiatria di prossimità è un magico privilegio da poter conquistare, avendo memoria che la riabilitazione come il progresso non si trincera, non si schiera, non si chiude, né si socchiude, ma si apre, abbatte le barriere, i pregiudizi, è democratico e libero, accoglie e non esclude. Povero chi si arrocca alle proprie conoscenze e convinzioni, impedendosi di godere delle opportunità, ricchezze e conoscenze altrui, del passato, dell’oggi e del futuro.},
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La riabilitazione della psichiatria non asilare plana oltre ogni confine. In essa non è l’estetica molto a cambiare, ma la sostanza. E la prossimità autentica, empatica e piena di ascolto attivo, è la preziosa e necessaria alleata per percorrere il semplice quanto complesso sentiero riabilitativo, che rischia spesse volte, di divenire psichiatria scolastica o peggio un malfatto intrattenimento scientifico moderno. Ma la prossimità non è solo un fare, una vicinanza spaziale, un esserci, ma un essere, che si arricchisce, muta, per mezzo dello studio, della ricerca, della vita esperita e vissuta consapevolmente, e in virtù dell’attenzione per il mondo, gli altri, sé stessi, certi che ognuno è fonte unica, preziosa e meravigliosa del e per il mondo. Riuscire a essere protagonisti della psichiatria di prossimità è un magico privilegio da poter conquistare, avendo memoria che la riabilitazione come il progresso non si trincera, non si schiera, non si chiude, né si socchiude, ma si apre, abbatte le barriere, i pregiudizi, è democratico e libero, accoglie e non esclude. Povero chi si arrocca alle proprie conoscenze e convinzioni, impedendosi di godere delle opportunità, ricchezze e conoscenze altrui, del passato, dell’oggi e del futuro.G, Pinto: Promuovere la recovery dopo il primo episodio di psicosi. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Promuovere la recovery dopo il primo episodio di psicosi},
author = {Pinto G},
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year = {2021},
date = {2021-12-01},
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journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {Il buon esito del trattamento della psicosi all’esordio è da una parte legato alla tempestività dell’intervento, con conseguente riduzione della durata di psicosi non trattata (Duration of Untreated Psychosis, DUP), dall’altra alla qualità degli interventi terapeutici e psicosociali messi in atto. Nei primi 2-5 anni si può determinare l’evoluzione verso la cronicizzazione o verso la recovery.
Più del 70% dei casi di psicosi franca sono preceduti da una fase in cui compaiono segnali di disagio e di difficoltà in un periodo di durata variabile in media tra 2 e 4 anni. Gli interventi multidimensionali sono volti sia a prevenire la comparsa della franca psicosi che a mitigare l’effetto long- time dei sintomi negativi, cognitivi e più in generale a salvaguardare il funzionamento dell’individuo.
Le recenti ricerche indicano la interazione dei fattori biologico-clinico con fattori di natura psico sociale quali la cognizione sociale, o la resilienza, nonché l’importanza di servizi facilmente raggiungibili e di supporti economici quali fattori influenzanti il funzionamento sociale dei pazienti psicotici.
Avendo le ricerche evidenziato che nessun fattore è prevalente e soprattutto che ogni fattore non agisce direttamente ma diviene significativo in virtù della interazione con gli altri, c’è ampio consenso oggi circa la necessità di un intervento multidimensionale specifico ed immediato, la cui assenza influisce sulle ricadute e la cronicizzazione.
L’articolo vuole illustrare la possibilità di integrare interventi riabilitativi specifici con altri aspecifici proseguendo la ricerca sui fattori comuni come base della integrazione di una equipe multiprofessionale e della necessaria personalizzazione degli interventi. La Asl Salerno ha istituito una siffatta equipe dal 2016 e stiamo, in vero, per produrre una prima significativa valutazione degli esiti a distanza di tempo dalla riconquistata salute dei nostri utenti.},
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tppubtype = {article}
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Il buon esito del trattamento della psicosi all’esordio è da una parte legato alla tempestività dell’intervento, con conseguente riduzione della durata di psicosi non trattata (Duration of Untreated Psychosis, DUP), dall’altra alla qualità degli interventi terapeutici e psicosociali messi in atto. Nei primi 2-5 anni si può determinare l’evoluzione verso la cronicizzazione o verso la recovery.
Più del 70% dei casi di psicosi franca sono preceduti da una fase in cui compaiono segnali di disagio e di difficoltà in un periodo di durata variabile in media tra 2 e 4 anni. Gli interventi multidimensionali sono volti sia a prevenire la comparsa della franca psicosi che a mitigare l’effetto long- time dei sintomi negativi, cognitivi e più in generale a salvaguardare il funzionamento dell’individuo.
Le recenti ricerche indicano la interazione dei fattori biologico-clinico con fattori di natura psico sociale quali la cognizione sociale, o la resilienza, nonché l’importanza di servizi facilmente raggiungibili e di supporti economici quali fattori influenzanti il funzionamento sociale dei pazienti psicotici.
Avendo le ricerche evidenziato che nessun fattore è prevalente e soprattutto che ogni fattore non agisce direttamente ma diviene significativo in virtù della interazione con gli altri, c’è ampio consenso oggi circa la necessità di un intervento multidimensionale specifico ed immediato, la cui assenza influisce sulle ricadute e la cronicizzazione.
L’articolo vuole illustrare la possibilità di integrare interventi riabilitativi specifici con altri aspecifici proseguendo la ricerca sui fattori comuni come base della integrazione di una equipe multiprofessionale e della necessaria personalizzazione degli interventi. La Asl Salerno ha istituito una siffatta equipe dal 2016 e stiamo, in vero, per produrre una prima significativa valutazione degli esiti a distanza di tempo dalla riconquistata salute dei nostri utenti.G, Aldi: Il mondo senza sole. Riflessioni su psicosi e ritiro sociale. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Il mondo senza sole. Riflessioni su psicosi e ritiro sociale},
author = {Aldi G},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-come-se-il-sole-sparisse-universi-psicotici-e-trasformazione-del-mondo/},
year = {2021},
date = {2021-12-01},
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journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {L’articolo muove dalla definizione di psicosi per analizzare alcune manifestazioni di disagio giovanile. In una visione meno dogmatica e meno centrata sulla nosografia del DSM 5 occorre, a parere dello scrivente, estendere il concetto di psicosi ad alcune modalità con cui si manifestano fenomeni come ritiro sociale e violenza filio-parentale. Dietro questi fenomeni sociali si nasconde spesso una gravità di tipo psicotico con caratteristiche peculiari e tipiche, legate al modo di crescere delle nuove generazioni, modo che non prepara i giovani a fronteggiare la complessità del mondo attuale. Proprio dalla frattura tra complessità del mondo moderno e fragilità delle nuove generazioni emergono i presupposti per un crollo psicologico che porta a ritirarsi dal mondo o a aggredirei propri genitori. L’autore prende in prestito alcuni concetti dei Ernesto De Martino per evidenziare il ruolo dei fattori storico-culturali nella genesi dei fenomeni psicopatologici.},
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L’articolo muove dalla definizione di psicosi per analizzare alcune manifestazioni di disagio giovanile. In una visione meno dogmatica e meno centrata sulla nosografia del DSM 5 occorre, a parere dello scrivente, estendere il concetto di psicosi ad alcune modalità con cui si manifestano fenomeni come ritiro sociale e violenza filio-parentale. Dietro questi fenomeni sociali si nasconde spesso una gravità di tipo psicotico con caratteristiche peculiari e tipiche, legate al modo di crescere delle nuove generazioni, modo che non prepara i giovani a fronteggiare la complessità del mondo attuale. Proprio dalla frattura tra complessità del mondo moderno e fragilità delle nuove generazioni emergono i presupposti per un crollo psicologico che porta a ritirarsi dal mondo o a aggredirei propri genitori. L’autore prende in prestito alcuni concetti dei Ernesto De Martino per evidenziare il ruolo dei fattori storico-culturali nella genesi dei fenomeni psicopatologici.2020
M, Perito: La precarietà esistenziale ai tempi del COVID-19. In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{Perito2020,
title = {La precarietà esistenziale ai tempi del COVID-19},
author = {Perito M},
url = {https://journal.neamente.com/la-precarieta-esistenziale-ai-tempi-del-covid-19},
year = {2020},
date = {2020-12-01},
urldate = {2020-12-01},
journal = {Neamente Journal},
volume = {1},
number = {1},
abstract = {A fine dicembre, inizio Gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità viene informata dalle autorità Cinesi dell’esistenza e la conseguente diffusione di una polmonite letale, un virus ad alta contagiosità, conosciuto come COVID-19; da allora in poi le vite di tutti gli esseri umani sono cambiate. In questo articolo sono riportate osservazioni e riflessioni emerse dalla mia esperienza clinica e personale, relativa all’emergenza sanitaria e sociale che stiamo vivendo. Le mie considerazioni hanno posto l’attenzione sulla precarietà emotiva che caratterizza questa esperienza, quanto mai soverchiante e totalizzante, sullo stravolgimento della dimensione temporale in fase emergenziale, sull’importanza dell’umanizzazione dei processi di cura, concetto a volte abusato, ma più che mai fondamentale in questo tempo e su un concetto già dipanato molti anni addietro, ma che ho trovato pertinente al momento di incertezza che stiamo vivendo la “la Negative Capability” (Keats 1817).},
keywords = {},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
A fine dicembre, inizio Gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità viene informata dalle autorità Cinesi dell’esistenza e la conseguente diffusione di una polmonite letale, un virus ad alta contagiosità, conosciuto come COVID-19; da allora in poi le vite di tutti gli esseri umani sono cambiate. In questo articolo sono riportate osservazioni e riflessioni emerse dalla mia esperienza clinica e personale, relativa all’emergenza sanitaria e sociale che stiamo vivendo. Le mie considerazioni hanno posto l’attenzione sulla precarietà emotiva che caratterizza questa esperienza, quanto mai soverchiante e totalizzante, sullo stravolgimento della dimensione temporale in fase emergenziale, sull’importanza dell’umanizzazione dei processi di cura, concetto a volte abusato, ma più che mai fondamentale in questo tempo e su un concetto già dipanato molti anni addietro, ma che ho trovato pertinente al momento di incertezza che stiamo vivendo la “la Negative Capability” (Keats 1817).B, Solomita; F, Franza: Lutto "Senza Corpo". In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{Solomita2020,
title = {Lutto "Senza Corpo"},
author = {Solomita B and Franza F},
url = {https://journal.neamente.com/lutto-senza-corpo/},
year = {2020},
date = {2020-12-01},
urldate = {2020-12-01},
journal = {Neamente Journal},
volume = {1},
number = {1},
abstract = {Il lutto è un processo psicologico individuale, familiare e sociale conseguente alla morte di una persona cara e durante il quale il dolore provocato dalla sua perdita segue diverse fasi che condurranno alla riorganizzazione e all’accettazione dell’evento luttuoso. In questo articolo saranno esaminati alcuni processi di elaborazione che possono consentire di analizzare i processi e le strutture culturali, sociali e religiose come conseguenza del “lutto senza corpo”; cioè della elaborazione del lutto dei familiari che hanno vissuto la perdita della persona cara senza poter ritualizzare la funzione sociale del funerale per lo scoppio della pandemia da coronavirus. Saranno, inoltre, sintetizzati alcuni processi biologici e neurologici che modulano e consentono il processo dell’elaborazione del lutto.},
keywords = {},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Il lutto è un processo psicologico individuale, familiare e sociale conseguente alla morte di una persona cara e durante il quale il dolore provocato dalla sua perdita segue diverse fasi che condurranno alla riorganizzazione e all’accettazione dell’evento luttuoso. In questo articolo saranno esaminati alcuni processi di elaborazione che possono consentire di analizzare i processi e le strutture culturali, sociali e religiose come conseguenza del “lutto senza corpo”; cioè della elaborazione del lutto dei familiari che hanno vissuto la perdita della persona cara senza poter ritualizzare la funzione sociale del funerale per lo scoppio della pandemia da coronavirus. Saranno, inoltre, sintetizzati alcuni processi biologici e neurologici che modulano e consentono il processo dell’elaborazione del lutto.P, Areniello: Il silenzio dell'escluso. In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{Areniello2020,
title = {Il silenzio dell'escluso},
author = {Areniello P},
url = {https://journal.neamente.com/il-silenzio-dellescluso/},
year = {2020},
date = {2020-12-01},
urldate = {2020-12-01},
journal = {Neamente Journal},
volume = {1},
number = {1},
abstract = {Brevi riflessioni tra arte e letteratura sulla condizione dell’escluso. Un percorso che va dai silenzi del Mastro – don Gesualdo di Verga alla condizione dell’isolamento di Leopardi, alla Emily Dickinson che si esclude dalla società. Passando per il non finito nel campo dell’arte, al film interamente senza parole di Ettore Scola per concludere con la “pagina bianca” di una certa narrativa contemporanea come invito alla conoscenza e a scrivere ancora. },
keywords = {},
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tppubtype = {article}
}
Brevi riflessioni tra arte e letteratura sulla condizione dell’escluso. Un percorso che va dai silenzi del Mastro – don Gesualdo di Verga alla condizione dell’isolamento di Leopardi, alla Emily Dickinson che si esclude dalla società. Passando per il non finito nel campo dell’arte, al film interamente senza parole di Ettore Scola per concludere con la “pagina bianca” di una certa narrativa contemporanea come invito alla conoscenza e a scrivere ancora.G, Del Buono: Reazioni psichiche alla pandemia da Coronavirus. In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020. (Tipo: Journal Article | Abstract | BibTeX) @article{DelBuono2020b,
title = {Reazioni psichiche alla pandemia da Coronavirus},
author = {Del Buono G},
year = {2020},
date = {2020-12-01},
urldate = {2020-12-01},
journal = {Neamente Journal},
volume = {1},
number = {1},
abstract = {In questo lavoro si discute della diffusione della pandemia dovuta a Covid-19, e come questa può indurre ed elicitare risposte emotivo-psicologiche in una larga parte della popolazione. La storia ha presentato già altri fenomeni pandemici, e nel 1920, proprio Freud perse una figlia a causa della influenza spagnola. La diffusione delle problematiche emotive ha fatto parlare qualcuno di contagio emotivo. I disturbi psichici che potranno diffondersi a breve con un’alta prevalenza nella popolazione appartengono a quei disturbi che il DSM-5 classifica come correlati allo stress ed al trauma. I più frequenti fra questi saranno i disturbi dell’adattamento e disturbo da stress post-traumatico, il più noto di tuti. Ma le manifestazioni comportamentali includono anche quelle dovute ad una difficoltà nel controllo degli impulsi che si traducono in espressioni comportamentali di rabbia. Ma c’è anche un altro fenomeno che si diffonde, coloro che sono convinti che l’epidemia sia dovuto ad un complotto di non meglio identificate persone, che hanno messo in atto tali comportamenti per arrecare sofferenza. Questo modalità di pensiero assomiglia e simile a modalità di pensiero delirante dei paranoici.},
keywords = {},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
In questo lavoro si discute della diffusione della pandemia dovuta a Covid-19, e come questa può indurre ed elicitare risposte emotivo-psicologiche in una larga parte della popolazione. La storia ha presentato già altri fenomeni pandemici, e nel 1920, proprio Freud perse una figlia a causa della influenza spagnola. La diffusione delle problematiche emotive ha fatto parlare qualcuno di contagio emotivo. I disturbi psichici che potranno diffondersi a breve con un’alta prevalenza nella popolazione appartengono a quei disturbi che il DSM-5 classifica come correlati allo stress ed al trauma. I più frequenti fra questi saranno i disturbi dell’adattamento e disturbo da stress post-traumatico, il più noto di tuti. Ma le manifestazioni comportamentali includono anche quelle dovute ad una difficoltà nel controllo degli impulsi che si traducono in espressioni comportamentali di rabbia. Ma c’è anche un altro fenomeno che si diffonde, coloro che sono convinti che l’epidemia sia dovuto ad un complotto di non meglio identificate persone, che hanno messo in atto tali comportamenti per arrecare sofferenza. Questo modalità di pensiero assomiglia e simile a modalità di pensiero delirante dei paranoici.2022
G, Tavormina
Percorsi fondamentali per il clinico nella conoscenza del «mixity» Journal Article
In: NeaMente Journal, no. 0, 2022.
Abstract | BibTeX | Tag: Disturbo bipolare, Misity, Stati misti
@article{nokey,
title = {Percorsi fondamentali per il clinico nella conoscenza del «mixity»},
author = {Tavormina G},
year = {2022},
date = {2022-06-25},
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journal = {NeaMente Journal},
number = {0},
abstract = {Il concetto del "mixity" delle fasi disforiche del bipolarismo comprende i sintomi più insidiosi dello spettro bipolare dei disturbi dell'umore: la sovrapposizione tra depressione-irrequietezza-irritabilità-dolore-tensione-ansia può causare un peggioramento dei disturbi dell'umore e nelle fasi più acute può causare un aumentato rischio di gravi aspetti comportamentali tra cui omicidio e suicidio che spesso ascoltiamo dalla cronaca.
Il "mixity" è una nozione dinamica che descrive la presenza di sintomi sovrapposti di stati misti, in un livello di intensità crescente. L'utilizzo precoce della scala di valutazione su stati misti, "GT-MSRS", che può dimostrare il livello di "mixity" del disturbo dell'umore, può impedirlo.
Gli stati misti si verificano in media nel 40% dei pazienti bipolari nel corso della vita; quando si considera il bipolarismo la nozione di "mixity" diventa il punto di riferimento concettuale del processo diagnostico.},
keywords = {Disturbo bipolare, Misity, Stati misti},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Il concetto del "mixity" delle fasi disforiche del bipolarismo comprende i sintomi più insidiosi dello spettro bipolare dei disturbi dell'umore: la sovrapposizione tra depressione-irrequietezza-irritabilità-dolore-tensione-ansia può causare un peggioramento dei disturbi dell'umore e nelle fasi più acute può causare un aumentato rischio di gravi aspetti comportamentali tra cui omicidio e suicidio che spesso ascoltiamo dalla cronaca.
Il "mixity" è una nozione dinamica che descrive la presenza di sintomi sovrapposti di stati misti, in un livello di intensità crescente. L'utilizzo precoce della scala di valutazione su stati misti, "GT-MSRS", che può dimostrare il livello di "mixity" del disturbo dell'umore, può impedirlo.
Gli stati misti si verificano in media nel 40% dei pazienti bipolari nel corso della vita; quando si considera il bipolarismo la nozione di "mixity" diventa il punto di riferimento concettuale del processo diagnostico.F, Franza; A, Vacca; MV, Minò; A, Franza; A, De Paola; F, Papa; G, Conte; I, Ferrara; B, Solomita; G, Tavormina
Ansia, speranza e burnout nei caregivers di pazienti psicotici durante la pandemia da COVID-19 Journal Article
In: NeaMente Journal, no. 0, 2022.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Anziani, Burnout, Caregivers, COVID-19, HealthCare Workers, Psicosi primarie, Stress
@article{nokey,
title = {Ansia, speranza e burnout nei caregivers di pazienti psicotici durante la pandemia da COVID-19},
author = {Franza F and Vacca A and Minò MV and Franza A and De Paola A and Papa F and Conte G and Ferrara I and Solomita B and Tavormina G},
url = {https://journal.neamente.com/ansia-speranza-e-burnout-nei-caregivers-di-pazienti-psicotici-durante-la-pandemia-da-covid-19/},
year = {2022},
date = {2022-06-03},
urldate = {2022-06-03},
journal = {NeaMente Journal},
number = {0},
abstract = {The Covid-19 Pandemic increased the workload of healthcare workers (HCW). Working under stressful conditions became harder for HCW who take care of people affected by serious and chronic physical and psychic pathologies.
Psychiatric pathologies in over-65 patients are responsible for important consequences on their healthcare workers’ psychic and physical health.
In our observational study, an exploratory design evaluated the effects of work-related stress on a group of HCW who take care of psychiatric patients residing in psychiatric rehabilitation residential facilities. The results obtained during a one-year evaluation period, during the Covid-19 pandemic, showed a significant increase in stress, burnout and anxiety in all of the examined HCW [ProQoL (ST: T-test P: 0.012); CBI (Time: p > 0.000, S dimension: p < 0.000)]. Instead, a decrease in work-related satisfaction was observed (ProQoL: CS: p: 0.01). The analysis of the subgroup showed an increase in BO subscale (Burnout) in moderate-to-high values, especially in the nurses' group (T0 vs t1: 50% vs 68.75%). After one year, ia reduction of hope was observed (Total p = 0.0001, Square Eta = 0.252; T-Score = 4.381; mean 6.236 vs 8.614). However, the limit of our study directs at a broader longitudinal study and suggests an in-depth study and subsequent more in-depth evaluations.
},
keywords = {Anziani, Burnout, Caregivers, COVID-19, HealthCare Workers, Psicosi primarie, Stress},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
The Covid-19 Pandemic increased the workload of healthcare workers (HCW). Working under stressful conditions became harder for HCW who take care of people affected by serious and chronic physical and psychic pathologies.
Psychiatric pathologies in over-65 patients are responsible for important consequences on their healthcare workers’ psychic and physical health.
In our observational study, an exploratory design evaluated the effects of work-related stress on a group of HCW who take care of psychiatric patients residing in psychiatric rehabilitation residential facilities. The results obtained during a one-year evaluation period, during the Covid-19 pandemic, showed a significant increase in stress, burnout and anxiety in all of the examined HCW [ProQoL (ST: T-test P: 0.012); CBI (Time: p > 0.000, S dimension: p < 0.000)]. Instead, a decrease in work-related satisfaction was observed (ProQoL: CS: p: 0.01). The analysis of the subgroup showed an increase in BO subscale (Burnout) in moderate-to-high values, especially in the nurses' group (T0 vs t1: 50% vs 68.75%). After one year, ia reduction of hope was observed (Total p = 0.0001, Square Eta = 0.252; T-Score = 4.381; mean 6.236 vs 8.614). However, the limit of our study directs at a broader longitudinal study and suggests an in-depth study and subsequent more in-depth evaluations.
G, Del Buono
Classificazione e diagnosi dei disturbi di personalità. Introduzione: Categorie e dimensioni Journal Article
In: NeaMente Journal, no. 0, 2022.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Disturbi di personalità, DSM-5, Funzionamento del Sé, Funzionamento interpersonale, ICD-11, Psicopatologia, Psicopatologie
@article{nokey,
title = {Classificazione e diagnosi dei disturbi di personalità. Introduzione: Categorie e dimensioni},
author = {Del Buono G},
url = {https://journal.neamente.com/classificazione-e-diagnosi-dei-disturbi-di-personalita/},
year = {2022},
date = {2022-02-05},
urldate = {2022-02-05},
journal = {NeaMente Journal},
number = {0},
abstract = {This paper would introduce the approach to the diagnosis of personality disorders of ICD-11, that is the International Classification of Diseases, edited by World Health Organization (WHO). ICD-11 has embraced a fully dimensional approach to the diagnosis of personality disorders: all diagnostic categories (borderline, paranoid, narcissistic, etc.) are suppressed and an only personality disorder is left.
At first, the clinician is required to evaluate wheth¬er the individual’s clinical presentation meets the general diag¬nostic requirements for personality disorder, with evaluation of personality global functioning, focusing on the impairment of self and interpersonal functioning. The task of clinician is to determine the degree and pervasiveness of disturbances of self and interpersonal functioning. In the following step, the clinician determines whether a diagnosis of mild, moderate or severe personality disorder is appropriate. In addition, the user have the possibility to code a sub-clinic level: Personality Difficulty. This manual also includes the option of specifying a Borderline Pattern Qualifier, adapted from the DSM-5 criteria for Borderline Personality Disorder. Furthermore, personality disorders are described by indi¬cating the presence of maladaptive personality traits. Five trait domains are included: negative affectivity, detachment, dissociality, disinhibition, and anankastia. These trait qualifiers describe the individual patterns of personality that contribute to the global personality dysfunction.},
keywords = {Disturbi di personalità, DSM-5, Funzionamento del Sé, Funzionamento interpersonale, ICD-11, Psicopatologia, Psicopatologie},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
This paper would introduce the approach to the diagnosis of personality disorders of ICD-11, that is the International Classification of Diseases, edited by World Health Organization (WHO). ICD-11 has embraced a fully dimensional approach to the diagnosis of personality disorders: all diagnostic categories (borderline, paranoid, narcissistic, etc.) are suppressed and an only personality disorder is left.
At first, the clinician is required to evaluate wheth¬er the individual’s clinical presentation meets the general diag¬nostic requirements for personality disorder, with evaluation of personality global functioning, focusing on the impairment of self and interpersonal functioning. The task of clinician is to determine the degree and pervasiveness of disturbances of self and interpersonal functioning. In the following step, the clinician determines whether a diagnosis of mild, moderate or severe personality disorder is appropriate. In addition, the user have the possibility to code a sub-clinic level: Personality Difficulty. This manual also includes the option of specifying a Borderline Pattern Qualifier, adapted from the DSM-5 criteria for Borderline Personality Disorder. Furthermore, personality disorders are described by indi¬cating the presence of maladaptive personality traits. Five trait domains are included: negative affectivity, detachment, dissociality, disinhibition, and anankastia. These trait qualifiers describe the individual patterns of personality that contribute to the global personality dysfunction.2021
A, Lucattini
Silver lining playbook. I disturbi affettivi dell’umore in adolescenza Journal Article
In: Telos, no. 2, 2021.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Adolescenza, Diagnosi, Disturbo bipolare, Infanzia, Psicoanalisi, Stendhal, Struttura di personalità, Trattamenti
@article{nokey,
title = {Silver lining playbook. I disturbi affettivi dell’umore in adolescenza},
author = {Lucattini A},
editor = {Aldi G and Franza F},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-come-se-il-sole-sparisse-universi-psicotici-e-trasformazione-del-mondo/},
year = {2021},
date = {2021-12-01},
urldate = {2021-12-01},
journal = {Telos},
number = {2},
publisher = {a},
address = {b},
edition = {c},
chapter = {d},
series = {Telos},
abstract = {In questo lavoro vengono presi in esame i “Disturbi Affettivi dell'Umore” con focus le loro manifestazioni e di insorgenze durante l'età evolutiva, In particolare durante l'adolescenza. I disturbi sono esaminati a partire delle classificazioni internazionali, gli aspetti epidemiologici aggiornati, le manifestazioni cliniche, la diagnosi e i trattamenti con un particolare attenzione al trattamento psicoanalitico sia sotto forma di psicoterapia psicoanalitica che analisi in senso classico. La parte clinica del lavoro è affrontata attraverso al trattamento ancora in corso di un tardo adolescente, mostrando come il trattamento la collaborazione tra psichiatra e psicoanalista, abbia portato ad un pieno recupero del paziente e alla sua stabilizzazione. Inoltre, nel tempo ha anche permesso una ridefinizione clinica sia dell'episodio acuto che della diagnosi attuale che, come tipico nell'adolescenza, è in divenire ed è modulata in base alle manifestazioni cliniche, ai trattamenti, all’evoluzione e alla crescita personale del paziente. Inoltre, anche in relazione al contesto familiare e sociale in cui il paziente vive.},
keywords = {Adolescenza, Diagnosi, Disturbo bipolare, Infanzia, Psicoanalisi, Stendhal, Struttura di personalità, Trattamenti},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
In questo lavoro vengono presi in esame i “Disturbi Affettivi dell'Umore” con focus le loro manifestazioni e di insorgenze durante l'età evolutiva, In particolare durante l'adolescenza. I disturbi sono esaminati a partire delle classificazioni internazionali, gli aspetti epidemiologici aggiornati, le manifestazioni cliniche, la diagnosi e i trattamenti con un particolare attenzione al trattamento psicoanalitico sia sotto forma di psicoterapia psicoanalitica che analisi in senso classico. La parte clinica del lavoro è affrontata attraverso al trattamento ancora in corso di un tardo adolescente, mostrando come il trattamento la collaborazione tra psichiatra e psicoanalista, abbia portato ad un pieno recupero del paziente e alla sua stabilizzazione. Inoltre, nel tempo ha anche permesso una ridefinizione clinica sia dell'episodio acuto che della diagnosi attuale che, come tipico nell'adolescenza, è in divenire ed è modulata in base alle manifestazioni cliniche, ai trattamenti, all’evoluzione e alla crescita personale del paziente. Inoltre, anche in relazione al contesto familiare e sociale in cui il paziente vive.F, Brufani; I, Lupatelli; G, Menculini; F, De Giorgi; T, Sciarma; P, Moretti; A, Tortorella
Note storiche sul trauma in psicopatologia: i contributi dal Xiii secolo ad oggi Journal Article
In: Telos, no. 2, 2021.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Nevrosi traumatica, Psicopatologia, PTSD, Trauma
@article{nokey,
title = {Note storiche sul trauma in psicopatologia: i contributi dal Xiii secolo ad oggi},
author = {Brufani F and Lupatelli I and Menculini G and De Giorgi F and Sciarma T and Moretti P and Tortorella A},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-come-se-il-sole-sparisse-universi-psicotici-e-trasformazione-del-mondo/},
year = {2021},
date = {2021-12-01},
urldate = {2021-12-01},
journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {Il significato di trauma dal punto di vista psicopatologico si rivela complesso e mutevole nella misura in cui la società e i suoi valori sono in continuo cambiamento. In questo breve articolo saranno ripercorsi la nascita del trauma e i cambiamenti nella sua concezione che si sono susseguiti nella storia. Verranno dapprima introdotti i principali studiosi che con le loro teorie hanno posto il problema della caratterizzazione del trauma, dividendosi tra sostenitori dell’obiettività clinica dei sintomi post-traumatici e sostenitori della predominanza della soggettività nella risposta al trauma. Sarà successivamente approfondita la storia della nascita del trauma a cavallo tra XVII e XVIII prendendo in considerazione il ruolo della Rivoluzione Industriale nel contesto storico in cui sono nate le prime teorie riguardanti il trauma. Il nostro lavoro di ricerca proseguirà con l’inquadramento del trauma dal punto di vista psicodinamico da parte del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, il quale fu anche tra i primi ad occuparsi di trauma infantile, seppur solo dal punto di vista delle conseguenze che questo può avere sul soggetto una volta adulto. Infine, sarà affrontato il tema delle guerre del XX secolo che hanno fortemente contribuito a risvegliare l’interesse sull’argomento e a costruire l’attuale definizione di trauma e di patologia post-traumatica.},
keywords = {Nevrosi traumatica, Psicopatologia, PTSD, Trauma},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Il significato di trauma dal punto di vista psicopatologico si rivela complesso e mutevole nella misura in cui la società e i suoi valori sono in continuo cambiamento. In questo breve articolo saranno ripercorsi la nascita del trauma e i cambiamenti nella sua concezione che si sono susseguiti nella storia. Verranno dapprima introdotti i principali studiosi che con le loro teorie hanno posto il problema della caratterizzazione del trauma, dividendosi tra sostenitori dell’obiettività clinica dei sintomi post-traumatici e sostenitori della predominanza della soggettività nella risposta al trauma. Sarà successivamente approfondita la storia della nascita del trauma a cavallo tra XVII e XVIII prendendo in considerazione il ruolo della Rivoluzione Industriale nel contesto storico in cui sono nate le prime teorie riguardanti il trauma. Il nostro lavoro di ricerca proseguirà con l’inquadramento del trauma dal punto di vista psicodinamico da parte del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, il quale fu anche tra i primi ad occuparsi di trauma infantile, seppur solo dal punto di vista delle conseguenze che questo può avere sul soggetto una volta adulto. Infine, sarà affrontato il tema delle guerre del XX secolo che hanno fortemente contribuito a risvegliare l’interesse sull’argomento e a costruire l’attuale definizione di trauma e di patologia post-traumatica.F, De Giorgi; F, Brufani; G, Menculini; V, Pierotti; F, Scopetta; I, Baldini; P, Moretti; A, Tortorella
Utilizzo degli antipsicotici lai al primo episodio psicotico: Un caso clinico di switch da aripiprazolo a paliperidone palmitato Journal Article
In: Telos, no. 2, 2021.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Aripiprazolo, BPRS, Brief Psychiatric Rating Scale, DUP, Duratione of Untreated Psychosis, FEP, First Episode of Psychosis, LAI, Long acting-injectable, Paliperidone palmitato, PANSS, Positive and Negative Syndrome Scale
@article{nokey,
title = {Utilizzo degli antipsicotici lai al primo episodio psicotico: Un caso clinico di switch da aripiprazolo a paliperidone palmitato},
author = {De Giorgi F and Brufani F and Menculini G and Pierotti V and Scopetta F and Baldini I and Moretti P and Tortorella A},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-come-se-il-sole-sparisse-universi-psicotici-e-trasformazione-del-mondo/},
year = {2021},
date = {2021-12-01},
urldate = {2021-12-01},
journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {Il primo episodio psicotico (First Episode of Psychosis, FEP), inteso come la prima manifestazione clinica di sintomatologia psicotica, sottende traiettorie di malattia che possono differire le une dalle altre. Una parte dei soggetti sperimenta infatti una remissione sostenuta nel tempo, una minoranza risulta essere resistente al trattamento antipsicotico sin dall’esordio della malattia, mentre la maggior parte raggiunge una iniziale remissione per poi andare incontro a fasi di riacutizzazione. Una breve durata di malattia non trattata (duration of untreated psychosis, DUP) si correla ad una migliore risposta al trattamento e a una riduzione delle ospedalizzazioni e del rischio suicidario. Questo case report tratta di un FEP in un giovane adulto con DUP prolungata, in cui si è scelta la terapia con antipsicotici in formulazione long acting-injectable (LAI). Al primo ricovero è stato utilizzato aripipraziolo LAI, mentre al secondo ricovero, data la riacutizzazione della sintomatologia, si è optato per lo switch a paliperidone palmitato. La terapia con paliperidone ha determinato un sensibile miglioramento del quadro psicopatologico, valutato dalle scale “Brief Psychiatric Rating Scale” (BPRS) e “Positive and Negative Syndrome Scale” (PANSS). Gli antipsicotici LAI si rivelano una valida opzione terapeutica in soggetti di giovane età con FEP e l’impostazione del trattamento con LAI sin dalle prime fasi di malattia può contribuire al rapido miglioramento della sintomatologia e dell’aderenza.},
keywords = {Aripiprazolo, BPRS, Brief Psychiatric Rating Scale, DUP, Duratione of Untreated Psychosis, FEP, First Episode of Psychosis, LAI, Long acting-injectable, Paliperidone palmitato, PANSS, Positive and Negative Syndrome Scale},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Il primo episodio psicotico (First Episode of Psychosis, FEP), inteso come la prima manifestazione clinica di sintomatologia psicotica, sottende traiettorie di malattia che possono differire le une dalle altre. Una parte dei soggetti sperimenta infatti una remissione sostenuta nel tempo, una minoranza risulta essere resistente al trattamento antipsicotico sin dall’esordio della malattia, mentre la maggior parte raggiunge una iniziale remissione per poi andare incontro a fasi di riacutizzazione. Una breve durata di malattia non trattata (duration of untreated psychosis, DUP) si correla ad una migliore risposta al trattamento e a una riduzione delle ospedalizzazioni e del rischio suicidario. Questo case report tratta di un FEP in un giovane adulto con DUP prolungata, in cui si è scelta la terapia con antipsicotici in formulazione long acting-injectable (LAI). Al primo ricovero è stato utilizzato aripipraziolo LAI, mentre al secondo ricovero, data la riacutizzazione della sintomatologia, si è optato per lo switch a paliperidone palmitato. La terapia con paliperidone ha determinato un sensibile miglioramento del quadro psicopatologico, valutato dalle scale “Brief Psychiatric Rating Scale” (BPRS) e “Positive and Negative Syndrome Scale” (PANSS). Gli antipsicotici LAI si rivelano una valida opzione terapeutica in soggetti di giovane età con FEP e l’impostazione del trattamento con LAI sin dalle prime fasi di malattia può contribuire al rapido miglioramento della sintomatologia e dell’aderenza.G, Del Buono
Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Prima Parte Journal Article
In: Telos, no. 2, 2021.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Gestalt, Nucleo clinico, Psicosi, Schizofrenia
@article{nokey,
title = {Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Prima Parte},
author = {Del Buono G},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-come-se-il-sole-sparisse-universi-psicotici-e-trasformazione-del-mondo/},
year = {2021},
date = {2021-12-01},
urldate = {2021-12-01},
journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {Il presente articolo vuole tracciare lo sviluppo storico dei concetti di psicosi e schizofrenia fino ai moderni sistemi di classificazione. Il lavoro comincia con Canstatt e Feuctherleben che hanno introdotto il termine di psicosi nel XIX secolo; continua con le citazioni di Kraepelin, Bleuler, Jaspers e Schneider, che hanno stabilito i principi generali della sindrome schizofrenica, fino ai moderni sistemi nosografici come il DSM e l’ICD.
Nella tradizione fenomenologica, verrà accennato al contributo di Minkowski e Blankenburg. Minkowski è stato il primo a cogliere il concetto di nucleo della sindrome schizofrenica e ad elevarlo a un adeguato livello teorico. Blamnkenburg, invece, ha introdotto la “crisi del senso comune”, cioè la capacità di vedere le cose nella giusta prospettiva, un senso di proporzione, un gusto per ciò che è adeguato, appropriato, probabile e rilevante. Dagli anni 70 in poi, l’attenzione dei ricercatori è stata rivolta alla dicotomia tra i sintomi positivi e negativi, e questi ultimi che sono stati immaginati come il deficit rpiamrio della schizophrenia. La Scuola di Bonn ha elaborato l’ipotesi dei sintomi di base, che sarebbero disturbi neuriopsicologici, percepiti dal paziente e che posoono essere esplorati con il metodo fenomenologico. Poi, si parlerà di Kapur, che considera la psicosi come un disturbo della salienza aberrante, fornendo uno strumento euristico per legare la neurobiologia (cervello) alla esperienza fenomenolgica (mente). E infine, c’è l’ultimo passaggio: il DSM-III (con “la rivoluzione operativa”), il DSM-IV ed il DSM-5 che hanno perso il nucleo clinico, la Gestalt, della schizophrenia. },
keywords = {Gestalt, Nucleo clinico, Psicosi, Schizofrenia},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Il presente articolo vuole tracciare lo sviluppo storico dei concetti di psicosi e schizofrenia fino ai moderni sistemi di classificazione. Il lavoro comincia con Canstatt e Feuctherleben che hanno introdotto il termine di psicosi nel XIX secolo; continua con le citazioni di Kraepelin, Bleuler, Jaspers e Schneider, che hanno stabilito i principi generali della sindrome schizofrenica, fino ai moderni sistemi nosografici come il DSM e l’ICD.
Nella tradizione fenomenologica, verrà accennato al contributo di Minkowski e Blankenburg. Minkowski è stato il primo a cogliere il concetto di nucleo della sindrome schizofrenica e ad elevarlo a un adeguato livello teorico. Blamnkenburg, invece, ha introdotto la “crisi del senso comune”, cioè la capacità di vedere le cose nella giusta prospettiva, un senso di proporzione, un gusto per ciò che è adeguato, appropriato, probabile e rilevante. Dagli anni 70 in poi, l’attenzione dei ricercatori è stata rivolta alla dicotomia tra i sintomi positivi e negativi, e questi ultimi che sono stati immaginati come il deficit rpiamrio della schizophrenia. La Scuola di Bonn ha elaborato l’ipotesi dei sintomi di base, che sarebbero disturbi neuriopsicologici, percepiti dal paziente e che posoono essere esplorati con il metodo fenomenologico. Poi, si parlerà di Kapur, che considera la psicosi come un disturbo della salienza aberrante, fornendo uno strumento euristico per legare la neurobiologia (cervello) alla esperienza fenomenolgica (mente). E infine, c’è l’ultimo passaggio: il DSM-III (con “la rivoluzione operativa”), il DSM-IV ed il DSM-5 che hanno perso il nucleo clinico, la Gestalt, della schizophrenia.G, Del Buono
Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Seconda parte: i disturbi del sé Journal Article
In: Telos, no. 2, 2021.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Disturbi del Sé, EASE, Psicosi, Schizofrenia
@article{nokey,
title = {Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Seconda parte: i disturbi del sé},
author = {Del Buono G},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-come-se-il-sole-sparisse-universi-psicotici-e-trasformazione-del-mondo/},
year = {2021},
date = {2021-12-01},
urldate = {2021-12-01},
journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {Attualmente, i ricercatori di tradizione fenomenologica stanno lavorando su un interessante e promettente approccio alla diagnosi, che vede il nucleo della sindrome schizofrenica in una forma di disturbo del Sé. Due livelli del Sé esperienziale sono stati proposti: Il Sé di base ed il Sé narrativo.
La sindrome nucleare della schizofrenia può essere descritta come un disturbo dell’autocoscienza, ed è descritta come un disturbo della formazione pre-riflessiva dell’esperienza più specificatamente come un deterioramento dell’autoconsapevolezza pre-riflessiva. E si ipotizza che sia specifico per lo spettro schizofrenico così come per la fase prodromica della schizofrenia. L’alterata esperienza di Sé o dell’Individualità può sottostare e costituire la genesi di molti sintomi psicotici, di livello superficiale, come deliri e allucinazioni.
È stato anche elaborato uno strumento psicometrico, orientato in senso fenomenologico, per valutare queste anomalie del della esperienza del Sé: l’EASE. I primi dati ricavati empiricamente supportano l’intuizione clinica che anomalie del Sé costituiscano la manifestazione nucleare dei disturbi dello spettro schizofrenico.
Infine, si vuole rimarcare che studi recenti di stampo neuroscientifico hanno dimostrato che un gruppo particolare di regioni cerebrali, come quelle situate medialmente sono associate a stimoli che sono correlate in maniera specifica al Sé e si distinguono da altre regioni che non si correlano al Sé. },
keywords = {Disturbi del Sé, EASE, Psicosi, Schizofrenia},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Attualmente, i ricercatori di tradizione fenomenologica stanno lavorando su un interessante e promettente approccio alla diagnosi, che vede il nucleo della sindrome schizofrenica in una forma di disturbo del Sé. Due livelli del Sé esperienziale sono stati proposti: Il Sé di base ed il Sé narrativo.
La sindrome nucleare della schizofrenia può essere descritta come un disturbo dell’autocoscienza, ed è descritta come un disturbo della formazione pre-riflessiva dell’esperienza più specificatamente come un deterioramento dell’autoconsapevolezza pre-riflessiva. E si ipotizza che sia specifico per lo spettro schizofrenico così come per la fase prodromica della schizofrenia. L’alterata esperienza di Sé o dell’Individualità può sottostare e costituire la genesi di molti sintomi psicotici, di livello superficiale, come deliri e allucinazioni.
È stato anche elaborato uno strumento psicometrico, orientato in senso fenomenologico, per valutare queste anomalie del della esperienza del Sé: l’EASE. I primi dati ricavati empiricamente supportano l’intuizione clinica che anomalie del Sé costituiscano la manifestazione nucleare dei disturbi dello spettro schizofrenico.
Infine, si vuole rimarcare che studi recenti di stampo neuroscientifico hanno dimostrato che un gruppo particolare di regioni cerebrali, come quelle situate medialmente sono associate a stimoli che sono correlate in maniera specifica al Sé e si distinguono da altre regioni che non si correlano al Sé.F, Franza; I, Ferrara; B, Solomita
In: Telos, no. 2, 2021.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Assessment, HCWs, Management, Prossimità, Psicosi, Psicosi primaria, Relazione
@article{nokey,
title = {Gli insegnamenti “dimenticati”: riflessioni sull’incontro e scontro delle competenze in ambito psichiatrico nella gestione delle psicosi primarie},
author = {Franza F and Ferrara I and Solomita B},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-come-se-il-sole-sparisse-universi-psicotici-e-trasformazione-del-mondo/},
year = {2021},
date = {2021-12-01},
urldate = {2021-12-01},
journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {La comunicazione e l’osservazione sono due straordinari strumenti che consentono l’interazione tra i due protagonisti della relazione in psichiatria (il mHCW e il paziente). La psichiatria, intendendo l’insieme dei saperi di tutte le discipline che affrontano il disagio psicologico (ad es., neuroscienze, psicologia, psicoterapia, riabilitazione etc.), rappresenta il campo di applicazione dell’incontro di questi settori e dei diversi metodi utilizzati nella relazione professionale e scientifica che caratterizza la partecipazione attiva nella situazione vissuta da entrambi i protagonisti. La storia del sapere in psichiatria ci ha lasciato insegnamenti che oggi sembrano dimenticati. Abbiamo l’opportunità di riappropriarcene per valutare e gestire adeguatamente i pazienti affetti da patologie psichiatriche gravi. L’approccio interdisciplinare diventa insostituibile quando il mHCW incontra il paziente affetto da una psicosi primaria.},
keywords = {Assessment, HCWs, Management, Prossimità, Psicosi, Psicosi primaria, Relazione},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
La comunicazione e l’osservazione sono due straordinari strumenti che consentono l’interazione tra i due protagonisti della relazione in psichiatria (il mHCW e il paziente). La psichiatria, intendendo l’insieme dei saperi di tutte le discipline che affrontano il disagio psicologico (ad es., neuroscienze, psicologia, psicoterapia, riabilitazione etc.), rappresenta il campo di applicazione dell’incontro di questi settori e dei diversi metodi utilizzati nella relazione professionale e scientifica che caratterizza la partecipazione attiva nella situazione vissuta da entrambi i protagonisti. La storia del sapere in psichiatria ci ha lasciato insegnamenti che oggi sembrano dimenticati. Abbiamo l’opportunità di riappropriarcene per valutare e gestire adeguatamente i pazienti affetti da patologie psichiatriche gravi. L’approccio interdisciplinare diventa insostituibile quando il mHCW incontra il paziente affetto da una psicosi primaria.I, Ferrara
Psichiatria di prossimità Journal Article
In: Telos, no. 2, 2021.
Abstract | BibTeX | Tag: Assessment, HCWs, Management, Prossimità, Psicosi, Psicosi primaria, Relazione
@article{nokey,
title = {Psichiatria di prossimità },
author = {Ferrara I},
year = {2021},
date = {2021-12-01},
urldate = {2021-12-01},
journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {La riabilitazione della psichiatria non asilare plana oltre ogni confine. In essa non è l’estetica molto a cambiare, ma la sostanza. E la prossimità autentica, empatica e piena di ascolto attivo, è la preziosa e necessaria alleata per percorrere il semplice quanto complesso sentiero riabilitativo, che rischia spesse volte, di divenire psichiatria scolastica o peggio un malfatto intrattenimento scientifico moderno. Ma la prossimità non è solo un fare, una vicinanza spaziale, un esserci, ma un essere, che si arricchisce, muta, per mezzo dello studio, della ricerca, della vita esperita e vissuta consapevolmente, e in virtù dell’attenzione per il mondo, gli altri, sé stessi, certi che ognuno è fonte unica, preziosa e meravigliosa del e per il mondo. Riuscire a essere protagonisti della psichiatria di prossimità è un magico privilegio da poter conquistare, avendo memoria che la riabilitazione come il progresso non si trincera, non si schiera, non si chiude, né si socchiude, ma si apre, abbatte le barriere, i pregiudizi, è democratico e libero, accoglie e non esclude. Povero chi si arrocca alle proprie conoscenze e convinzioni, impedendosi di godere delle opportunità, ricchezze e conoscenze altrui, del passato, dell’oggi e del futuro.},
keywords = {Assessment, HCWs, Management, Prossimità, Psicosi, Psicosi primaria, Relazione},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
La riabilitazione della psichiatria non asilare plana oltre ogni confine. In essa non è l’estetica molto a cambiare, ma la sostanza. E la prossimità autentica, empatica e piena di ascolto attivo, è la preziosa e necessaria alleata per percorrere il semplice quanto complesso sentiero riabilitativo, che rischia spesse volte, di divenire psichiatria scolastica o peggio un malfatto intrattenimento scientifico moderno. Ma la prossimità non è solo un fare, una vicinanza spaziale, un esserci, ma un essere, che si arricchisce, muta, per mezzo dello studio, della ricerca, della vita esperita e vissuta consapevolmente, e in virtù dell’attenzione per il mondo, gli altri, sé stessi, certi che ognuno è fonte unica, preziosa e meravigliosa del e per il mondo. Riuscire a essere protagonisti della psichiatria di prossimità è un magico privilegio da poter conquistare, avendo memoria che la riabilitazione come il progresso non si trincera, non si schiera, non si chiude, né si socchiude, ma si apre, abbatte le barriere, i pregiudizi, è democratico e libero, accoglie e non esclude. Povero chi si arrocca alle proprie conoscenze e convinzioni, impedendosi di godere delle opportunità, ricchezze e conoscenze altrui, del passato, dell’oggi e del futuro.G, Pinto
Promuovere la recovery dopo il primo episodio di psicosi Journal Article
In: Telos, no. 2, 2021.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Psicosi
@article{nokey,
title = {Promuovere la recovery dopo il primo episodio di psicosi},
author = {Pinto G},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-come-se-il-sole-sparisse-universi-psicotici-e-trasformazione-del-mondo/},
year = {2021},
date = {2021-12-01},
urldate = {2021-12-01},
journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {Il buon esito del trattamento della psicosi all’esordio è da una parte legato alla tempestività dell’intervento, con conseguente riduzione della durata di psicosi non trattata (Duration of Untreated Psychosis, DUP), dall’altra alla qualità degli interventi terapeutici e psicosociali messi in atto. Nei primi 2-5 anni si può determinare l’evoluzione verso la cronicizzazione o verso la recovery.
Più del 70% dei casi di psicosi franca sono preceduti da una fase in cui compaiono segnali di disagio e di difficoltà in un periodo di durata variabile in media tra 2 e 4 anni. Gli interventi multidimensionali sono volti sia a prevenire la comparsa della franca psicosi che a mitigare l’effetto long- time dei sintomi negativi, cognitivi e più in generale a salvaguardare il funzionamento dell’individuo.
Le recenti ricerche indicano la interazione dei fattori biologico-clinico con fattori di natura psico sociale quali la cognizione sociale, o la resilienza, nonché l’importanza di servizi facilmente raggiungibili e di supporti economici quali fattori influenzanti il funzionamento sociale dei pazienti psicotici.
Avendo le ricerche evidenziato che nessun fattore è prevalente e soprattutto che ogni fattore non agisce direttamente ma diviene significativo in virtù della interazione con gli altri, c’è ampio consenso oggi circa la necessità di un intervento multidimensionale specifico ed immediato, la cui assenza influisce sulle ricadute e la cronicizzazione.
L’articolo vuole illustrare la possibilità di integrare interventi riabilitativi specifici con altri aspecifici proseguendo la ricerca sui fattori comuni come base della integrazione di una equipe multiprofessionale e della necessaria personalizzazione degli interventi. La Asl Salerno ha istituito una siffatta equipe dal 2016 e stiamo, in vero, per produrre una prima significativa valutazione degli esiti a distanza di tempo dalla riconquistata salute dei nostri utenti.},
keywords = {Psicosi},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Il buon esito del trattamento della psicosi all’esordio è da una parte legato alla tempestività dell’intervento, con conseguente riduzione della durata di psicosi non trattata (Duration of Untreated Psychosis, DUP), dall’altra alla qualità degli interventi terapeutici e psicosociali messi in atto. Nei primi 2-5 anni si può determinare l’evoluzione verso la cronicizzazione o verso la recovery.
Più del 70% dei casi di psicosi franca sono preceduti da una fase in cui compaiono segnali di disagio e di difficoltà in un periodo di durata variabile in media tra 2 e 4 anni. Gli interventi multidimensionali sono volti sia a prevenire la comparsa della franca psicosi che a mitigare l’effetto long- time dei sintomi negativi, cognitivi e più in generale a salvaguardare il funzionamento dell’individuo.
Le recenti ricerche indicano la interazione dei fattori biologico-clinico con fattori di natura psico sociale quali la cognizione sociale, o la resilienza, nonché l’importanza di servizi facilmente raggiungibili e di supporti economici quali fattori influenzanti il funzionamento sociale dei pazienti psicotici.
Avendo le ricerche evidenziato che nessun fattore è prevalente e soprattutto che ogni fattore non agisce direttamente ma diviene significativo in virtù della interazione con gli altri, c’è ampio consenso oggi circa la necessità di un intervento multidimensionale specifico ed immediato, la cui assenza influisce sulle ricadute e la cronicizzazione.
L’articolo vuole illustrare la possibilità di integrare interventi riabilitativi specifici con altri aspecifici proseguendo la ricerca sui fattori comuni come base della integrazione di una equipe multiprofessionale e della necessaria personalizzazione degli interventi. La Asl Salerno ha istituito una siffatta equipe dal 2016 e stiamo, in vero, per produrre una prima significativa valutazione degli esiti a distanza di tempo dalla riconquistata salute dei nostri utenti.G, Aldi
Il mondo senza sole. Riflessioni su psicosi e ritiro sociale Journal Article
In: Telos, no. 2, 2021.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Crisi della presenza, Psicosi, Ritiro sociale, Violenza filio-parentale
@article{nokey,
title = {Il mondo senza sole. Riflessioni su psicosi e ritiro sociale},
author = {Aldi G},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-come-se-il-sole-sparisse-universi-psicotici-e-trasformazione-del-mondo/},
year = {2021},
date = {2021-12-01},
urldate = {2021-12-01},
journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {L’articolo muove dalla definizione di psicosi per analizzare alcune manifestazioni di disagio giovanile. In una visione meno dogmatica e meno centrata sulla nosografia del DSM 5 occorre, a parere dello scrivente, estendere il concetto di psicosi ad alcune modalità con cui si manifestano fenomeni come ritiro sociale e violenza filio-parentale. Dietro questi fenomeni sociali si nasconde spesso una gravità di tipo psicotico con caratteristiche peculiari e tipiche, legate al modo di crescere delle nuove generazioni, modo che non prepara i giovani a fronteggiare la complessità del mondo attuale. Proprio dalla frattura tra complessità del mondo moderno e fragilità delle nuove generazioni emergono i presupposti per un crollo psicologico che porta a ritirarsi dal mondo o a aggredirei propri genitori. L’autore prende in prestito alcuni concetti dei Ernesto De Martino per evidenziare il ruolo dei fattori storico-culturali nella genesi dei fenomeni psicopatologici.},
keywords = {Crisi della presenza, Psicosi, Ritiro sociale, Violenza filio-parentale},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
L’articolo muove dalla definizione di psicosi per analizzare alcune manifestazioni di disagio giovanile. In una visione meno dogmatica e meno centrata sulla nosografia del DSM 5 occorre, a parere dello scrivente, estendere il concetto di psicosi ad alcune modalità con cui si manifestano fenomeni come ritiro sociale e violenza filio-parentale. Dietro questi fenomeni sociali si nasconde spesso una gravità di tipo psicotico con caratteristiche peculiari e tipiche, legate al modo di crescere delle nuove generazioni, modo che non prepara i giovani a fronteggiare la complessità del mondo attuale. Proprio dalla frattura tra complessità del mondo moderno e fragilità delle nuove generazioni emergono i presupposti per un crollo psicologico che porta a ritirarsi dal mondo o a aggredirei propri genitori. L’autore prende in prestito alcuni concetti dei Ernesto De Martino per evidenziare il ruolo dei fattori storico-culturali nella genesi dei fenomeni psicopatologici.2020
M, Perito
La precarietà esistenziale ai tempi del COVID-19 Journal Article
In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Capacità negativa, Dignità, Precarietà
@article{Perito2020,
title = {La precarietà esistenziale ai tempi del COVID-19},
author = {Perito M},
url = {https://journal.neamente.com/la-precarieta-esistenziale-ai-tempi-del-covid-19},
year = {2020},
date = {2020-12-01},
urldate = {2020-12-01},
journal = {Neamente Journal},
volume = {1},
number = {1},
abstract = {A fine dicembre, inizio Gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità viene informata dalle autorità Cinesi dell’esistenza e la conseguente diffusione di una polmonite letale, un virus ad alta contagiosità, conosciuto come COVID-19; da allora in poi le vite di tutti gli esseri umani sono cambiate. In questo articolo sono riportate osservazioni e riflessioni emerse dalla mia esperienza clinica e personale, relativa all’emergenza sanitaria e sociale che stiamo vivendo. Le mie considerazioni hanno posto l’attenzione sulla precarietà emotiva che caratterizza questa esperienza, quanto mai soverchiante e totalizzante, sullo stravolgimento della dimensione temporale in fase emergenziale, sull’importanza dell’umanizzazione dei processi di cura, concetto a volte abusato, ma più che mai fondamentale in questo tempo e su un concetto già dipanato molti anni addietro, ma che ho trovato pertinente al momento di incertezza che stiamo vivendo la “la Negative Capability” (Keats 1817).},
keywords = {Capacità negativa, Dignità, Precarietà},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
A fine dicembre, inizio Gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità viene informata dalle autorità Cinesi dell’esistenza e la conseguente diffusione di una polmonite letale, un virus ad alta contagiosità, conosciuto come COVID-19; da allora in poi le vite di tutti gli esseri umani sono cambiate. In questo articolo sono riportate osservazioni e riflessioni emerse dalla mia esperienza clinica e personale, relativa all’emergenza sanitaria e sociale che stiamo vivendo. Le mie considerazioni hanno posto l’attenzione sulla precarietà emotiva che caratterizza questa esperienza, quanto mai soverchiante e totalizzante, sullo stravolgimento della dimensione temporale in fase emergenziale, sull’importanza dell’umanizzazione dei processi di cura, concetto a volte abusato, ma più che mai fondamentale in questo tempo e su un concetto già dipanato molti anni addietro, ma che ho trovato pertinente al momento di incertezza che stiamo vivendo la “la Negative Capability” (Keats 1817).B, Solomita; F, Franza
Lutto "Senza Corpo" Journal Article
In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Elaborazione del lutto, Lutto, NeuroImaging
@article{Solomita2020,
title = {Lutto "Senza Corpo"},
author = {Solomita B and Franza F},
url = {https://journal.neamente.com/lutto-senza-corpo/},
year = {2020},
date = {2020-12-01},
urldate = {2020-12-01},
journal = {Neamente Journal},
volume = {1},
number = {1},
abstract = {Il lutto è un processo psicologico individuale, familiare e sociale conseguente alla morte di una persona cara e durante il quale il dolore provocato dalla sua perdita segue diverse fasi che condurranno alla riorganizzazione e all’accettazione dell’evento luttuoso. In questo articolo saranno esaminati alcuni processi di elaborazione che possono consentire di analizzare i processi e le strutture culturali, sociali e religiose come conseguenza del “lutto senza corpo”; cioè della elaborazione del lutto dei familiari che hanno vissuto la perdita della persona cara senza poter ritualizzare la funzione sociale del funerale per lo scoppio della pandemia da coronavirus. Saranno, inoltre, sintetizzati alcuni processi biologici e neurologici che modulano e consentono il processo dell’elaborazione del lutto.},
keywords = {Elaborazione del lutto, Lutto, NeuroImaging},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Il lutto è un processo psicologico individuale, familiare e sociale conseguente alla morte di una persona cara e durante il quale il dolore provocato dalla sua perdita segue diverse fasi che condurranno alla riorganizzazione e all’accettazione dell’evento luttuoso. In questo articolo saranno esaminati alcuni processi di elaborazione che possono consentire di analizzare i processi e le strutture culturali, sociali e religiose come conseguenza del “lutto senza corpo”; cioè della elaborazione del lutto dei familiari che hanno vissuto la perdita della persona cara senza poter ritualizzare la funzione sociale del funerale per lo scoppio della pandemia da coronavirus. Saranno, inoltre, sintetizzati alcuni processi biologici e neurologici che modulano e consentono il processo dell’elaborazione del lutto.P, Areniello
Il silenzio dell'escluso Journal Article
In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Esclusione, Silenzio, Solitudine
@article{Areniello2020,
title = {Il silenzio dell'escluso},
author = {Areniello P},
url = {https://journal.neamente.com/il-silenzio-dellescluso/},
year = {2020},
date = {2020-12-01},
urldate = {2020-12-01},
journal = {Neamente Journal},
volume = {1},
number = {1},
abstract = {Brevi riflessioni tra arte e letteratura sulla condizione dell’escluso. Un percorso che va dai silenzi del Mastro – don Gesualdo di Verga alla condizione dell’isolamento di Leopardi, alla Emily Dickinson che si esclude dalla società. Passando per il non finito nel campo dell’arte, al film interamente senza parole di Ettore Scola per concludere con la “pagina bianca” di una certa narrativa contemporanea come invito alla conoscenza e a scrivere ancora. },
keywords = {Esclusione, Silenzio, Solitudine},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Brevi riflessioni tra arte e letteratura sulla condizione dell’escluso. Un percorso che va dai silenzi del Mastro – don Gesualdo di Verga alla condizione dell’isolamento di Leopardi, alla Emily Dickinson che si esclude dalla società. Passando per il non finito nel campo dell’arte, al film interamente senza parole di Ettore Scola per concludere con la “pagina bianca” di una certa narrativa contemporanea come invito alla conoscenza e a scrivere ancora.G, Del Buono
Reazioni psichiche alla pandemia da Coronavirus Journal Article
In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020.
Abstract | BibTeX | Tag: disturbi dell’adattamento, Pandemia, PTSD, saltare alle conclusioni”
@article{DelBuono2020b,
title = {Reazioni psichiche alla pandemia da Coronavirus},
author = {Del Buono G},
year = {2020},
date = {2020-12-01},
urldate = {2020-12-01},
journal = {Neamente Journal},
volume = {1},
number = {1},
abstract = {In questo lavoro si discute della diffusione della pandemia dovuta a Covid-19, e come questa può indurre ed elicitare risposte emotivo-psicologiche in una larga parte della popolazione. La storia ha presentato già altri fenomeni pandemici, e nel 1920, proprio Freud perse una figlia a causa della influenza spagnola. La diffusione delle problematiche emotive ha fatto parlare qualcuno di contagio emotivo. I disturbi psichici che potranno diffondersi a breve con un’alta prevalenza nella popolazione appartengono a quei disturbi che il DSM-5 classifica come correlati allo stress ed al trauma. I più frequenti fra questi saranno i disturbi dell’adattamento e disturbo da stress post-traumatico, il più noto di tuti. Ma le manifestazioni comportamentali includono anche quelle dovute ad una difficoltà nel controllo degli impulsi che si traducono in espressioni comportamentali di rabbia. Ma c’è anche un altro fenomeno che si diffonde, coloro che sono convinti che l’epidemia sia dovuto ad un complotto di non meglio identificate persone, che hanno messo in atto tali comportamenti per arrecare sofferenza. Questo modalità di pensiero assomiglia e simile a modalità di pensiero delirante dei paranoici.},
keywords = {disturbi dell’adattamento, Pandemia, PTSD, saltare alle conclusioni”},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
In questo lavoro si discute della diffusione della pandemia dovuta a Covid-19, e come questa può indurre ed elicitare risposte emotivo-psicologiche in una larga parte della popolazione. La storia ha presentato già altri fenomeni pandemici, e nel 1920, proprio Freud perse una figlia a causa della influenza spagnola. La diffusione delle problematiche emotive ha fatto parlare qualcuno di contagio emotivo. I disturbi psichici che potranno diffondersi a breve con un’alta prevalenza nella popolazione appartengono a quei disturbi che il DSM-5 classifica come correlati allo stress ed al trauma. I più frequenti fra questi saranno i disturbi dell’adattamento e disturbo da stress post-traumatico, il più noto di tuti. Ma le manifestazioni comportamentali includono anche quelle dovute ad una difficoltà nel controllo degli impulsi che si traducono in espressioni comportamentali di rabbia. Ma c’è anche un altro fenomeno che si diffonde, coloro che sono convinti che l’epidemia sia dovuto ad un complotto di non meglio identificate persone, che hanno messo in atto tali comportamenti per arrecare sofferenza. Questo modalità di pensiero assomiglia e simile a modalità di pensiero delirante dei paranoici.