Spiacente nessuna pubblicazione corrispondente ai criteri di ricerca
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Pinto G: Promuovere la recovery dopo il primo episodio di psicosi. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links)@article{nokey, Il buon esito del trattamento della psicosi all’esordio è da una parte legato alla tempestività dell’intervento, con conseguente riduzione della durata di psicosi non trattata (Duration of Untreated Psychosis, DUP), dall’altra alla qualità degli interventi terapeutici e psicosociali messi in atto. Nei primi 2-5 anni si può determinare l’evoluzione verso la cronicizzazione o verso la recovery. Più del 70% dei casi di psicosi franca sono preceduti da una fase in cui compaiono segnali di disagio e di difficoltà in un periodo di durata variabile in media tra 2 e 4 anni. Gli interventi multidimensionali sono volti sia a prevenire la comparsa della franca psicosi che a mitigare l’effetto long- time dei sintomi negativi, cognitivi e più in generale a salvaguardare il funzionamento dell’individuo. Le recenti ricerche indicano la interazione dei fattori biologico-clinico con fattori di natura psico sociale quali la cognizione sociale, o la resilienza, nonché l’importanza di servizi facilmente raggiungibili e di supporti economici quali fattori influenzanti il funzionamento sociale dei pazienti psicotici. Avendo le ricerche evidenziato che nessun fattore è prevalente e soprattutto che ogni fattore non agisce direttamente ma diviene significativo in virtù della interazione con gli altri, c’è ampio consenso oggi circa la necessità di un intervento multidimensionale specifico ed immediato, la cui assenza influisce sulle ricadute e la cronicizzazione. L’articolo vuole illustrare la possibilità di integrare interventi riabilitativi specifici con altri aspecifici proseguendo la ricerca sui fattori comuni come base della integrazione di una equipe multiprofessionale e della necessaria personalizzazione degli interventi. La Asl Salerno ha istituito una siffatta equipe dal 2016 e stiamo, in vero, per produrre una prima significativa valutazione degli esiti a distanza di tempo dalla riconquistata salute dei nostri utenti. |
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Nardini F; Petrangeli L; d'Errico I: A proposito di tempi e luoghi della conoscenza e della cura della follia e dei folli. In: Telos, no. 2, pp. 13-23, 2022, ISBN: 9788894707816. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, Marcello Nardini, è stato psichiatra clinico, psicopatologo e fenomenologo. Nel suo approccio alla “immaterialità” della malattia mentale, ha sempre cercato di intessere un dialogo tra le varie scienze “della mente”. La sua maniera di fare scienza non è stata quella di riferirsi dogmaticamente a moduli aprioristicamente dati, bensì di intessere un dialogo tra la “immaterialità della malattia mentale” , le influenze nord americane evidence–based, con la psicopatologia di natura filosofica, fenomenica e le neuroscienze. Il tutto nella profonda consapevolezza delle differenze tra persone, mentalità, percorsi di vita, condizioni. Connettere le invarianti esperienziali con la storicità della persona, coglierne la mobilità e la mutabilità. Cercare la comprensione del Significato senza appellarsi tout court a genesi esclusivamente in termini di dinamica neurale, devitalizzando così l’esperienza effettiva destoricizzandola. E ancora guardare alle neuroscienze tramite tecnologie in grado di afferrare l’esperienza allo stato nascente e spiegare l’esperienza fenomenologica anche in relazione alla dinamica cerebrale. Percepire la parzialità del descrivere ed ordinare la realtà fenomenica esclusivamente in termini nosografici e ricorrere alla psicopatologia. A tutto questo è stata dedicata la vita professionale di Marcello Nardini. |
Zdanowicz N; Jassogne C: Il tempo della psicoterapia per le psicosi è finito?. In: Telos, no. 2, pp. 25-46, 2022, ISBN: 9788894707816. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, Contesto: Durante gli anni Sessanta, l’importante sviluppo delle psicoterapie aveva dato origine a grandi speranze per il trattamento delle psicosi. Quel tempo è finito o ci sono ancora pubblicazioni a sostegno del ruolo e dell'efficacia delle psicoterapie di ispirazione psicoanalitica? Metodo: Una ricerca bibliografica realizzata con PubMed, Scopus, Psycart, Cairninfo con le parole: psicodinamica e psicosi o schizofrenia, psicoanalisi e schizofrenia o psicosi, questo per un periodo di 15 anni dal 2005 al 2020. Sono stati esclusi gli articoli che trattano solo questioni teoriche relative alle psicosi o alla schizofrenia. Risultati: Escludendo le metanalisi, che hanno tutte dimostrato una discreta efficacia delle terapie cognitivo-comportamentali, abbiamo mantenuto 63 articoli, di cui 26 con la parola psicoanalisi. Questa osservazione da sola è indicativa della scarsità di pubblicazioni su questi temi, con meno di 5 pubblicazioni all'anno a livello internazionale! Quando si tratta di studi di efficacia, i risultati sono ancora più rari. Abbiamo identificato 11 studi sui 63 articoli selezionati. Solo due di questi studi hanno utilizzato un gruppo di controllo e scale standardizzate. La necessità di standardizzazione ha portato alla creazione di una forma semplificata di psicoterapia, la “Psicoterapia psicanalitica di supporto”. Conclusioni: la necessità di dimostrare l'efficienza anche più dell'efficacia ha avuto la meglio nelle psicoterapie psicoanalitiche delle psicosi. Questa probabilmente non è l'unica ragione. La complessità della teoria delle psicosi e l’assenza di lavori di sintesi ne rendono difficile la trasmissione. Se vogliamo che tutti i progressi teorici che sono stati fatti non vadano persi, dobbiamo garantire un insegnamento più specifico e sintetico. Allo stesso modo, bisogna realizzare studi di più lungo termine affinché un tempo di trattamento sufficiente consenta una valutazione reale dell'efficienza di queste terapie. |
Del Buono G: Fenomenologia e neurobiologia del tempo. In: Telos, no. 2, pp. 47-68, 2022, ISBN: 9788894707816. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, Questo lavoro cerca di spiegare la nozione di tempo, partendo dal dominio temporale nella fenomenologia. Il tempo non è un semplice contenuto di coscienza, è una componente chiave dell’esperienza, una componente dinamica del Sé di base. Al livello fenomenologico, riscontriamo delle anomalie dell’esperienza del tempo, e ci riferiamo a questo fattore della temporalità con il termine di tempo “vissuto”. Possiamo esperire il tempo come troppo veloce o troppo lento, continuo o discontinuo, orientato al passato o al futuro, etc. Ma c’è anche un secondo livello della temporalità, che è pretematica, nel senso che rimane nello sfondo della nostra esperienza conscia. Nella seconda parte dell’articolo, viene esplorata la possibilità che le caratteristiche fenomenologiche spazio-temporali abbiano una correlazione con l’attività neurale. Studi recenti in neuroimaging condotti in Psichiatria, hanno spostato l’attenzione sulla attività spontanea intrinseca del cervello, la cosiddetta attività dello stato di riposo. Tale attività dello stato di riposo è dotata di strutture complesse spaziali e temporali. E l’investigazione su queste strutture spazio-temporali dello stato di riposo può essere condotta in un modo più o meno diretto, andando ad indagare le variabili spaziali come la connettività funzionale all’interno o tra regioni e circuiti cerebrali, e le misure temporali attraverso le fluttuazioni e la variabilità delle frequenze dell’attività cerebrale. Pertanto, alcuni ricercatori hanno suggerito un approccio nuovo alla psicopatologia: “la psicopatologia spaziotemporale”. Tale psicopatologia spazio-temporale concepisce i sintomi psicopatologici in termini spaziotemporali (nello stato di riposo), invece che in termini senso-motori, affettivi o cognitivi (in quanto correlati ad una attività anormale, evocata da stimoli oppure indotta da un compito). In conclusione, la temporalità non è solo una modalità essenziale per investigare la coscienza, e il Sé, ma ha anche rilevanza per studiare la soggettività nelle persone che sono affette da disturbi mentali. |
Fiore V: Breve storia del tempo. Dalla mitologia alla fisica quantistica. In: Telos, no. 2, pp. 69-82, 2022, ISBN: 9788894707816. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, «Che cos’è il tempo?» è una delle domande fondamentali con cui l’uomo si è confrontato fin dall’antichità, a cui ancora oggi è complesso dare una risposta certa, univoca e che valga per qualsiasi contesto. In questo articolo si tenta di ricostruire una mappatura essenziale del tic tac universale: dalle geniali intuizioni del mondo greco fino ad arrivare alla relatività e alla scoperta dei buchi neri, accennando alle nuove prospettive delle neuroscienze sul tempo percepito, tenendo conto delle implicazioni logiche e filosofiche di alcune scoperte. |
Auzino F: Un viaggio nel tempo e la sua relatività. In: Telos, no. 2, pp. 83-96, 2022, ISBN: 9788894707816. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, Lo scritto si sviluppa in quattro paragrafi su tempo e desiderio, tempo e fantasia, tempo e trauma, tempo e contemporaneità. Sono presentati qui alcuni brani scelti da scritti di quattro Autori: il primo di Sigmund Freud il fondatore della psicoanalisi, il secondo di Charles Hanley che critica e amplia il concetto freudiano, il terzo di Laura Salisbury affronta la questione del trauma e della trasformazione della percezione e del concetto di tempo attraverso il vertice di osservazione della Seconda guerra mondiale e si conclude con le riflessioni di Giuseppe Civitarese che focalizza il tema del tempo in Wilfred Bion. Ci è sembrato importante affrontare sia la questione del tempo nella guerra per dare voce e uno strumento interpretativo a dinamiche individuali e collettive che gli echi di guerre attuali, provocano a livello inconscio, relazionale e sociale. |
Aldi G: Appunti per una psicopatologia del tempo sospeso dei giovani adolescenti. In: Telos, no. 2, pp. 97-114, 2022, ISBN: 9788894707816. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, L’adolescenza è un passaggio temporale significativo pera traghettarsi verso l’età adulta. Il tempo cronologico, che spinge alla crescita, e il tempo vissuto, che non è pronto per assumere i compiti evolutivi, rischiano di entrare in rotta di collisione e produrre psicopatologia. L’articolo affronta la differenza tra tempo cronologico, ciclo di vita e tempo vissuto e collega la temporalità allo sviluppo del Sé narrativo. Spiega infine come un’alterazione importante dei ritmi temporali nonché della qualità delle relazioni abbia determinato una fragilità del Sé adolescenziale e l’esposizione a virate psicopatologiche. |
Lucattini A: Riflessioni sul tempo. Desiderio, fantasia, trauma, contemporaneità. In: Telos, no. 2, pp. 115-124, 2022, ISBN: 9788894707816. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, Lo scritto si sviluppa in quattro paragrafi su tempo e desiderio, tempo e fantasia, tempo e trauma, tempo e contemporaneità. Sono presentati qui alcuni brani scelti da scritti di quattro Autori: il primo di Sigmund Freud il fondatore della psicoanalisi, il secondo di Charles Hanley che critica e amplia il concetto freudiano, il terzo di Laura Salisbury affronta la questione del trauma e della trasformazione della percezione e del concetto di tempo attraverso il vertice di osservazione della Seconda guerra mondiale e si conclude con le riflessioni di Giuseppe Civitarese che focalizza il tema del tempo in Wilfred Bion. Ci è sembrato importante affrontare sia la questione del tempo nella guerra per dare voce e uno strumento interpretativo a dinamiche individuali e collettive che gli echi di guerre attuali, provocano a livello inconscio, relazionale e sociale. |
Urlic I: Jacques Lacan e il suo contributo alla comprensione della relazione interpersonale. L’annuncio di nuovi tempi. In: Telos, no. 2, pp. 127-145, 2022. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, La pandemia di COVID-19 e il manifestarsi sempre più rapido delle conseguenze dei cambiamenti climatici rappresentano una seria minaccia. L’organizzazione della vita passa sempre più attraverso l’informazione tecnica e i canali di comunicazione, quindi, indirettamente senza contatti con la vita. Immerso in questo mondo virtuale, l’uomo di oggi vive sempre meno autonomamente e segue sempre di più le innovazioni tecniche. Il presente lavoro propone una breve panoramica storica dello studio dello sviluppo psicologico dell'uomo negli ultimi 150-200 anni, con particolare riferimento agli studi condotti dallo psichiatra e psicoanalista francese Jacques Lacan. Questi ha formulato in modo originale la complessità degli elementi che partecipano alla formazione della personalità e alla formazione delle relazioni interpersonali. Come psichiatra e psicoanalista, ha dato un contributo significativo alla psicoanalisi e alla filosofia ed è stato definito lo psicoanalista più controverso dopo Freud. Lacan ha contribuito in modo significativo alla consapevolezza, all'analisi e alla comprensione delle relazioni interpersonali e all’originalità della formazione dell'essere umano. |
Agius M; Agius M: La relazione tra estrogeni, progesterone, il ciclo mestruale e la cognizione. Il ruolo dei recettori degli estrogeni nel cervello. In: Telos, no. 2, pp. 149-178, 2022, ISBN: 9788894707816. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, Le donne in età fertile sperimentano la variazione ciclica degli ormoni estrogeni e progesterone durante un ciclo che dura circa un mese. In questo articolo desideriamo descrivere come questi ormoni modulano i livelli di cognizione, umore e ansia delle donne sane durante questo ciclo. |
Pagnotta FP: I giovani e il Covid. Stanchi ma resilienti. In: Telos, no. 2, pp. 209-217, 2022, ISBN: 9788894707816. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, In questi ultimi due anni e mezzo, un fenomeno che ha inciso profondamente nella vita di ciascuno di noi è stato il coronavirus. La tristezza e la paura sono stati i due sentimenti principali che hanno accomunato tutti, dai più adulti ai più giovani, e sono stati soprattutto questi ultimi ad aver dovuto fare delle rinunce che si sono ripercosse negativamente sulla loro vita. Il totale isolamento ha, infatti, determinato l’insorgere di varie problematiche quali la paura dell’altro, l’ansia e la depressione. La tristezza di non poter condividere il proprio tempo insieme agli amici ha fatto si che la maggior parte dei giovani individuasse il mondo virtuale come il luogo all’interno del quale potersi rifugiare, al fine di cercare un contatto con gli altri. La frequentazione del web se da un lato ha prodotto degli effetti benefici, dall’altro, attraverso l’eccessivo uso dei social network ha determinato l’intensificarsi di fenomeni importanti quali il cyberbullismo. Da qui la necessità di riconsiderare il valore della socializzazione e della vita |
Minuti A; Zebi L; Moretti P; Tortorella A: I disturbi d’ansia nel periodo perinatale: effetti della pandemia COVID-19. In: Telos, no. 2, pp. 219-231, 2022, ISBN: 9788894707816. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, La gravidanza può rappresentare un momento di notevole impatto emotivo nella vita di una donna, avere una salienza considerevole nel quadro esistenziale e identitario di una persona e costituire quindi un evento-stimolo che determina l’espressione di una vulnerabilità psichica. Nelle gestanti, la pandemia da COVID-19 ha rappresentato un’ulteriore difficoltà in quanto elemento di ostacolo nell’accesso ai percorsi terapeutico-assistenziali e di prevenzione dedicati alle donne in gravidanza, ma anche come evento stressante che ha portato a sperimentare insicurezza verso il futuro e a sviluppare preoccupazioni. Il nostro lavoro si propone di inquadrare i disturbi d’ansia nel periodo gestazionale, ponendo una particolare attenzione allo spettro dei disturbi d’ansia nelle gestanti durante il periodo della pandemia COVID-19. |
Agius M; Agius M: L’esposizione al trauma, in particolare al trauma di guerra, causa cambiamenti di personalità?. In: Telos, no. 1, 2022, ISBN: 9788894707809. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, Il trauma mentale è una conseguenza della guerra. Qui Nel nostro articolo consideriamo se l’infliggere un tale trauma, che potrebbe causare cambiamenti di personalità, debba essere considerato di per sé un crimine di guerra. |
Aldi G: I disturbi di personalità: per una epistemologia della comprensione. In: Telos, no. 2, 2022, ISBN: 9788894707809. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, Il disturbo di personalità è un’entità epistemica di indubbio interesse e di non facile approccio. In esso la linea di confine tra stato di salute e stato di malattia, già di per sé sfumata in molte condizioni psichiche minori, diventa labile e di non semplice definizione. In questo articolo cercheremo di porre alcune questioni circa la complessità delle categorie diagnostiche necessarie a formulare una diagnosi di disturbo di personalità. Lo faremo ponendo l’accento sui nodi controversi e sui pericoli che l’uso acritico di determinati costrutti può determinare. Porremo anche l’accento sulla necessità di individuare nuovi schemi interpretativi per comprendere al meglio la patologia di personalità delle nuove generazioni e della fascia adolescenziale, la quale presenta caratteristiche che sembrano resistere ad ogni forzatura e inquadramento che provi ad incasellarle nelle categorie solitamente utilizzate del DSM. |
Aldi R; Pellegrino F: L’approccio dimensionale per i disturbi di personalità nei disturbi dello spettro schizofrenico. In: no. 1, 2022, ISBN: 9788894707809. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, L’obiettivo di questo articolo è fornire una trattazione sintetica sui disturbi di personalità ripercorrendo, in primo luogo le tappe storiche fondamentali per la definizione della personalità normale e anormale, dall’antichità fino al DSM-5 e la proposta di un approccio dimensionale ai disturbi di personalità. La diagnosi e classificazione dei disturbi di personalità, si stia spostando sempre più in questo senso pertanto citeremo i principali modelli dimensionali. Sulla scorta di tali considerazioni e cambiamenti, l’attenzione di questo lavoro viene posta sui disturbi di personalità nella schizofrenia e sulla necessità di ulteriori studi a riguardo. |
Del Buono G: Diagnosi differenziale tra disturbo bipolare e disturbo borderline di personalità. In: Telos, no. 1, 2022, ISBN: 9788894707809. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, La diagnosi differenziale tra il disturbo bipolare la personalità borderline risulta controversa. Entrambi le condizioni manifestano sovrapposizioni di alcuni sintomi come comportamenti impulsivi, instabilità affettiva e rabbia e rabbia inappropriata. Nella letteratura recente, sono stati identificati tre approcci diversi per differenziare le diagnosi delle due condizioni cliniche. Il primo approccio valuta l’efficienza diagnostica dei criteri del DSM riguardo al disturbo borderline. La instabilità affettiva, il criterio maggiormente presente in un campione di border, e con la maggiore sensitività, era quello meno discriminante nel differenziare dai bipolari, avendo la più bassa specificità. La paura di essere abbandonato e il disturbo dell’identità offrivano un’alta specificità per una diagnosi di BPD, e venivano identificati come parte integrali del costrutto del borderline, essendo presente nella stragrande maggioranza dei pazienti. Il secondo approccio prende in considerazione gli usuali parametri clinici (storia familiare, età di esordio, etc). Sebbene, siano state ipotizzate una serie di differenze riguardo alcuni elementi, pochi rivestono un valore significativo. Attualmente le distinzioni fenomenologiche appaiono la componente che maggiormente evidenzia le differenze e riguarda le caratteristiche della depressione (se melanconica o di tiporeattivo), e le differenti modalità di esordio e decorso dei 2 disturbi. Il terzo approccio è andato a considerare le scale psicometriche: la MDQ elaborata per la valutazione dei disturbi bipolari e la MSI per la valutazione dei pazienti borderline. Alcuni items di queste due scale appaiono essere presenti in tutte e due le popolazioni. Altri items delle scale sono più specifici possono quindi aiutare a distinguere le due condizioni il bipolare dal borderline: le manifestazioni cliniche dell’umore prese dall’MDQ possono essere di ausilio nella differenziazione tra le due condizioni. In alcuni studi solo tre items dello MDQ (l’umore elevato l’iperattività ed il decorso episodico del disturbo) distinguevano la malattia bipolare dal disturbo borderline di personalità. |
Lucattini A: Disturbo Anancastico di Personalità e comorbidità con i Disturbi dell’Umore in adolescenza. In: Telos, no. 1, 2022, ISBN: 9788894707809. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, Il disturbo Anancastico di Personalità nella nosografia attuale è inserito all’interno del Disturbo Ossessivo Compulsivo. Il presente contributo parte dall’inquadramento diagnostico e la classificazione attuale, attraverso epidemiologia e studi scientifici, argomenta sull’importanza e la necessità che il processo diagnostico in età evolutiva tenga presente il funzionamento della mente adolescente e il suo sviluppo, e non si soffermi soltanto degli aspetti psicopatologici per cui l’adolescente arrivano alla consultazione con lo specialista, psichiatra e psicoanalista. Inoltre, è sottolineata l’importanza della distinzione nell’ orientamento diagnostico tra disturbi psicopatologici che afferiscono all’area delle nevrosi e delle sindromi psicotiche, che tengono conto dell’eziopatogenesi dei disturbi psicologici e psichiatrici e non si basino esclusivamente sui sintomi. L’esemplificazione clinica a partire dal breakdown evolutivo di un ragazzo adolescente mette in relazione aspetti individuali, traumatici e intrapsichici, con elementi familiari e i fattori scatenanti che hanno portano alla diagnosi e al trattamento. La parte conclusiva del contributo metti in evidenza il processo diagnostico psicoanalitico e l’opportunità che la diagnosi segua il percorso evolutivo e terapeutico del paziente, sia nell’ottica prognostica e di outcome. |
Minò MV: Il concetto d’imputabilità nel disturbo borderline di personalità. In: Telos, no. 1, 2022, ISBN: 9788894707809. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, Nella Sentenza della Suprema Corte n.9163 del 25 gennaio 2005 si ribadisce come anche i “disturbi di personalità” possono costituire causa idonea ad escludere o grandemente scemare in via autonoma e specifica la capacità d’intendere e di volere del soggetto agente, ai fini degli art. 88 e 89 del Codice penale (C.p.) e che siano di consistenza, intensità, rilevanza, gravità tali da incidere concretamente sulla stessa. Non assumono rilievo ai fini dell’imputabilità le altre “anomalie caratteriali” o gli “stati emotivi e passionali” in quanto mancano di incisività sulla capacità di autodeterminazione del soggetto agente. Occorre, pertanto, la sussistenza di un nesso eziologico tra il disturbo mentale e il fatto reato che consenta di ritenere il secondo casualmente determinato dal primo. |
Buonomo R; Grandinetti A; Marino M; Perozziello F; Santolia M: Disturbo borderline di personalità e disforia di genere: tra identità diffuse e affermazione di genere. Il ruolo del trauma cumulativo. In: Telos, no. 1, 2022, ISBN: 9788894707809. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, Nell’attuale pratica clinica, che risponde alle evoluzioni culturali cui assistiamo, si rende sempre più urgente apporre diagnosi differenziale tra Disturbo Borderline di Personalità e Disforia di Genere. Tale esigenza nasce dall’incremento di diagnosi del disturbo di personalità di cui sopra e dall’aumentata richiesta ai servizi di assesment diagnostico (finalizzato ad accertamento diagnosi di Disforia di Genere, al fine di poter accedere a trattamenti ormonali, autorizzazione a cambio di genere anagrafico ed interventi chirurgici mascolinizzanti/femminilizzanti), sostegno psicologico alla transizione, psicoterapia. Il confine della diagnosi differenziale tra i due costrutti appare spesso sottile ed insidioso, soprattutto relativamente alle questioni identitarie; in tale dimensione a fare da spartiacque è il trauma cumulativo. Vi è ampia letteratura a riprova che una carente/assente sintonia madre/figlio, particolarmente nel primo anno e mezzo di vita, si possa configurare come disorganizzatore psichico che risulta potenzialmente all’origine dell’esordio dei Disturbi di Personalità. Le questioni identitarie relative la Disforia di Genere, invece, non hanno genesi traumatica, pur configurandosi, spesso, contenuti traumatici conseguenti e non antecedenti: stigma sociale, senso di non appartenenza ad un corpo di genere non riconosciuto come proprio, ad un ruolo di genere non congruente rispetto al sesso biologico, rifiuto della transizione da parte delle figure di riferimento, transfobia interiorizzata. |
Tavormina G: Percorsi fondamentali per il clinico nella conoscenza del «mixity». In: NeaMente Journal, no. 0, 2022. (Tipo: Journal Article | Abstract)@article{nokey, Il concetto del "mixity" delle fasi disforiche del bipolarismo comprende i sintomi più insidiosi dello spettro bipolare dei disturbi dell'umore: la sovrapposizione tra depressione-irrequietezza-irritabilità-dolore-tensione-ansia può causare un peggioramento dei disturbi dell'umore e nelle fasi più acute può causare un aumentato rischio di gravi aspetti comportamentali tra cui omicidio e suicidio che spesso ascoltiamo dalla cronaca. Il "mixity" è una nozione dinamica che descrive la presenza di sintomi sovrapposti di stati misti, in un livello di intensità crescente. L'utilizzo precoce della scala di valutazione su stati misti, "GT-MSRS", che può dimostrare il livello di "mixity" del disturbo dell'umore, può impedirlo. Gli stati misti si verificano in media nel 40% dei pazienti bipolari nel corso della vita; quando si considera il bipolarismo la nozione di "mixity" diventa il punto di riferimento concettuale del processo diagnostico. |
Franza F; Vacca A; Minò MV; Franza A; De Paola A; Papa F; Conte G; Ferrara I; Solomita B; Tavormina G: Ansia, speranza e burnout nei caregivers di pazienti psicotici durante la pandemia da COVID-19. In: NeaMente Journal, no. 0, 2022. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, The Covid-19 Pandemic increased the workload of healthcare workers (HCW). Working under stressful conditions became harder for HCW who take care of people affected by serious and chronic physical and psychic pathologies. Psychiatric pathologies in over-65 patients are responsible for important consequences on their healthcare workers’ psychic and physical health. In our observational study, an exploratory design evaluated the effects of work-related stress on a group of HCW who take care of psychiatric patients residing in psychiatric rehabilitation residential facilities. The results obtained during a one-year evaluation period, during the Covid-19 pandemic, showed a significant increase in stress, burnout and anxiety in all of the examined HCW [ProQoL (ST: T-test P: 0.012); CBI (Time: p > 0.000, S dimension: p < 0.000)]. Instead, a decrease in work-related satisfaction was observed (ProQoL: CS: p: 0.01). The analysis of the subgroup showed an increase in BO subscale (Burnout) in moderate-to-high values, especially in the nurses' group (T0 vs t1: 50% vs 68.75%). After one year, ia reduction of hope was observed (Total p = 0.0001, Square Eta = 0.252; T-Score = 4.381; mean 6.236 vs 8.614). However, the limit of our study directs at a broader longitudinal study and suggests an in-depth study and subsequent more in-depth evaluations. |
Del Buono G: Classificazione e diagnosi dei disturbi di personalità. Introduzione: Categorie e dimensioni. In: NeaMente Journal, no. 0, 2022. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, This paper would introduce the approach to the diagnosis of personality disorders of ICD-11, that is the International Classification of Diseases, edited by World Health Organization (WHO). ICD-11 has embraced a fully dimensional approach to the diagnosis of personality disorders: all diagnostic categories (borderline, paranoid, narcissistic, etc.) are suppressed and an only personality disorder is left. At first, the clinician is required to evaluate wheth¬er the individual’s clinical presentation meets the general diag¬nostic requirements for personality disorder, with evaluation of personality global functioning, focusing on the impairment of self and interpersonal functioning. The task of clinician is to determine the degree and pervasiveness of disturbances of self and interpersonal functioning. In the following step, the clinician determines whether a diagnosis of mild, moderate or severe personality disorder is appropriate. In addition, the user have the possibility to code a sub-clinic level: Personality Difficulty. This manual also includes the option of specifying a Borderline Pattern Qualifier, adapted from the DSM-5 criteria for Borderline Personality Disorder. Furthermore, personality disorders are described by indi¬cating the presence of maladaptive personality traits. Five trait domains are included: negative affectivity, detachment, dissociality, disinhibition, and anankastia. These trait qualifiers describe the individual patterns of personality that contribute to the global personality dysfunction. |
Lucattini A: Silver lining playbook. I disturbi affettivi dell’umore in adolescenza. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, In questo lavoro vengono presi in esame i “Disturbi Affettivi dell'Umore” con focus le loro manifestazioni e di insorgenze durante l'età evolutiva, In particolare durante l'adolescenza. I disturbi sono esaminati a partire delle classificazioni internazionali, gli aspetti epidemiologici aggiornati, le manifestazioni cliniche, la diagnosi e i trattamenti con un particolare attenzione al trattamento psicoanalitico sia sotto forma di psicoterapia psicoanalitica che analisi in senso classico. La parte clinica del lavoro è affrontata attraverso al trattamento ancora in corso di un tardo adolescente, mostrando come il trattamento la collaborazione tra psichiatra e psicoanalista, abbia portato ad un pieno recupero del paziente e alla sua stabilizzazione. Inoltre, nel tempo ha anche permesso una ridefinizione clinica sia dell'episodio acuto che della diagnosi attuale che, come tipico nell'adolescenza, è in divenire ed è modulata in base alle manifestazioni cliniche, ai trattamenti, all’evoluzione e alla crescita personale del paziente. Inoltre, anche in relazione al contesto familiare e sociale in cui il paziente vive. |
Brufani F; Lupatelli I; Menculini G; De Giorgi F; Sciarma T; Moretti P; Tortorella A: Note storiche sul trauma in psicopatologia: i contributi dal XIII secolo ad oggi. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, Il significato di trauma dal punto di vista psicopatologico si rivela complesso e mutevole nella misura in cui la società e i suoi valori sono in continuo cambiamento. In questo breve articolo saranno ripercorsi la nascita del trauma e i cambiamenti nella sua concezione che si sono susseguiti nella storia. Verranno dapprima introdotti i principali studiosi che con le loro teorie hanno posto il problema della caratterizzazione del trauma, dividendosi tra sostenitori dell’obiettività clinica dei sintomi post-traumatici e sostenitori della predominanza della soggettività nella risposta al trauma. Sarà successivamente approfondita la storia della nascita del trauma a cavallo tra XVII e XVIII prendendo in considerazione il ruolo della Rivoluzione Industriale nel contesto storico in cui sono nate le prime teorie riguardanti il trauma. Il nostro lavoro di ricerca proseguirà con l’inquadramento del trauma dal punto di vista psicodinamico da parte del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, il quale fu anche tra i primi ad occuparsi di trauma infantile, seppur solo dal punto di vista delle conseguenze che questo può avere sul soggetto una volta adulto. Infine, sarà affrontato il tema delle guerre del XX secolo che hanno fortemente contribuito a risvegliare l’interesse sull’argomento e a costruire l’attuale definizione di trauma e di patologia post-traumatica. |
De Giorgi F; Brufani F; Menculini G; Pierotti V; Scopetta F; Baldini I; Moretti P; Tortorella A: Utilizzo degli antipsicotici lai al primo episodio psicotico: Un caso clinico di switch da aripiprazolo a paliperidone palmitato. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, Il primo episodio psicotico (First Episode of Psychosis, FEP), inteso come la prima manifestazione clinica di sintomatologia psicotica, sottende traiettorie di malattia che possono differire le une dalle altre. Una parte dei soggetti sperimenta infatti una remissione sostenuta nel tempo, una minoranza risulta essere resistente al trattamento antipsicotico sin dall’esordio della malattia, mentre la maggior parte raggiunge una iniziale remissione per poi andare incontro a fasi di riacutizzazione. Una breve durata di malattia non trattata (duration of untreated psychosis, DUP) si correla ad una migliore risposta al trattamento e a una riduzione delle ospedalizzazioni e del rischio suicidario. Questo case report tratta di un FEP in un giovane adulto con DUP prolungata, in cui si è scelta la terapia con antipsicotici in formulazione long acting-injectable (LAI). Al primo ricovero è stato utilizzato aripipraziolo LAI, mentre al secondo ricovero, data la riacutizzazione della sintomatologia, si è optato per lo switch a paliperidone palmitato. La terapia con paliperidone ha determinato un sensibile miglioramento del quadro psicopatologico, valutato dalle scale “Brief Psychiatric Rating Scale” (BPRS) e “Positive and Negative Syndrome Scale” (PANSS). Gli antipsicotici LAI si rivelano una valida opzione terapeutica in soggetti di giovane età con FEP e l’impostazione del trattamento con LAI sin dalle prime fasi di malattia può contribuire al rapido miglioramento della sintomatologia e dell’aderenza. |
Del Buono G: Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Prima Parte. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, Il presente articolo vuole tracciare lo sviluppo storico dei concetti di psicosi e schizofrenia fino ai moderni sistemi di classificazione. Il lavoro comincia con Canstatt e Feuctherleben che hanno introdotto il termine di psicosi nel XIX secolo; continua con le citazioni di Kraepelin, Bleuler, Jaspers e Schneider, che hanno stabilito i principi generali della sindrome schizofrenica, fino ai moderni sistemi nosografici come il DSM e l’ICD. Nella tradizione fenomenologica, verrà accennato al contributo di Minkowski e Blankenburg. Minkowski è stato il primo a cogliere il concetto di nucleo della sindrome schizofrenica e ad elevarlo a un adeguato livello teorico. Blamnkenburg, invece, ha introdotto la “crisi del senso comune”, cioè la capacità di vedere le cose nella giusta prospettiva, un senso di proporzione, un gusto per ciò che è adeguato, appropriato, probabile e rilevante. Dagli anni 70 in poi, l’attenzione dei ricercatori è stata rivolta alla dicotomia tra i sintomi positivi e negativi, e questi ultimi che sono stati immaginati come il deficit rpiamrio della schizophrenia. La Scuola di Bonn ha elaborato l’ipotesi dei sintomi di base, che sarebbero disturbi neuriopsicologici, percepiti dal paziente e che posoono essere esplorati con il metodo fenomenologico. Poi, si parlerà di Kapur, che considera la psicosi come un disturbo della salienza aberrante, fornendo uno strumento euristico per legare la neurobiologia (cervello) alla esperienza fenomenolgica (mente). E infine, c’è l’ultimo passaggio: il DSM-III (con “la rivoluzione operativa”), il DSM-IV ed il DSM-5 che hanno perso il nucleo clinico, la Gestalt, della schizophrenia. |
Del Buono G: Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Seconda parte: i disturbi del sé. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, Attualmente, i ricercatori di tradizione fenomenologica stanno lavorando su un interessante e promettente approccio alla diagnosi, che vede il nucleo della sindrome schizofrenica in una forma di disturbo del Sé. Due livelli del Sé esperienziale sono stati proposti: Il Sé di base ed il Sé narrativo. La sindrome nucleare della schizofrenia può essere descritta come un disturbo dell’autocoscienza, ed è descritta come un disturbo della formazione pre-riflessiva dell’esperienza più specificatamente come un deterioramento dell’autoconsapevolezza pre-riflessiva. E si ipotizza che sia specifico per lo spettro schizofrenico così come per la fase prodromica della schizofrenia. L’alterata esperienza di Sé o dell’Individualità può sottostare e costituire la genesi di molti sintomi psicotici, di livello superficiale, come deliri e allucinazioni. È stato anche elaborato uno strumento psicometrico, orientato in senso fenomenologico, per valutare queste anomalie del della esperienza del Sé: l’EASE. I primi dati ricavati empiricamente supportano l’intuizione clinica che anomalie del Sé costituiscano la manifestazione nucleare dei disturbi dello spettro schizofrenico. Infine, si vuole rimarcare che studi recenti di stampo neuroscientifico hanno dimostrato che un gruppo particolare di regioni cerebrali, come quelle situate medialmente sono associate a stimoli che sono correlate in maniera specifica al Sé e si distinguono da altre regioni che non si correlano al Sé. |
Franza F; Ferrara I; Solomita B: Gli insegnamenti “dimenticati”: riflessioni sull’incontro e scontro delle competenze in ambito psichiatrico nella gestione delle psicosi primarie. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, La comunicazione e l’osservazione sono due straordinari strumenti che consentono l’interazione tra i due protagonisti della relazione in psichiatria (il mHCW e il paziente). La psichiatria, intendendo l’insieme dei saperi di tutte le discipline che affrontano il disagio psicologico (ad es., neuroscienze, psicologia, psicoterapia, riabilitazione etc.), rappresenta il campo di applicazione dell’incontro di questi settori e dei diversi metodi utilizzati nella relazione professionale e scientifica che caratterizza la partecipazione attiva nella situazione vissuta da entrambi i protagonisti. La storia del sapere in psichiatria ci ha lasciato insegnamenti che oggi sembrano dimenticati. Abbiamo l’opportunità di riappropriarcene per valutare e gestire adeguatamente i pazienti affetti da patologie psichiatriche gravi. L’approccio interdisciplinare diventa insostituibile quando il mHCW incontra il paziente affetto da una psicosi primaria. |
Ferrara I: Psichiatria di prossimità . In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract)@article{nokey, La riabilitazione della psichiatria non asilare plana oltre ogni confine. In essa non è l’estetica molto a cambiare, ma la sostanza. E la prossimità autentica, empatica e piena di ascolto attivo, è la preziosa e necessaria alleata per percorrere il semplice quanto complesso sentiero riabilitativo, che rischia spesse volte, di divenire psichiatria scolastica o peggio un malfatto intrattenimento scientifico moderno. Ma la prossimità non è solo un fare, una vicinanza spaziale, un esserci, ma un essere, che si arricchisce, muta, per mezzo dello studio, della ricerca, della vita esperita e vissuta consapevolmente, e in virtù dell’attenzione per il mondo, gli altri, sé stessi, certi che ognuno è fonte unica, preziosa e meravigliosa del e per il mondo. Riuscire a essere protagonisti della psichiatria di prossimità è un magico privilegio da poter conquistare, avendo memoria che la riabilitazione come il progresso non si trincera, non si schiera, non si chiude, né si socchiude, ma si apre, abbatte le barriere, i pregiudizi, è democratico e libero, accoglie e non esclude. Povero chi si arrocca alle proprie conoscenze e convinzioni, impedendosi di godere delle opportunità, ricchezze e conoscenze altrui, del passato, dell’oggi e del futuro. |
Pinto G: Promuovere la recovery dopo il primo episodio di psicosi. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, Il buon esito del trattamento della psicosi all’esordio è da una parte legato alla tempestività dell’intervento, con conseguente riduzione della durata di psicosi non trattata (Duration of Untreated Psychosis, DUP), dall’altra alla qualità degli interventi terapeutici e psicosociali messi in atto. Nei primi 2-5 anni si può determinare l’evoluzione verso la cronicizzazione o verso la recovery. Più del 70% dei casi di psicosi franca sono preceduti da una fase in cui compaiono segnali di disagio e di difficoltà in un periodo di durata variabile in media tra 2 e 4 anni. Gli interventi multidimensionali sono volti sia a prevenire la comparsa della franca psicosi che a mitigare l’effetto long- time dei sintomi negativi, cognitivi e più in generale a salvaguardare il funzionamento dell’individuo. Le recenti ricerche indicano la interazione dei fattori biologico-clinico con fattori di natura psico sociale quali la cognizione sociale, o la resilienza, nonché l’importanza di servizi facilmente raggiungibili e di supporti economici quali fattori influenzanti il funzionamento sociale dei pazienti psicotici. Avendo le ricerche evidenziato che nessun fattore è prevalente e soprattutto che ogni fattore non agisce direttamente ma diviene significativo in virtù della interazione con gli altri, c’è ampio consenso oggi circa la necessità di un intervento multidimensionale specifico ed immediato, la cui assenza influisce sulle ricadute e la cronicizzazione. L’articolo vuole illustrare la possibilità di integrare interventi riabilitativi specifici con altri aspecifici proseguendo la ricerca sui fattori comuni come base della integrazione di una equipe multiprofessionale e della necessaria personalizzazione degli interventi. La Asl Salerno ha istituito una siffatta equipe dal 2016 e stiamo, in vero, per produrre una prima significativa valutazione degli esiti a distanza di tempo dalla riconquistata salute dei nostri utenti. |
Aldi G: Il mondo senza sole. Riflessioni su psicosi e ritiro sociale. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{nokey, L’articolo muove dalla definizione di psicosi per analizzare alcune manifestazioni di disagio giovanile. In una visione meno dogmatica e meno centrata sulla nosografia del DSM 5 occorre, a parere dello scrivente, estendere il concetto di psicosi ad alcune modalità con cui si manifestano fenomeni come ritiro sociale e violenza filio-parentale. Dietro questi fenomeni sociali si nasconde spesso una gravità di tipo psicotico con caratteristiche peculiari e tipiche, legate al modo di crescere delle nuove generazioni, modo che non prepara i giovani a fronteggiare la complessità del mondo attuale. Proprio dalla frattura tra complessità del mondo moderno e fragilità delle nuove generazioni emergono i presupposti per un crollo psicologico che porta a ritirarsi dal mondo o a aggredirei propri genitori. L’autore prende in prestito alcuni concetti dei Ernesto De Martino per evidenziare il ruolo dei fattori storico-culturali nella genesi dei fenomeni psicopatologici. |
Perito M: La precarietà esistenziale ai tempi del COVID-19. In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{Perito2020, A fine dicembre, inizio Gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità viene informata dalle autorità Cinesi dell’esistenza e la conseguente diffusione di una polmonite letale, un virus ad alta contagiosità, conosciuto come COVID-19; da allora in poi le vite di tutti gli esseri umani sono cambiate. In questo articolo sono riportate osservazioni e riflessioni emerse dalla mia esperienza clinica e personale, relativa all’emergenza sanitaria e sociale che stiamo vivendo. Le mie considerazioni hanno posto l’attenzione sulla precarietà emotiva che caratterizza questa esperienza, quanto mai soverchiante e totalizzante, sullo stravolgimento della dimensione temporale in fase emergenziale, sull’importanza dell’umanizzazione dei processi di cura, concetto a volte abusato, ma più che mai fondamentale in questo tempo e su un concetto già dipanato molti anni addietro, ma che ho trovato pertinente al momento di incertezza che stiamo vivendo la “la Negative Capability” (Keats 1817). |
Solomita B; Franza F: Lutto "Senza Corpo". In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{Solomita2020, Il lutto è un processo psicologico individuale, familiare e sociale conseguente alla morte di una persona cara e durante il quale il dolore provocato dalla sua perdita segue diverse fasi che condurranno alla riorganizzazione e all’accettazione dell’evento luttuoso. In questo articolo saranno esaminati alcuni processi di elaborazione che possono consentire di analizzare i processi e le strutture culturali, sociali e religiose come conseguenza del “lutto senza corpo”; cioè della elaborazione del lutto dei familiari che hanno vissuto la perdita della persona cara senza poter ritualizzare la funzione sociale del funerale per lo scoppio della pandemia da coronavirus. Saranno, inoltre, sintetizzati alcuni processi biologici e neurologici che modulano e consentono il processo dell’elaborazione del lutto. |
Areniello P: Il silenzio dell'escluso. In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links: )@article{Areniello2020, Brevi riflessioni tra arte e letteratura sulla condizione dell’escluso. Un percorso che va dai silenzi del Mastro – don Gesualdo di Verga alla condizione dell’isolamento di Leopardi, alla Emily Dickinson che si esclude dalla società. Passando per il non finito nel campo dell’arte, al film interamente senza parole di Ettore Scola per concludere con la “pagina bianca” di una certa narrativa contemporanea come invito alla conoscenza e a scrivere ancora. |
Del Buono G: Reazioni psichiche alla pandemia da Coronavirus. In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020. (Tipo: Journal Article | Abstract)@article{DelBuono2020b, In questo lavoro si discute della diffusione della pandemia dovuta a Covid-19, e come questa può indurre ed elicitare risposte emotivo-psicologiche in una larga parte della popolazione. La storia ha presentato già altri fenomeni pandemici, e nel 1920, proprio Freud perse una figlia a causa della influenza spagnola. La diffusione delle problematiche emotive ha fatto parlare qualcuno di contagio emotivo. I disturbi psichici che potranno diffondersi a breve con un’alta prevalenza nella popolazione appartengono a quei disturbi che il DSM-5 classifica come correlati allo stress ed al trauma. I più frequenti fra questi saranno i disturbi dell’adattamento e disturbo da stress post-traumatico, il più noto di tuti. Ma le manifestazioni comportamentali includono anche quelle dovute ad una difficoltà nel controllo degli impulsi che si traducono in espressioni comportamentali di rabbia. Ma c’è anche un altro fenomeno che si diffonde, coloro che sono convinti che l’epidemia sia dovuto ad un complotto di non meglio identificate persone, che hanno messo in atto tali comportamenti per arrecare sofferenza. Questo modalità di pensiero assomiglia e simile a modalità di pensiero delirante dei paranoici. |
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2022
F, Nardini; L, Petrangeli; d'Errico I,: A proposito di tempi e luoghi della conoscenza e della cura della follia e dei folli. In: Telos, no. 2, pp. 13-23, 2022, ISBN: 9788894707816. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {A proposito di tempi e luoghi della conoscenza e della cura della follia e dei folli},
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abstract = {Marcello Nardini, è stato psichiatra clinico, psicopatologo e fenomenologo. Nel suo approccio alla “immaterialità” della malattia mentale, ha sempre cercato di intessere un dialogo tra le varie scienze “della mente”. La sua maniera di fare scienza non è stata quella di riferirsi dogmaticamente a moduli aprioristicamente dati, bensì di intessere un dialogo tra la “immaterialità della malattia mentale” , le influenze nord americane evidence–based, con la psicopatologia di natura filosofica, fenomenica e le neuroscienze. Il tutto nella profonda consapevolezza delle differenze tra persone, mentalità, percorsi di vita, condizioni. Connettere le invarianti esperienziali con la storicità della persona, coglierne la mobilità e la mutabilità. Cercare la comprensione del Significato senza appellarsi tout court a genesi esclusivamente in termini di dinamica neurale, devitalizzando così l’esperienza effettiva destoricizzandola. E ancora guardare alle neuroscienze tramite tecnologie in grado di afferrare l’esperienza allo stato nascente e spiegare l’esperienza fenomenologica anche in relazione alla dinamica cerebrale. Percepire la parzialità del descrivere ed ordinare la realtà fenomenica esclusivamente in termini nosografici e ricorrere alla psicopatologia. A tutto questo è stata dedicata la vita professionale di Marcello Nardini. },
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Marcello Nardini, è stato psichiatra clinico, psicopatologo e fenomenologo. Nel suo approccio alla “immaterialità” della malattia mentale, ha sempre cercato di intessere un dialogo tra le varie scienze “della mente”. La sua maniera di fare scienza non è stata quella di riferirsi dogmaticamente a moduli aprioristicamente dati, bensì di intessere un dialogo tra la “immaterialità della malattia mentale” , le influenze nord americane evidence–based, con la psicopatologia di natura filosofica, fenomenica e le neuroscienze. Il tutto nella profonda consapevolezza delle differenze tra persone, mentalità, percorsi di vita, condizioni. Connettere le invarianti esperienziali con la storicità della persona, coglierne la mobilità e la mutabilità. Cercare la comprensione del Significato senza appellarsi tout court a genesi esclusivamente in termini di dinamica neurale, devitalizzando così l’esperienza effettiva destoricizzandola. E ancora guardare alle neuroscienze tramite tecnologie in grado di afferrare l’esperienza allo stato nascente e spiegare l’esperienza fenomenologica anche in relazione alla dinamica cerebrale. Percepire la parzialità del descrivere ed ordinare la realtà fenomenica esclusivamente in termini nosografici e ricorrere alla psicopatologia. A tutto questo è stata dedicata la vita professionale di Marcello Nardini.N, Zdanowicz; C, Jassogne: Il tempo della psicoterapia per le psicosi è finito?. In: Telos, no. 2, pp. 25-46, 2022, ISBN: 9788894707816. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Il tempo della psicoterapia per le psicosi è finito?},
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abstract = {Contesto: Durante gli anni Sessanta, l’importante sviluppo delle psicoterapie aveva dato origine a grandi speranze per il trattamento delle psicosi. Quel tempo è finito o ci sono ancora pubblicazioni a sostegno del ruolo e dell'efficacia delle psicoterapie di ispirazione psicoanalitica? Metodo: Una ricerca bibliografica realizzata con PubMed, Scopus, Psycart, Cairninfo con le parole: psicodinamica e psicosi o schizofrenia, psicoanalisi e schizofrenia o psicosi, questo per un periodo di 15 anni dal 2005 al 2020. Sono stati esclusi gli articoli che trattano solo questioni teoriche relative alle psicosi o alla schizofrenia. Risultati: Escludendo le metanalisi, che hanno tutte dimostrato una discreta efficacia delle terapie cognitivo-comportamentali, abbiamo mantenuto 63 articoli, di cui 26 con la parola psicoanalisi. Questa osservazione da sola è indicativa della scarsità di pubblicazioni su questi temi, con meno di 5 pubblicazioni all'anno a livello internazionale! Quando si tratta di studi di efficacia, i risultati sono ancora più rari. Abbiamo identificato 11 studi sui 63 articoli selezionati. Solo due di questi studi hanno utilizzato un gruppo di controllo e scale standardizzate. La necessità di standardizzazione ha portato alla creazione di una forma semplificata di psicoterapia, la “Psicoterapia psicanalitica di supporto”. Conclusioni: la necessità di dimostrare l'efficienza anche più dell'efficacia ha avuto la meglio nelle psicoterapie psicoanalitiche delle psicosi. Questa probabilmente non è l'unica ragione. La complessità della teoria delle psicosi e l’assenza di lavori di sintesi ne rendono difficile la trasmissione. Se vogliamo che tutti i progressi teorici che sono stati fatti non vadano persi, dobbiamo garantire un insegnamento più specifico e sintetico. Allo stesso modo, bisogna realizzare studi di più lungo termine affinché un tempo di trattamento sufficiente consenta una valutazione reale dell'efficienza di queste terapie.},
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Contesto: Durante gli anni Sessanta, l’importante sviluppo delle psicoterapie aveva dato origine a grandi speranze per il trattamento delle psicosi. Quel tempo è finito o ci sono ancora pubblicazioni a sostegno del ruolo e dell'efficacia delle psicoterapie di ispirazione psicoanalitica? Metodo: Una ricerca bibliografica realizzata con PubMed, Scopus, Psycart, Cairninfo con le parole: psicodinamica e psicosi o schizofrenia, psicoanalisi e schizofrenia o psicosi, questo per un periodo di 15 anni dal 2005 al 2020. Sono stati esclusi gli articoli che trattano solo questioni teoriche relative alle psicosi o alla schizofrenia. Risultati: Escludendo le metanalisi, che hanno tutte dimostrato una discreta efficacia delle terapie cognitivo-comportamentali, abbiamo mantenuto 63 articoli, di cui 26 con la parola psicoanalisi. Questa osservazione da sola è indicativa della scarsità di pubblicazioni su questi temi, con meno di 5 pubblicazioni all'anno a livello internazionale! Quando si tratta di studi di efficacia, i risultati sono ancora più rari. Abbiamo identificato 11 studi sui 63 articoli selezionati. Solo due di questi studi hanno utilizzato un gruppo di controllo e scale standardizzate. La necessità di standardizzazione ha portato alla creazione di una forma semplificata di psicoterapia, la “Psicoterapia psicanalitica di supporto”. Conclusioni: la necessità di dimostrare l'efficienza anche più dell'efficacia ha avuto la meglio nelle psicoterapie psicoanalitiche delle psicosi. Questa probabilmente non è l'unica ragione. La complessità della teoria delle psicosi e l’assenza di lavori di sintesi ne rendono difficile la trasmissione. Se vogliamo che tutti i progressi teorici che sono stati fatti non vadano persi, dobbiamo garantire un insegnamento più specifico e sintetico. Allo stesso modo, bisogna realizzare studi di più lungo termine affinché un tempo di trattamento sufficiente consenta una valutazione reale dell'efficienza di queste terapie.G, Del Buono: Fenomenologia e neurobiologia del tempo. In: Telos, no. 2, pp. 47-68, 2022, ISBN: 9788894707816. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
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abstract = {Questo lavoro cerca di spiegare la nozione di tempo, partendo dal dominio temporale nella fenomenologia. Il tempo non è un semplice contenuto di coscienza, è una componente chiave dell’esperienza, una componente dinamica del Sé di base. Al livello fenomenologico, riscontriamo delle anomalie dell’esperienza del tempo, e ci riferiamo a questo fattore della temporalità con il termine di tempo “vissuto”. Possiamo esperire il tempo come troppo veloce o troppo lento, continuo o discontinuo, orientato al passato o al futuro, etc. Ma c’è anche un secondo livello della temporalità, che è pretematica, nel senso che rimane nello sfondo della nostra esperienza conscia.
Nella seconda parte dell’articolo, viene esplorata la possibilità che le caratteristiche fenomenologiche spazio-temporali abbiano una correlazione con l’attività neurale. Studi recenti in neuroimaging condotti in Psichiatria, hanno spostato l’attenzione sulla attività spontanea intrinseca del cervello, la cosiddetta attività dello stato di riposo. Tale attività dello stato di riposo è dotata di strutture complesse spaziali e temporali. E l’investigazione su queste strutture spazio-temporali dello stato di riposo può essere condotta in un modo più o meno diretto, andando ad indagare le variabili spaziali come la connettività funzionale all’interno o tra regioni e circuiti cerebrali, e le misure temporali attraverso le fluttuazioni e la variabilità delle frequenze dell’attività cerebrale. Pertanto, alcuni ricercatori hanno suggerito un approccio nuovo alla psicopatologia: “la psicopatologia spaziotemporale”. Tale psicopatologia spazio-temporale concepisce i sintomi psicopatologici in termini spaziotemporali (nello stato di riposo), invece che in termini senso-motori, affettivi o cognitivi (in quanto correlati ad una attività anormale, evocata da stimoli oppure indotta da un compito). In conclusione, la temporalità non è solo una modalità essenziale per investigare la coscienza, e il Sé, ma ha anche rilevanza per studiare la soggettività nelle persone che sono affette da disturbi mentali.},
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Questo lavoro cerca di spiegare la nozione di tempo, partendo dal dominio temporale nella fenomenologia. Il tempo non è un semplice contenuto di coscienza, è una componente chiave dell’esperienza, una componente dinamica del Sé di base. Al livello fenomenologico, riscontriamo delle anomalie dell’esperienza del tempo, e ci riferiamo a questo fattore della temporalità con il termine di tempo “vissuto”. Possiamo esperire il tempo come troppo veloce o troppo lento, continuo o discontinuo, orientato al passato o al futuro, etc. Ma c’è anche un secondo livello della temporalità, che è pretematica, nel senso che rimane nello sfondo della nostra esperienza conscia.
Nella seconda parte dell’articolo, viene esplorata la possibilità che le caratteristiche fenomenologiche spazio-temporali abbiano una correlazione con l’attività neurale. Studi recenti in neuroimaging condotti in Psichiatria, hanno spostato l’attenzione sulla attività spontanea intrinseca del cervello, la cosiddetta attività dello stato di riposo. Tale attività dello stato di riposo è dotata di strutture complesse spaziali e temporali. E l’investigazione su queste strutture spazio-temporali dello stato di riposo può essere condotta in un modo più o meno diretto, andando ad indagare le variabili spaziali come la connettività funzionale all’interno o tra regioni e circuiti cerebrali, e le misure temporali attraverso le fluttuazioni e la variabilità delle frequenze dell’attività cerebrale. Pertanto, alcuni ricercatori hanno suggerito un approccio nuovo alla psicopatologia: “la psicopatologia spaziotemporale”. Tale psicopatologia spazio-temporale concepisce i sintomi psicopatologici in termini spaziotemporali (nello stato di riposo), invece che in termini senso-motori, affettivi o cognitivi (in quanto correlati ad una attività anormale, evocata da stimoli oppure indotta da un compito). In conclusione, la temporalità non è solo una modalità essenziale per investigare la coscienza, e il Sé, ma ha anche rilevanza per studiare la soggettività nelle persone che sono affette da disturbi mentali.V, Fiore: Breve storia del tempo. Dalla mitologia alla fisica quantistica. In: Telos, no. 2, pp. 69-82, 2022, ISBN: 9788894707816. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Breve storia del tempo. Dalla mitologia alla fisica quantistica},
author = {Fiore V},
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abstract = {«Che cos’è il tempo?» è una delle domande fondamentali con cui l’uomo si è confrontato fin dall’antichità, a cui ancora oggi è complesso dare una risposta certa, univoca e che valga per qualsiasi contesto. In questo articolo si tenta di ricostruire una mappatura essenziale del tic tac universale: dalle geniali intuizioni del mondo greco fino ad arrivare alla relatività e alla scoperta dei buchi neri, accennando alle nuove prospettive delle neuroscienze sul tempo percepito, tenendo conto delle implicazioni logiche e filosofiche di alcune scoperte.},
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«Che cos’è il tempo?» è una delle domande fondamentali con cui l’uomo si è confrontato fin dall’antichità, a cui ancora oggi è complesso dare una risposta certa, univoca e che valga per qualsiasi contesto. In questo articolo si tenta di ricostruire una mappatura essenziale del tic tac universale: dalle geniali intuizioni del mondo greco fino ad arrivare alla relatività e alla scoperta dei buchi neri, accennando alle nuove prospettive delle neuroscienze sul tempo percepito, tenendo conto delle implicazioni logiche e filosofiche di alcune scoperte.F, Auzino: Un viaggio nel tempo e la sua relatività. In: Telos, no. 2, pp. 83-96, 2022, ISBN: 9788894707816. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Un viaggio nel tempo e la sua relatività},
author = {Auzino F},
editor = {Aldi G and Franza F},
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isbn = {9788894707816},
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abstract = {Lo scritto si sviluppa in quattro paragrafi su tempo e desiderio, tempo e fantasia, tempo e trauma, tempo e contemporaneità. Sono presentati qui alcuni brani scelti da scritti di quattro Autori: il primo di Sigmund Freud il fondatore della psicoanalisi, il secondo di Charles Hanley che critica e amplia il concetto freudiano, il terzo di Laura Salisbury affronta la questione del trauma e della trasformazione della percezione e del concetto di tempo attraverso il vertice di osservazione della Seconda guerra mondiale e si conclude con le riflessioni di Giuseppe Civitarese che focalizza il tema del tempo in Wilfred Bion. Ci è sembrato importante affrontare sia la questione del tempo nella guerra per dare voce e uno strumento interpretativo a dinamiche individuali e collettive che gli echi di guerre attuali, provocano a livello inconscio, relazionale e sociale.},
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Lo scritto si sviluppa in quattro paragrafi su tempo e desiderio, tempo e fantasia, tempo e trauma, tempo e contemporaneità. Sono presentati qui alcuni brani scelti da scritti di quattro Autori: il primo di Sigmund Freud il fondatore della psicoanalisi, il secondo di Charles Hanley che critica e amplia il concetto freudiano, il terzo di Laura Salisbury affronta la questione del trauma e della trasformazione della percezione e del concetto di tempo attraverso il vertice di osservazione della Seconda guerra mondiale e si conclude con le riflessioni di Giuseppe Civitarese che focalizza il tema del tempo in Wilfred Bion. Ci è sembrato importante affrontare sia la questione del tempo nella guerra per dare voce e uno strumento interpretativo a dinamiche individuali e collettive che gli echi di guerre attuali, provocano a livello inconscio, relazionale e sociale.G, Aldi: Appunti per una psicopatologia del tempo sospeso dei giovani adolescenti. In: Telos, no. 2, pp. 97-114, 2022, ISBN: 9788894707816. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Appunti per una psicopatologia del tempo sospeso dei giovani adolescenti},
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abstract = {L’adolescenza è un passaggio temporale significativo pera traghettarsi verso l’età adulta. Il tempo cronologico, che spinge alla crescita, e il tempo vissuto, che non è pronto per assumere i compiti evolutivi, rischiano di entrare in rotta di collisione e produrre psicopatologia. L’articolo affronta la differenza tra tempo cronologico, ciclo di vita e tempo vissuto e collega la temporalità allo sviluppo del Sé narrativo. Spiega infine come un’alterazione importante dei ritmi temporali nonché della qualità delle relazioni abbia determinato una fragilità del Sé adolescenziale e l’esposizione a virate psicopatologiche.},
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L’adolescenza è un passaggio temporale significativo pera traghettarsi verso l’età adulta. Il tempo cronologico, che spinge alla crescita, e il tempo vissuto, che non è pronto per assumere i compiti evolutivi, rischiano di entrare in rotta di collisione e produrre psicopatologia. L’articolo affronta la differenza tra tempo cronologico, ciclo di vita e tempo vissuto e collega la temporalità allo sviluppo del Sé narrativo. Spiega infine come un’alterazione importante dei ritmi temporali nonché della qualità delle relazioni abbia determinato una fragilità del Sé adolescenziale e l’esposizione a virate psicopatologiche.A, Lucattini: Riflessioni sul tempo. Desiderio, fantasia, trauma, contemporaneità. In: Telos, no. 2, pp. 115-124, 2022, ISBN: 9788894707816. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Riflessioni sul tempo. Desiderio, fantasia, trauma, contemporaneità},
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Lo scritto si sviluppa in quattro paragrafi su tempo e desiderio, tempo e fantasia, tempo e trauma, tempo e contemporaneità. Sono presentati qui alcuni brani scelti da scritti di quattro Autori: il primo di Sigmund Freud il fondatore della psicoanalisi, il secondo di Charles Hanley che critica e amplia il concetto freudiano, il terzo di Laura Salisbury affronta la questione del trauma e della trasformazione della percezione e del concetto di tempo attraverso il vertice di osservazione della Seconda guerra mondiale e si conclude con le riflessioni di Giuseppe Civitarese che focalizza il tema del tempo in Wilfred Bion. Ci è sembrato importante affrontare sia la questione del tempo nella guerra per dare voce e uno strumento interpretativo a dinamiche individuali e collettive che gli echi di guerre attuali, provocano a livello inconscio, relazionale e sociale.I, Urlic: Jacques Lacan e il suo contributo alla comprensione della relazione interpersonale. L’annuncio di nuovi tempi. In: Telos, no. 2, pp. 127-145, 2022. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Jacques Lacan e il suo contributo alla comprensione della relazione interpersonale. L’annuncio di nuovi tempi},
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abstract = {La pandemia di COVID-19 e il manifestarsi sempre più rapido delle conseguenze dei cambiamenti climatici rappresentano una seria minaccia. L’organizzazione della vita passa sempre più attraverso l’informazione tecnica e i canali di comunicazione, quindi, indirettamente senza contatti con la vita. Immerso in questo mondo virtuale, l’uomo di oggi vive sempre meno autonomamente e segue sempre di più le innovazioni tecniche. Il presente lavoro propone una breve panoramica storica dello studio dello sviluppo psicologico dell'uomo negli ultimi 150-200 anni, con particolare riferimento agli studi condotti dallo psichiatra e psicoanalista francese Jacques Lacan. Questi ha formulato in modo originale la complessità degli elementi che partecipano alla formazione della personalità e alla formazione delle relazioni interpersonali. Come psichiatra e psicoanalista, ha dato un contributo significativo alla psicoanalisi e alla filosofia ed è stato definito lo psicoanalista più controverso dopo Freud. Lacan ha contribuito in modo significativo alla consapevolezza, all'analisi e alla comprensione delle relazioni interpersonali e all’originalità della formazione dell'essere umano.},
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La pandemia di COVID-19 e il manifestarsi sempre più rapido delle conseguenze dei cambiamenti climatici rappresentano una seria minaccia. L’organizzazione della vita passa sempre più attraverso l’informazione tecnica e i canali di comunicazione, quindi, indirettamente senza contatti con la vita. Immerso in questo mondo virtuale, l’uomo di oggi vive sempre meno autonomamente e segue sempre di più le innovazioni tecniche. Il presente lavoro propone una breve panoramica storica dello studio dello sviluppo psicologico dell'uomo negli ultimi 150-200 anni, con particolare riferimento agli studi condotti dallo psichiatra e psicoanalista francese Jacques Lacan. Questi ha formulato in modo originale la complessità degli elementi che partecipano alla formazione della personalità e alla formazione delle relazioni interpersonali. Come psichiatra e psicoanalista, ha dato un contributo significativo alla psicoanalisi e alla filosofia ed è stato definito lo psicoanalista più controverso dopo Freud. Lacan ha contribuito in modo significativo alla consapevolezza, all'analisi e alla comprensione delle relazioni interpersonali e all’originalità della formazione dell'essere umano.M, Agius; M, Agius: La relazione tra estrogeni, progesterone, il ciclo mestruale e la cognizione. Il ruolo dei recettori degli estrogeni nel cervello. In: Telos, no. 2, pp. 149-178, 2022, ISBN: 9788894707816. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {La relazione tra estrogeni, progesterone, il ciclo mestruale e la cognizione. Il ruolo dei recettori degli estrogeni nel cervello},
author = {Agius M and Agius M},
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abstract = {Le donne in età fertile sperimentano la variazione ciclica degli ormoni estrogeni e progesterone durante un ciclo che dura circa un mese. In questo articolo desideriamo descrivere come questi ormoni modulano i livelli di cognizione, umore e ansia delle donne sane durante questo ciclo.},
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Le donne in età fertile sperimentano la variazione ciclica degli ormoni estrogeni e progesterone durante un ciclo che dura circa un mese. In questo articolo desideriamo descrivere come questi ormoni modulano i livelli di cognizione, umore e ansia delle donne sane durante questo ciclo.FP, Pagnotta: I giovani e il Covid. Stanchi ma resilienti. In: Telos, no. 2, pp. 209-217, 2022, ISBN: 9788894707816. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {I giovani e il Covid. Stanchi ma resilienti},
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abstract = {In questi ultimi due anni e mezzo, un fenomeno che ha inciso profondamente nella vita di ciascuno di noi è stato il coronavirus. La tristezza e la paura sono stati i due sentimenti principali che hanno accomunato tutti, dai più adulti ai più giovani, e sono stati soprattutto questi ultimi ad aver dovuto fare delle rinunce che si sono ripercosse negativamente sulla loro vita. Il totale isolamento ha, infatti, determinato l’insorgere di varie problematiche quali la paura dell’altro, l’ansia e la depressione. La tristezza di non poter condividere il proprio tempo insieme agli amici ha fatto si che la maggior parte dei giovani individuasse il mondo virtuale come il luogo all’interno del quale potersi rifugiare, al fine di cercare un contatto con gli altri. La frequentazione del web se da un lato ha prodotto degli effetti benefici, dall’altro, attraverso l’eccessivo uso dei social network ha determinato l’intensificarsi di fenomeni importanti quali il cyberbullismo. Da qui la necessità di riconsiderare il valore della socializzazione e della vita},
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In questi ultimi due anni e mezzo, un fenomeno che ha inciso profondamente nella vita di ciascuno di noi è stato il coronavirus. La tristezza e la paura sono stati i due sentimenti principali che hanno accomunato tutti, dai più adulti ai più giovani, e sono stati soprattutto questi ultimi ad aver dovuto fare delle rinunce che si sono ripercosse negativamente sulla loro vita. Il totale isolamento ha, infatti, determinato l’insorgere di varie problematiche quali la paura dell’altro, l’ansia e la depressione. La tristezza di non poter condividere il proprio tempo insieme agli amici ha fatto si che la maggior parte dei giovani individuasse il mondo virtuale come il luogo all’interno del quale potersi rifugiare, al fine di cercare un contatto con gli altri. La frequentazione del web se da un lato ha prodotto degli effetti benefici, dall’altro, attraverso l’eccessivo uso dei social network ha determinato l’intensificarsi di fenomeni importanti quali il cyberbullismo. Da qui la necessità di riconsiderare il valore della socializzazione e della vitaA, Minuti; L, Zebi; P, Moretti; A, Tortorella: I disturbi d’ansia nel periodo perinatale: effetti della pandemia COVID-19. In: Telos, no. 2, pp. 219-231, 2022, ISBN: 9788894707816. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {I disturbi d’ansia nel periodo perinatale: effetti della pandemia COVID-19},
author = {Minuti A and Zebi L and Moretti P and Tortorella A},
editor = {Aldi G and Franza F},
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abstract = {La gravidanza può rappresentare un momento di notevole impatto emotivo nella vita di una donna, avere una salienza considerevole nel quadro esistenziale e identitario di una persona e costituire quindi un evento-stimolo che determina l’espressione di una vulnerabilità psichica. Nelle gestanti, la pandemia da COVID-19 ha rappresentato un’ulteriore difficoltà in quanto elemento di ostacolo nell’accesso ai percorsi terapeutico-assistenziali e di prevenzione dedicati alle donne in gravidanza, ma anche come evento stressante che ha portato a sperimentare insicurezza verso il futuro e a sviluppare preoccupazioni. Il nostro lavoro si propone di inquadrare i disturbi d’ansia nel periodo gestazionale, ponendo una particolare attenzione allo spettro dei disturbi d’ansia nelle gestanti durante il periodo della pandemia COVID-19. },
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La gravidanza può rappresentare un momento di notevole impatto emotivo nella vita di una donna, avere una salienza considerevole nel quadro esistenziale e identitario di una persona e costituire quindi un evento-stimolo che determina l’espressione di una vulnerabilità psichica. Nelle gestanti, la pandemia da COVID-19 ha rappresentato un’ulteriore difficoltà in quanto elemento di ostacolo nell’accesso ai percorsi terapeutico-assistenziali e di prevenzione dedicati alle donne in gravidanza, ma anche come evento stressante che ha portato a sperimentare insicurezza verso il futuro e a sviluppare preoccupazioni. Il nostro lavoro si propone di inquadrare i disturbi d’ansia nel periodo gestazionale, ponendo una particolare attenzione allo spettro dei disturbi d’ansia nelle gestanti durante il periodo della pandemia COVID-19.M, Agius; M, Agius: L’esposizione al trauma, in particolare al trauma di guerra, causa cambiamenti di personalità?. In: Telos, no. 1, 2022, ISBN: 9788894707809. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {L’esposizione al trauma, in particolare al trauma di guerra, causa cambiamenti di personalità?},
author = {Agius M and Agius M},
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abstract = {Il trauma mentale è una conseguenza della guerra. Qui Nel nostro articolo consideriamo se l’infliggere un tale trauma, che potrebbe causare cambiamenti di personalità, debba essere considerato di per sé un crimine di guerra.},
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Il trauma mentale è una conseguenza della guerra. Qui Nel nostro articolo consideriamo se l’infliggere un tale trauma, che potrebbe causare cambiamenti di personalità, debba essere considerato di per sé un crimine di guerra.G, Aldi: I disturbi di personalità: per una epistemologia della comprensione. In: Telos, no. 2, 2022, ISBN: 9788894707809. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {I disturbi di personalità: per una epistemologia della comprensione},
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number = {2},
abstract = {Il disturbo di personalità è un’entità epistemica di indubbio interesse e di non facile approccio. In esso la linea di confine tra stato di salute e stato di malattia, già di per sé sfumata in molte condizioni psichiche minori, diventa labile e di non semplice definizione. In questo articolo cercheremo di porre alcune questioni circa la complessità delle categorie diagnostiche necessarie a formulare una diagnosi di disturbo di personalità. Lo faremo ponendo l’accento sui nodi controversi e sui pericoli che l’uso acritico di determinati costrutti può determinare. Porremo anche l’accento sulla necessità di individuare nuovi schemi interpretativi per comprendere al meglio la patologia di personalità delle nuove generazioni e della fascia adolescenziale, la quale presenta caratteristiche che sembrano resistere ad ogni forzatura e inquadramento che provi ad incasellarle nelle categorie solitamente utilizzate del DSM.},
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Il disturbo di personalità è un’entità epistemica di indubbio interesse e di non facile approccio. In esso la linea di confine tra stato di salute e stato di malattia, già di per sé sfumata in molte condizioni psichiche minori, diventa labile e di non semplice definizione. In questo articolo cercheremo di porre alcune questioni circa la complessità delle categorie diagnostiche necessarie a formulare una diagnosi di disturbo di personalità. Lo faremo ponendo l’accento sui nodi controversi e sui pericoli che l’uso acritico di determinati costrutti può determinare. Porremo anche l’accento sulla necessità di individuare nuovi schemi interpretativi per comprendere al meglio la patologia di personalità delle nuove generazioni e della fascia adolescenziale, la quale presenta caratteristiche che sembrano resistere ad ogni forzatura e inquadramento che provi ad incasellarle nelle categorie solitamente utilizzate del DSM.R, Aldi; F, Pellegrino: L’approccio dimensionale per i disturbi di personalità nei disturbi dello spettro schizofrenico. In: no. 1, 2022, ISBN: 9788894707809. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {L’approccio dimensionale per i disturbi di personalità nei disturbi dello spettro schizofrenico},
author = {Aldi R and Pellegrino F},
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abstract = {L’obiettivo di questo articolo è fornire una trattazione sintetica sui disturbi di personalità ripercorrendo, in primo luogo le tappe storiche fondamentali per la definizione della personalità normale e anormale, dall’antichità fino al DSM-5 e la proposta di un approccio dimensionale ai disturbi di personalità. La diagnosi e classificazione dei disturbi di personalità, si stia spostando sempre più in questo senso pertanto citeremo i principali modelli dimensionali. Sulla scorta di tali considerazioni e cambiamenti, l’attenzione di questo lavoro viene posta sui disturbi di personalità nella schizofrenia e sulla necessità di ulteriori studi a riguardo.},
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L’obiettivo di questo articolo è fornire una trattazione sintetica sui disturbi di personalità ripercorrendo, in primo luogo le tappe storiche fondamentali per la definizione della personalità normale e anormale, dall’antichità fino al DSM-5 e la proposta di un approccio dimensionale ai disturbi di personalità. La diagnosi e classificazione dei disturbi di personalità, si stia spostando sempre più in questo senso pertanto citeremo i principali modelli dimensionali. Sulla scorta di tali considerazioni e cambiamenti, l’attenzione di questo lavoro viene posta sui disturbi di personalità nella schizofrenia e sulla necessità di ulteriori studi a riguardo.G, Del Buono: Diagnosi differenziale tra disturbo bipolare e disturbo borderline di personalità. In: Telos, no. 1, 2022, ISBN: 9788894707809. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Diagnosi differenziale tra disturbo bipolare e disturbo borderline di personalità},
author = {Del Buono G},
editor = {Aldi G and Franza F},
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journal = {Telos},
number = {1},
abstract = {La diagnosi differenziale tra il disturbo bipolare la personalità borderline risulta controversa. Entrambi le condizioni manifestano sovrapposizioni di alcuni sintomi come comportamenti impulsivi, instabilità affettiva e rabbia e rabbia inappropriata. Nella letteratura recente, sono stati identificati tre approcci diversi per differenziare le diagnosi delle due condizioni cliniche.
Il primo approccio valuta l’efficienza diagnostica dei criteri del DSM riguardo al disturbo borderline. La instabilità affettiva, il criterio maggiormente presente in un campione di border, e con la maggiore sensitività, era quello meno discriminante nel differenziare dai bipolari, avendo la più bassa specificità. La paura di essere abbandonato e il disturbo dell’identità offrivano un’alta specificità per una diagnosi di BPD, e venivano identificati come parte integrali del costrutto del borderline, essendo presente nella stragrande maggioranza dei pazienti.
Il secondo approccio prende in considerazione gli usuali parametri clinici (storia familiare, età di esordio, etc). Sebbene, siano state ipotizzate una serie di differenze riguardo alcuni elementi, pochi rivestono un valore significativo. Attualmente le distinzioni fenomenologiche appaiono la componente che maggiormente evidenzia le differenze e riguarda le caratteristiche della depressione (se melanconica o di tiporeattivo), e le differenti modalità di esordio e decorso dei 2 disturbi.
Il terzo approccio è andato a considerare le scale psicometriche: la MDQ elaborata per la valutazione dei disturbi bipolari e la MSI per la valutazione dei pazienti borderline. Alcuni items di queste due scale appaiono essere presenti in tutte e due le popolazioni. Altri items delle scale sono più specifici possono quindi aiutare a distinguere le due condizioni il bipolare dal borderline: le manifestazioni cliniche dell’umore prese dall’MDQ possono essere di ausilio nella differenziazione tra le due condizioni. In alcuni studi solo tre items dello MDQ (l’umore elevato l’iperattività ed il decorso episodico del disturbo) distinguevano la malattia bipolare dal disturbo borderline di personalità.},
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La diagnosi differenziale tra il disturbo bipolare la personalità borderline risulta controversa. Entrambi le condizioni manifestano sovrapposizioni di alcuni sintomi come comportamenti impulsivi, instabilità affettiva e rabbia e rabbia inappropriata. Nella letteratura recente, sono stati identificati tre approcci diversi per differenziare le diagnosi delle due condizioni cliniche.
Il primo approccio valuta l’efficienza diagnostica dei criteri del DSM riguardo al disturbo borderline. La instabilità affettiva, il criterio maggiormente presente in un campione di border, e con la maggiore sensitività, era quello meno discriminante nel differenziare dai bipolari, avendo la più bassa specificità. La paura di essere abbandonato e il disturbo dell’identità offrivano un’alta specificità per una diagnosi di BPD, e venivano identificati come parte integrali del costrutto del borderline, essendo presente nella stragrande maggioranza dei pazienti.
Il secondo approccio prende in considerazione gli usuali parametri clinici (storia familiare, età di esordio, etc). Sebbene, siano state ipotizzate una serie di differenze riguardo alcuni elementi, pochi rivestono un valore significativo. Attualmente le distinzioni fenomenologiche appaiono la componente che maggiormente evidenzia le differenze e riguarda le caratteristiche della depressione (se melanconica o di tiporeattivo), e le differenti modalità di esordio e decorso dei 2 disturbi.
Il terzo approccio è andato a considerare le scale psicometriche: la MDQ elaborata per la valutazione dei disturbi bipolari e la MSI per la valutazione dei pazienti borderline. Alcuni items di queste due scale appaiono essere presenti in tutte e due le popolazioni. Altri items delle scale sono più specifici possono quindi aiutare a distinguere le due condizioni il bipolare dal borderline: le manifestazioni cliniche dell’umore prese dall’MDQ possono essere di ausilio nella differenziazione tra le due condizioni. In alcuni studi solo tre items dello MDQ (l’umore elevato l’iperattività ed il decorso episodico del disturbo) distinguevano la malattia bipolare dal disturbo borderline di personalità.A, Lucattini: Disturbo Anancastico di Personalità e comorbidità con i Disturbi dell’Umore in adolescenza. In: Telos, no. 1, 2022, ISBN: 9788894707809. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Disturbo Anancastico di Personalità e comorbidità con i Disturbi dell’Umore in adolescenza},
author = {Lucattini A},
editor = {Aldi G and Franza F},
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abstract = {Il disturbo Anancastico di Personalità nella nosografia attuale è inserito all’interno del Disturbo Ossessivo Compulsivo. Il presente contributo parte dall’inquadramento diagnostico e la classificazione attuale, attraverso epidemiologia e studi scientifici, argomenta sull’importanza e la necessità che il processo diagnostico in età evolutiva tenga presente il funzionamento della mente adolescente e il suo sviluppo, e non si soffermi soltanto degli aspetti psicopatologici per cui l’adolescente arrivano alla consultazione con lo specialista, psichiatra e psicoanalista. Inoltre, è sottolineata l’importanza della distinzione nell’ orientamento diagnostico tra disturbi psicopatologici che afferiscono all’area delle nevrosi e delle sindromi psicotiche, che tengono conto dell’eziopatogenesi dei disturbi psicologici e psichiatrici e non si basino esclusivamente sui sintomi. L’esemplificazione clinica a partire dal breakdown evolutivo di un ragazzo adolescente mette in relazione aspetti individuali, traumatici e intrapsichici, con elementi familiari e i fattori scatenanti che hanno portano alla diagnosi e al trattamento. La parte conclusiva del contributo metti in evidenza il processo diagnostico psicoanalitico e l’opportunità che la diagnosi segua il percorso evolutivo e terapeutico del paziente, sia nell’ottica prognostica e di outcome.},
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Il disturbo Anancastico di Personalità nella nosografia attuale è inserito all’interno del Disturbo Ossessivo Compulsivo. Il presente contributo parte dall’inquadramento diagnostico e la classificazione attuale, attraverso epidemiologia e studi scientifici, argomenta sull’importanza e la necessità che il processo diagnostico in età evolutiva tenga presente il funzionamento della mente adolescente e il suo sviluppo, e non si soffermi soltanto degli aspetti psicopatologici per cui l’adolescente arrivano alla consultazione con lo specialista, psichiatra e psicoanalista. Inoltre, è sottolineata l’importanza della distinzione nell’ orientamento diagnostico tra disturbi psicopatologici che afferiscono all’area delle nevrosi e delle sindromi psicotiche, che tengono conto dell’eziopatogenesi dei disturbi psicologici e psichiatrici e non si basino esclusivamente sui sintomi. L’esemplificazione clinica a partire dal breakdown evolutivo di un ragazzo adolescente mette in relazione aspetti individuali, traumatici e intrapsichici, con elementi familiari e i fattori scatenanti che hanno portano alla diagnosi e al trattamento. La parte conclusiva del contributo metti in evidenza il processo diagnostico psicoanalitico e l’opportunità che la diagnosi segua il percorso evolutivo e terapeutico del paziente, sia nell’ottica prognostica e di outcome.MV, Minò: Il concetto d’imputabilità nel disturbo borderline di personalità. In: Telos, no. 1, 2022, ISBN: 9788894707809. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Il concetto d’imputabilità nel disturbo borderline di personalità},
author = {Minò MV},
editor = {Aldi G and Franza F},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-che-brutto-carattere-comprendere-i-disturbi-di-personalita/},
isbn = {9788894707809},
year = {2022},
date = {2022-07-11},
urldate = {2022-07-11},
journal = {Telos},
number = {1},
abstract = {Nella Sentenza della Suprema Corte n.9163 del 25 gennaio 2005 si ribadisce come anche i “disturbi di personalità” possono costituire causa idonea ad escludere o grandemente scemare in via autonoma e specifica la capacità d’intendere e di volere del soggetto agente, ai fini degli art. 88 e 89 del Codice penale (C.p.) e che siano di consistenza, intensità, rilevanza, gravità tali da incidere concretamente sulla stessa. Non assumono rilievo ai fini dell’imputabilità le altre “anomalie caratteriali” o gli “stati emotivi e passionali” in quanto mancano di incisività sulla capacità di autodeterminazione del soggetto agente. Occorre, pertanto, la sussistenza di un nesso eziologico tra il disturbo mentale e il fatto reato che consenta di ritenere il secondo casualmente determinato dal primo.},
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Nella Sentenza della Suprema Corte n.9163 del 25 gennaio 2005 si ribadisce come anche i “disturbi di personalità” possono costituire causa idonea ad escludere o grandemente scemare in via autonoma e specifica la capacità d’intendere e di volere del soggetto agente, ai fini degli art. 88 e 89 del Codice penale (C.p.) e che siano di consistenza, intensità, rilevanza, gravità tali da incidere concretamente sulla stessa. Non assumono rilievo ai fini dell’imputabilità le altre “anomalie caratteriali” o gli “stati emotivi e passionali” in quanto mancano di incisività sulla capacità di autodeterminazione del soggetto agente. Occorre, pertanto, la sussistenza di un nesso eziologico tra il disturbo mentale e il fatto reato che consenta di ritenere il secondo casualmente determinato dal primo.R, Buonomo; A, Grandinetti; M, Marino; F, Perozziello; M, Santolia: Disturbo borderline di personalità e disforia di genere: tra identità diffuse e affermazione di genere. Il ruolo del trauma cumulativo. In: Telos, no. 1, 2022, ISBN: 9788894707809. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Disturbo borderline di personalità e disforia di genere: tra identità diffuse e affermazione di genere. Il ruolo del trauma cumulativo},
author = {Buonomo R and Grandinetti A and Marino M and Perozziello F and Santolia M},
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year = {2022},
date = {2022-07-11},
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journal = {Telos},
number = {1},
abstract = {Nell’attuale pratica clinica, che risponde alle evoluzioni culturali cui assistiamo, si rende sempre più urgente apporre diagnosi differenziale tra Disturbo Borderline di Personalità e Disforia di Genere.
Tale esigenza nasce dall’incremento di diagnosi del disturbo di personalità di cui sopra e dall’aumentata richiesta ai servizi di assesment diagnostico (finalizzato ad accertamento diagnosi di Disforia di Genere, al fine di poter accedere a trattamenti ormonali, autorizzazione a cambio di genere anagrafico ed interventi chirurgici mascolinizzanti/femminilizzanti), sostegno psicologico alla transizione, psicoterapia.
Il confine della diagnosi differenziale tra i due costrutti appare spesso sottile ed insidioso, soprattutto relativamente alle questioni identitarie; in tale dimensione a fare da spartiacque è il trauma cumulativo.
Vi è ampia letteratura a riprova che una carente/assente sintonia madre/figlio, particolarmente nel primo anno e mezzo di vita, si possa configurare come disorganizzatore psichico che risulta potenzialmente all’origine dell’esordio dei Disturbi di Personalità.
Le questioni identitarie relative la Disforia di Genere, invece, non hanno genesi traumatica, pur configurandosi, spesso, contenuti traumatici conseguenti e non antecedenti: stigma sociale, senso di non appartenenza ad un corpo di genere non riconosciuto come proprio, ad un ruolo di genere non congruente rispetto al sesso biologico, rifiuto della transizione da parte delle figure di riferimento, transfobia interiorizzata.},
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Nell’attuale pratica clinica, che risponde alle evoluzioni culturali cui assistiamo, si rende sempre più urgente apporre diagnosi differenziale tra Disturbo Borderline di Personalità e Disforia di Genere.
Tale esigenza nasce dall’incremento di diagnosi del disturbo di personalità di cui sopra e dall’aumentata richiesta ai servizi di assesment diagnostico (finalizzato ad accertamento diagnosi di Disforia di Genere, al fine di poter accedere a trattamenti ormonali, autorizzazione a cambio di genere anagrafico ed interventi chirurgici mascolinizzanti/femminilizzanti), sostegno psicologico alla transizione, psicoterapia.
Il confine della diagnosi differenziale tra i due costrutti appare spesso sottile ed insidioso, soprattutto relativamente alle questioni identitarie; in tale dimensione a fare da spartiacque è il trauma cumulativo.
Vi è ampia letteratura a riprova che una carente/assente sintonia madre/figlio, particolarmente nel primo anno e mezzo di vita, si possa configurare come disorganizzatore psichico che risulta potenzialmente all’origine dell’esordio dei Disturbi di Personalità.
Le questioni identitarie relative la Disforia di Genere, invece, non hanno genesi traumatica, pur configurandosi, spesso, contenuti traumatici conseguenti e non antecedenti: stigma sociale, senso di non appartenenza ad un corpo di genere non riconosciuto come proprio, ad un ruolo di genere non congruente rispetto al sesso biologico, rifiuto della transizione da parte delle figure di riferimento, transfobia interiorizzata.G, Tavormina: Percorsi fondamentali per il clinico nella conoscenza del «mixity». In: NeaMente Journal, no. 0, 2022. (Tipo: Journal Article | Abstract | BibTeX) @article{nokey,
title = {Percorsi fondamentali per il clinico nella conoscenza del «mixity»},
author = {Tavormina G},
year = {2022},
date = {2022-06-25},
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journal = {NeaMente Journal},
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abstract = {Il concetto del "mixity" delle fasi disforiche del bipolarismo comprende i sintomi più insidiosi dello spettro bipolare dei disturbi dell'umore: la sovrapposizione tra depressione-irrequietezza-irritabilità-dolore-tensione-ansia può causare un peggioramento dei disturbi dell'umore e nelle fasi più acute può causare un aumentato rischio di gravi aspetti comportamentali tra cui omicidio e suicidio che spesso ascoltiamo dalla cronaca.
Il "mixity" è una nozione dinamica che descrive la presenza di sintomi sovrapposti di stati misti, in un livello di intensità crescente. L'utilizzo precoce della scala di valutazione su stati misti, "GT-MSRS", che può dimostrare il livello di "mixity" del disturbo dell'umore, può impedirlo.
Gli stati misti si verificano in media nel 40% dei pazienti bipolari nel corso della vita; quando si considera il bipolarismo la nozione di "mixity" diventa il punto di riferimento concettuale del processo diagnostico.},
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Il concetto del "mixity" delle fasi disforiche del bipolarismo comprende i sintomi più insidiosi dello spettro bipolare dei disturbi dell'umore: la sovrapposizione tra depressione-irrequietezza-irritabilità-dolore-tensione-ansia può causare un peggioramento dei disturbi dell'umore e nelle fasi più acute può causare un aumentato rischio di gravi aspetti comportamentali tra cui omicidio e suicidio che spesso ascoltiamo dalla cronaca.
Il "mixity" è una nozione dinamica che descrive la presenza di sintomi sovrapposti di stati misti, in un livello di intensità crescente. L'utilizzo precoce della scala di valutazione su stati misti, "GT-MSRS", che può dimostrare il livello di "mixity" del disturbo dell'umore, può impedirlo.
Gli stati misti si verificano in media nel 40% dei pazienti bipolari nel corso della vita; quando si considera il bipolarismo la nozione di "mixity" diventa il punto di riferimento concettuale del processo diagnostico.F, Franza; A, Vacca; MV, Minò; A, Franza; A, De Paola; F, Papa; G, Conte; I, Ferrara; B, Solomita; G, Tavormina: Ansia, speranza e burnout nei caregivers di pazienti psicotici durante la pandemia da COVID-19. In: NeaMente Journal, no. 0, 2022. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Ansia, speranza e burnout nei caregivers di pazienti psicotici durante la pandemia da COVID-19},
author = {Franza F and Vacca A and Minò MV and Franza A and De Paola A and Papa F and Conte G and Ferrara I and Solomita B and Tavormina G},
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year = {2022},
date = {2022-06-03},
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journal = {NeaMente Journal},
number = {0},
abstract = {The Covid-19 Pandemic increased the workload of healthcare workers (HCW). Working under stressful conditions became harder for HCW who take care of people affected by serious and chronic physical and psychic pathologies.
Psychiatric pathologies in over-65 patients are responsible for important consequences on their healthcare workers’ psychic and physical health.
In our observational study, an exploratory design evaluated the effects of work-related stress on a group of HCW who take care of psychiatric patients residing in psychiatric rehabilitation residential facilities. The results obtained during a one-year evaluation period, during the Covid-19 pandemic, showed a significant increase in stress, burnout and anxiety in all of the examined HCW [ProQoL (ST: T-test P: 0.012); CBI (Time: p > 0.000, S dimension: p < 0.000)]. Instead, a decrease in work-related satisfaction was observed (ProQoL: CS: p: 0.01). The analysis of the subgroup showed an increase in BO subscale (Burnout) in moderate-to-high values, especially in the nurses' group (T0 vs t1: 50% vs 68.75%). After one year, ia reduction of hope was observed (Total p = 0.0001, Square Eta = 0.252; T-Score = 4.381; mean 6.236 vs 8.614). However, the limit of our study directs at a broader longitudinal study and suggests an in-depth study and subsequent more in-depth evaluations.
},
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The Covid-19 Pandemic increased the workload of healthcare workers (HCW). Working under stressful conditions became harder for HCW who take care of people affected by serious and chronic physical and psychic pathologies.
Psychiatric pathologies in over-65 patients are responsible for important consequences on their healthcare workers’ psychic and physical health.
In our observational study, an exploratory design evaluated the effects of work-related stress on a group of HCW who take care of psychiatric patients residing in psychiatric rehabilitation residential facilities. The results obtained during a one-year evaluation period, during the Covid-19 pandemic, showed a significant increase in stress, burnout and anxiety in all of the examined HCW [ProQoL (ST: T-test P: 0.012); CBI (Time: p > 0.000, S dimension: p < 0.000)]. Instead, a decrease in work-related satisfaction was observed (ProQoL: CS: p: 0.01). The analysis of the subgroup showed an increase in BO subscale (Burnout) in moderate-to-high values, especially in the nurses' group (T0 vs t1: 50% vs 68.75%). After one year, ia reduction of hope was observed (Total p = 0.0001, Square Eta = 0.252; T-Score = 4.381; mean 6.236 vs 8.614). However, the limit of our study directs at a broader longitudinal study and suggests an in-depth study and subsequent more in-depth evaluations.
G, Del Buono: Classificazione e diagnosi dei disturbi di personalità. Introduzione: Categorie e dimensioni. In: NeaMente Journal, no. 0, 2022. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Classificazione e diagnosi dei disturbi di personalità. Introduzione: Categorie e dimensioni},
author = {Del Buono G},
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year = {2022},
date = {2022-02-05},
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journal = {NeaMente Journal},
number = {0},
abstract = {This paper would introduce the approach to the diagnosis of personality disorders of ICD-11, that is the International Classification of Diseases, edited by World Health Organization (WHO). ICD-11 has embraced a fully dimensional approach to the diagnosis of personality disorders: all diagnostic categories (borderline, paranoid, narcissistic, etc.) are suppressed and an only personality disorder is left.
At first, the clinician is required to evaluate wheth¬er the individual’s clinical presentation meets the general diag¬nostic requirements for personality disorder, with evaluation of personality global functioning, focusing on the impairment of self and interpersonal functioning. The task of clinician is to determine the degree and pervasiveness of disturbances of self and interpersonal functioning. In the following step, the clinician determines whether a diagnosis of mild, moderate or severe personality disorder is appropriate. In addition, the user have the possibility to code a sub-clinic level: Personality Difficulty. This manual also includes the option of specifying a Borderline Pattern Qualifier, adapted from the DSM-5 criteria for Borderline Personality Disorder. Furthermore, personality disorders are described by indi¬cating the presence of maladaptive personality traits. Five trait domains are included: negative affectivity, detachment, dissociality, disinhibition, and anankastia. These trait qualifiers describe the individual patterns of personality that contribute to the global personality dysfunction.},
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This paper would introduce the approach to the diagnosis of personality disorders of ICD-11, that is the International Classification of Diseases, edited by World Health Organization (WHO). ICD-11 has embraced a fully dimensional approach to the diagnosis of personality disorders: all diagnostic categories (borderline, paranoid, narcissistic, etc.) are suppressed and an only personality disorder is left.
At first, the clinician is required to evaluate wheth¬er the individual’s clinical presentation meets the general diag¬nostic requirements for personality disorder, with evaluation of personality global functioning, focusing on the impairment of self and interpersonal functioning. The task of clinician is to determine the degree and pervasiveness of disturbances of self and interpersonal functioning. In the following step, the clinician determines whether a diagnosis of mild, moderate or severe personality disorder is appropriate. In addition, the user have the possibility to code a sub-clinic level: Personality Difficulty. This manual also includes the option of specifying a Borderline Pattern Qualifier, adapted from the DSM-5 criteria for Borderline Personality Disorder. Furthermore, personality disorders are described by indi¬cating the presence of maladaptive personality traits. Five trait domains are included: negative affectivity, detachment, dissociality, disinhibition, and anankastia. These trait qualifiers describe the individual patterns of personality that contribute to the global personality dysfunction.2021
A, Lucattini: Silver lining playbook. I disturbi affettivi dell’umore in adolescenza. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Silver lining playbook. I disturbi affettivi dell’umore in adolescenza},
author = {Lucattini A},
editor = {Aldi G and Franza F},
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date = {2021-12-01},
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journal = {Telos},
number = {2},
publisher = {a},
address = {b},
edition = {c},
chapter = {d},
series = {Telos},
abstract = {In questo lavoro vengono presi in esame i “Disturbi Affettivi dell'Umore” con focus le loro manifestazioni e di insorgenze durante l'età evolutiva, In particolare durante l'adolescenza. I disturbi sono esaminati a partire delle classificazioni internazionali, gli aspetti epidemiologici aggiornati, le manifestazioni cliniche, la diagnosi e i trattamenti con un particolare attenzione al trattamento psicoanalitico sia sotto forma di psicoterapia psicoanalitica che analisi in senso classico. La parte clinica del lavoro è affrontata attraverso al trattamento ancora in corso di un tardo adolescente, mostrando come il trattamento la collaborazione tra psichiatra e psicoanalista, abbia portato ad un pieno recupero del paziente e alla sua stabilizzazione. Inoltre, nel tempo ha anche permesso una ridefinizione clinica sia dell'episodio acuto che della diagnosi attuale che, come tipico nell'adolescenza, è in divenire ed è modulata in base alle manifestazioni cliniche, ai trattamenti, all’evoluzione e alla crescita personale del paziente. Inoltre, anche in relazione al contesto familiare e sociale in cui il paziente vive.},
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In questo lavoro vengono presi in esame i “Disturbi Affettivi dell'Umore” con focus le loro manifestazioni e di insorgenze durante l'età evolutiva, In particolare durante l'adolescenza. I disturbi sono esaminati a partire delle classificazioni internazionali, gli aspetti epidemiologici aggiornati, le manifestazioni cliniche, la diagnosi e i trattamenti con un particolare attenzione al trattamento psicoanalitico sia sotto forma di psicoterapia psicoanalitica che analisi in senso classico. La parte clinica del lavoro è affrontata attraverso al trattamento ancora in corso di un tardo adolescente, mostrando come il trattamento la collaborazione tra psichiatra e psicoanalista, abbia portato ad un pieno recupero del paziente e alla sua stabilizzazione. Inoltre, nel tempo ha anche permesso una ridefinizione clinica sia dell'episodio acuto che della diagnosi attuale che, come tipico nell'adolescenza, è in divenire ed è modulata in base alle manifestazioni cliniche, ai trattamenti, all’evoluzione e alla crescita personale del paziente. Inoltre, anche in relazione al contesto familiare e sociale in cui il paziente vive.F, Brufani; I, Lupatelli; G, Menculini; F, De Giorgi; T, Sciarma; P, Moretti; A, Tortorella: Note storiche sul trauma in psicopatologia: i contributi dal XIII secolo ad oggi. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Note storiche sul trauma in psicopatologia: i contributi dal XIII secolo ad oggi},
author = {Brufani F and Lupatelli I and Menculini G and De Giorgi F and Sciarma T and Moretti P and Tortorella A},
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abstract = {Il significato di trauma dal punto di vista psicopatologico si rivela complesso e mutevole nella misura in cui la società e i suoi valori sono in continuo cambiamento. In questo breve articolo saranno ripercorsi la nascita del trauma e i cambiamenti nella sua concezione che si sono susseguiti nella storia. Verranno dapprima introdotti i principali studiosi che con le loro teorie hanno posto il problema della caratterizzazione del trauma, dividendosi tra sostenitori dell’obiettività clinica dei sintomi post-traumatici e sostenitori della predominanza della soggettività nella risposta al trauma. Sarà successivamente approfondita la storia della nascita del trauma a cavallo tra XVII e XVIII prendendo in considerazione il ruolo della Rivoluzione Industriale nel contesto storico in cui sono nate le prime teorie riguardanti il trauma. Il nostro lavoro di ricerca proseguirà con l’inquadramento del trauma dal punto di vista psicodinamico da parte del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, il quale fu anche tra i primi ad occuparsi di trauma infantile, seppur solo dal punto di vista delle conseguenze che questo può avere sul soggetto una volta adulto. Infine, sarà affrontato il tema delle guerre del XX secolo che hanno fortemente contribuito a risvegliare l’interesse sull’argomento e a costruire l’attuale definizione di trauma e di patologia post-traumatica.},
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Il significato di trauma dal punto di vista psicopatologico si rivela complesso e mutevole nella misura in cui la società e i suoi valori sono in continuo cambiamento. In questo breve articolo saranno ripercorsi la nascita del trauma e i cambiamenti nella sua concezione che si sono susseguiti nella storia. Verranno dapprima introdotti i principali studiosi che con le loro teorie hanno posto il problema della caratterizzazione del trauma, dividendosi tra sostenitori dell’obiettività clinica dei sintomi post-traumatici e sostenitori della predominanza della soggettività nella risposta al trauma. Sarà successivamente approfondita la storia della nascita del trauma a cavallo tra XVII e XVIII prendendo in considerazione il ruolo della Rivoluzione Industriale nel contesto storico in cui sono nate le prime teorie riguardanti il trauma. Il nostro lavoro di ricerca proseguirà con l’inquadramento del trauma dal punto di vista psicodinamico da parte del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, il quale fu anche tra i primi ad occuparsi di trauma infantile, seppur solo dal punto di vista delle conseguenze che questo può avere sul soggetto una volta adulto. Infine, sarà affrontato il tema delle guerre del XX secolo che hanno fortemente contribuito a risvegliare l’interesse sull’argomento e a costruire l’attuale definizione di trauma e di patologia post-traumatica.F, De Giorgi; F, Brufani; G, Menculini; V, Pierotti; F, Scopetta; I, Baldini; P, Moretti; A, Tortorella: Utilizzo degli antipsicotici lai al primo episodio psicotico: Un caso clinico di switch da aripiprazolo a paliperidone palmitato. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Utilizzo degli antipsicotici lai al primo episodio psicotico: Un caso clinico di switch da aripiprazolo a paliperidone palmitato},
author = {De Giorgi F and Brufani F and Menculini G and Pierotti V and Scopetta F and Baldini I and Moretti P and Tortorella A},
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date = {2021-12-01},
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abstract = {Il primo episodio psicotico (First Episode of Psychosis, FEP), inteso come la prima manifestazione clinica di sintomatologia psicotica, sottende traiettorie di malattia che possono differire le une dalle altre. Una parte dei soggetti sperimenta infatti una remissione sostenuta nel tempo, una minoranza risulta essere resistente al trattamento antipsicotico sin dall’esordio della malattia, mentre la maggior parte raggiunge una iniziale remissione per poi andare incontro a fasi di riacutizzazione. Una breve durata di malattia non trattata (duration of untreated psychosis, DUP) si correla ad una migliore risposta al trattamento e a una riduzione delle ospedalizzazioni e del rischio suicidario. Questo case report tratta di un FEP in un giovane adulto con DUP prolungata, in cui si è scelta la terapia con antipsicotici in formulazione long acting-injectable (LAI). Al primo ricovero è stato utilizzato aripipraziolo LAI, mentre al secondo ricovero, data la riacutizzazione della sintomatologia, si è optato per lo switch a paliperidone palmitato. La terapia con paliperidone ha determinato un sensibile miglioramento del quadro psicopatologico, valutato dalle scale “Brief Psychiatric Rating Scale” (BPRS) e “Positive and Negative Syndrome Scale” (PANSS). Gli antipsicotici LAI si rivelano una valida opzione terapeutica in soggetti di giovane età con FEP e l’impostazione del trattamento con LAI sin dalle prime fasi di malattia può contribuire al rapido miglioramento della sintomatologia e dell’aderenza.},
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Il primo episodio psicotico (First Episode of Psychosis, FEP), inteso come la prima manifestazione clinica di sintomatologia psicotica, sottende traiettorie di malattia che possono differire le une dalle altre. Una parte dei soggetti sperimenta infatti una remissione sostenuta nel tempo, una minoranza risulta essere resistente al trattamento antipsicotico sin dall’esordio della malattia, mentre la maggior parte raggiunge una iniziale remissione per poi andare incontro a fasi di riacutizzazione. Una breve durata di malattia non trattata (duration of untreated psychosis, DUP) si correla ad una migliore risposta al trattamento e a una riduzione delle ospedalizzazioni e del rischio suicidario. Questo case report tratta di un FEP in un giovane adulto con DUP prolungata, in cui si è scelta la terapia con antipsicotici in formulazione long acting-injectable (LAI). Al primo ricovero è stato utilizzato aripipraziolo LAI, mentre al secondo ricovero, data la riacutizzazione della sintomatologia, si è optato per lo switch a paliperidone palmitato. La terapia con paliperidone ha determinato un sensibile miglioramento del quadro psicopatologico, valutato dalle scale “Brief Psychiatric Rating Scale” (BPRS) e “Positive and Negative Syndrome Scale” (PANSS). Gli antipsicotici LAI si rivelano una valida opzione terapeutica in soggetti di giovane età con FEP e l’impostazione del trattamento con LAI sin dalle prime fasi di malattia può contribuire al rapido miglioramento della sintomatologia e dell’aderenza.G, Del Buono: Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Prima Parte. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Prima Parte},
author = {Del Buono G},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-come-se-il-sole-sparisse-universi-psicotici-e-trasformazione-del-mondo/},
year = {2021},
date = {2021-12-01},
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number = {2},
abstract = {Il presente articolo vuole tracciare lo sviluppo storico dei concetti di psicosi e schizofrenia fino ai moderni sistemi di classificazione. Il lavoro comincia con Canstatt e Feuctherleben che hanno introdotto il termine di psicosi nel XIX secolo; continua con le citazioni di Kraepelin, Bleuler, Jaspers e Schneider, che hanno stabilito i principi generali della sindrome schizofrenica, fino ai moderni sistemi nosografici come il DSM e l’ICD.
Nella tradizione fenomenologica, verrà accennato al contributo di Minkowski e Blankenburg. Minkowski è stato il primo a cogliere il concetto di nucleo della sindrome schizofrenica e ad elevarlo a un adeguato livello teorico. Blamnkenburg, invece, ha introdotto la “crisi del senso comune”, cioè la capacità di vedere le cose nella giusta prospettiva, un senso di proporzione, un gusto per ciò che è adeguato, appropriato, probabile e rilevante. Dagli anni 70 in poi, l’attenzione dei ricercatori è stata rivolta alla dicotomia tra i sintomi positivi e negativi, e questi ultimi che sono stati immaginati come il deficit rpiamrio della schizophrenia. La Scuola di Bonn ha elaborato l’ipotesi dei sintomi di base, che sarebbero disturbi neuriopsicologici, percepiti dal paziente e che posoono essere esplorati con il metodo fenomenologico. Poi, si parlerà di Kapur, che considera la psicosi come un disturbo della salienza aberrante, fornendo uno strumento euristico per legare la neurobiologia (cervello) alla esperienza fenomenolgica (mente). E infine, c’è l’ultimo passaggio: il DSM-III (con “la rivoluzione operativa”), il DSM-IV ed il DSM-5 che hanno perso il nucleo clinico, la Gestalt, della schizophrenia. },
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Il presente articolo vuole tracciare lo sviluppo storico dei concetti di psicosi e schizofrenia fino ai moderni sistemi di classificazione. Il lavoro comincia con Canstatt e Feuctherleben che hanno introdotto il termine di psicosi nel XIX secolo; continua con le citazioni di Kraepelin, Bleuler, Jaspers e Schneider, che hanno stabilito i principi generali della sindrome schizofrenica, fino ai moderni sistemi nosografici come il DSM e l’ICD.
Nella tradizione fenomenologica, verrà accennato al contributo di Minkowski e Blankenburg. Minkowski è stato il primo a cogliere il concetto di nucleo della sindrome schizofrenica e ad elevarlo a un adeguato livello teorico. Blamnkenburg, invece, ha introdotto la “crisi del senso comune”, cioè la capacità di vedere le cose nella giusta prospettiva, un senso di proporzione, un gusto per ciò che è adeguato, appropriato, probabile e rilevante. Dagli anni 70 in poi, l’attenzione dei ricercatori è stata rivolta alla dicotomia tra i sintomi positivi e negativi, e questi ultimi che sono stati immaginati come il deficit rpiamrio della schizophrenia. La Scuola di Bonn ha elaborato l’ipotesi dei sintomi di base, che sarebbero disturbi neuriopsicologici, percepiti dal paziente e che posoono essere esplorati con il metodo fenomenologico. Poi, si parlerà di Kapur, che considera la psicosi come un disturbo della salienza aberrante, fornendo uno strumento euristico per legare la neurobiologia (cervello) alla esperienza fenomenolgica (mente). E infine, c’è l’ultimo passaggio: il DSM-III (con “la rivoluzione operativa”), il DSM-IV ed il DSM-5 che hanno perso il nucleo clinico, la Gestalt, della schizophrenia.G, Del Buono: Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Seconda parte: i disturbi del sé. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Seconda parte: i disturbi del sé},
author = {Del Buono G},
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year = {2021},
date = {2021-12-01},
urldate = {2021-12-01},
journal = {Telos},
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abstract = {Attualmente, i ricercatori di tradizione fenomenologica stanno lavorando su un interessante e promettente approccio alla diagnosi, che vede il nucleo della sindrome schizofrenica in una forma di disturbo del Sé. Due livelli del Sé esperienziale sono stati proposti: Il Sé di base ed il Sé narrativo.
La sindrome nucleare della schizofrenia può essere descritta come un disturbo dell’autocoscienza, ed è descritta come un disturbo della formazione pre-riflessiva dell’esperienza più specificatamente come un deterioramento dell’autoconsapevolezza pre-riflessiva. E si ipotizza che sia specifico per lo spettro schizofrenico così come per la fase prodromica della schizofrenia. L’alterata esperienza di Sé o dell’Individualità può sottostare e costituire la genesi di molti sintomi psicotici, di livello superficiale, come deliri e allucinazioni.
È stato anche elaborato uno strumento psicometrico, orientato in senso fenomenologico, per valutare queste anomalie del della esperienza del Sé: l’EASE. I primi dati ricavati empiricamente supportano l’intuizione clinica che anomalie del Sé costituiscano la manifestazione nucleare dei disturbi dello spettro schizofrenico.
Infine, si vuole rimarcare che studi recenti di stampo neuroscientifico hanno dimostrato che un gruppo particolare di regioni cerebrali, come quelle situate medialmente sono associate a stimoli che sono correlate in maniera specifica al Sé e si distinguono da altre regioni che non si correlano al Sé. },
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Attualmente, i ricercatori di tradizione fenomenologica stanno lavorando su un interessante e promettente approccio alla diagnosi, che vede il nucleo della sindrome schizofrenica in una forma di disturbo del Sé. Due livelli del Sé esperienziale sono stati proposti: Il Sé di base ed il Sé narrativo.
La sindrome nucleare della schizofrenia può essere descritta come un disturbo dell’autocoscienza, ed è descritta come un disturbo della formazione pre-riflessiva dell’esperienza più specificatamente come un deterioramento dell’autoconsapevolezza pre-riflessiva. E si ipotizza che sia specifico per lo spettro schizofrenico così come per la fase prodromica della schizofrenia. L’alterata esperienza di Sé o dell’Individualità può sottostare e costituire la genesi di molti sintomi psicotici, di livello superficiale, come deliri e allucinazioni.
È stato anche elaborato uno strumento psicometrico, orientato in senso fenomenologico, per valutare queste anomalie del della esperienza del Sé: l’EASE. I primi dati ricavati empiricamente supportano l’intuizione clinica che anomalie del Sé costituiscano la manifestazione nucleare dei disturbi dello spettro schizofrenico.
Infine, si vuole rimarcare che studi recenti di stampo neuroscientifico hanno dimostrato che un gruppo particolare di regioni cerebrali, come quelle situate medialmente sono associate a stimoli che sono correlate in maniera specifica al Sé e si distinguono da altre regioni che non si correlano al Sé.F, Franza; I, Ferrara; B, Solomita: Gli insegnamenti “dimenticati”: riflessioni sull’incontro e scontro delle competenze in ambito psichiatrico nella gestione delle psicosi primarie. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Gli insegnamenti “dimenticati”: riflessioni sull’incontro e scontro delle competenze in ambito psichiatrico nella gestione delle psicosi primarie},
author = {Franza F and Ferrara I and Solomita B},
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abstract = {La comunicazione e l’osservazione sono due straordinari strumenti che consentono l’interazione tra i due protagonisti della relazione in psichiatria (il mHCW e il paziente). La psichiatria, intendendo l’insieme dei saperi di tutte le discipline che affrontano il disagio psicologico (ad es., neuroscienze, psicologia, psicoterapia, riabilitazione etc.), rappresenta il campo di applicazione dell’incontro di questi settori e dei diversi metodi utilizzati nella relazione professionale e scientifica che caratterizza la partecipazione attiva nella situazione vissuta da entrambi i protagonisti. La storia del sapere in psichiatria ci ha lasciato insegnamenti che oggi sembrano dimenticati. Abbiamo l’opportunità di riappropriarcene per valutare e gestire adeguatamente i pazienti affetti da patologie psichiatriche gravi. L’approccio interdisciplinare diventa insostituibile quando il mHCW incontra il paziente affetto da una psicosi primaria.},
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La comunicazione e l’osservazione sono due straordinari strumenti che consentono l’interazione tra i due protagonisti della relazione in psichiatria (il mHCW e il paziente). La psichiatria, intendendo l’insieme dei saperi di tutte le discipline che affrontano il disagio psicologico (ad es., neuroscienze, psicologia, psicoterapia, riabilitazione etc.), rappresenta il campo di applicazione dell’incontro di questi settori e dei diversi metodi utilizzati nella relazione professionale e scientifica che caratterizza la partecipazione attiva nella situazione vissuta da entrambi i protagonisti. La storia del sapere in psichiatria ci ha lasciato insegnamenti che oggi sembrano dimenticati. Abbiamo l’opportunità di riappropriarcene per valutare e gestire adeguatamente i pazienti affetti da patologie psichiatriche gravi. L’approccio interdisciplinare diventa insostituibile quando il mHCW incontra il paziente affetto da una psicosi primaria.I, Ferrara: Psichiatria di prossimità . In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | BibTeX) @article{nokey,
title = {Psichiatria di prossimità },
author = {Ferrara I},
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abstract = {La riabilitazione della psichiatria non asilare plana oltre ogni confine. In essa non è l’estetica molto a cambiare, ma la sostanza. E la prossimità autentica, empatica e piena di ascolto attivo, è la preziosa e necessaria alleata per percorrere il semplice quanto complesso sentiero riabilitativo, che rischia spesse volte, di divenire psichiatria scolastica o peggio un malfatto intrattenimento scientifico moderno. Ma la prossimità non è solo un fare, una vicinanza spaziale, un esserci, ma un essere, che si arricchisce, muta, per mezzo dello studio, della ricerca, della vita esperita e vissuta consapevolmente, e in virtù dell’attenzione per il mondo, gli altri, sé stessi, certi che ognuno è fonte unica, preziosa e meravigliosa del e per il mondo. Riuscire a essere protagonisti della psichiatria di prossimità è un magico privilegio da poter conquistare, avendo memoria che la riabilitazione come il progresso non si trincera, non si schiera, non si chiude, né si socchiude, ma si apre, abbatte le barriere, i pregiudizi, è democratico e libero, accoglie e non esclude. Povero chi si arrocca alle proprie conoscenze e convinzioni, impedendosi di godere delle opportunità, ricchezze e conoscenze altrui, del passato, dell’oggi e del futuro.},
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La riabilitazione della psichiatria non asilare plana oltre ogni confine. In essa non è l’estetica molto a cambiare, ma la sostanza. E la prossimità autentica, empatica e piena di ascolto attivo, è la preziosa e necessaria alleata per percorrere il semplice quanto complesso sentiero riabilitativo, che rischia spesse volte, di divenire psichiatria scolastica o peggio un malfatto intrattenimento scientifico moderno. Ma la prossimità non è solo un fare, una vicinanza spaziale, un esserci, ma un essere, che si arricchisce, muta, per mezzo dello studio, della ricerca, della vita esperita e vissuta consapevolmente, e in virtù dell’attenzione per il mondo, gli altri, sé stessi, certi che ognuno è fonte unica, preziosa e meravigliosa del e per il mondo. Riuscire a essere protagonisti della psichiatria di prossimità è un magico privilegio da poter conquistare, avendo memoria che la riabilitazione come il progresso non si trincera, non si schiera, non si chiude, né si socchiude, ma si apre, abbatte le barriere, i pregiudizi, è democratico e libero, accoglie e non esclude. Povero chi si arrocca alle proprie conoscenze e convinzioni, impedendosi di godere delle opportunità, ricchezze e conoscenze altrui, del passato, dell’oggi e del futuro.G, Pinto: Promuovere la recovery dopo il primo episodio di psicosi. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Promuovere la recovery dopo il primo episodio di psicosi},
author = {Pinto G},
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journal = {Telos},
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abstract = {Il buon esito del trattamento della psicosi all’esordio è da una parte legato alla tempestività dell’intervento, con conseguente riduzione della durata di psicosi non trattata (Duration of Untreated Psychosis, DUP), dall’altra alla qualità degli interventi terapeutici e psicosociali messi in atto. Nei primi 2-5 anni si può determinare l’evoluzione verso la cronicizzazione o verso la recovery.
Più del 70% dei casi di psicosi franca sono preceduti da una fase in cui compaiono segnali di disagio e di difficoltà in un periodo di durata variabile in media tra 2 e 4 anni. Gli interventi multidimensionali sono volti sia a prevenire la comparsa della franca psicosi che a mitigare l’effetto long- time dei sintomi negativi, cognitivi e più in generale a salvaguardare il funzionamento dell’individuo.
Le recenti ricerche indicano la interazione dei fattori biologico-clinico con fattori di natura psico sociale quali la cognizione sociale, o la resilienza, nonché l’importanza di servizi facilmente raggiungibili e di supporti economici quali fattori influenzanti il funzionamento sociale dei pazienti psicotici.
Avendo le ricerche evidenziato che nessun fattore è prevalente e soprattutto che ogni fattore non agisce direttamente ma diviene significativo in virtù della interazione con gli altri, c’è ampio consenso oggi circa la necessità di un intervento multidimensionale specifico ed immediato, la cui assenza influisce sulle ricadute e la cronicizzazione.
L’articolo vuole illustrare la possibilità di integrare interventi riabilitativi specifici con altri aspecifici proseguendo la ricerca sui fattori comuni come base della integrazione di una equipe multiprofessionale e della necessaria personalizzazione degli interventi. La Asl Salerno ha istituito una siffatta equipe dal 2016 e stiamo, in vero, per produrre una prima significativa valutazione degli esiti a distanza di tempo dalla riconquistata salute dei nostri utenti.},
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Il buon esito del trattamento della psicosi all’esordio è da una parte legato alla tempestività dell’intervento, con conseguente riduzione della durata di psicosi non trattata (Duration of Untreated Psychosis, DUP), dall’altra alla qualità degli interventi terapeutici e psicosociali messi in atto. Nei primi 2-5 anni si può determinare l’evoluzione verso la cronicizzazione o verso la recovery.
Più del 70% dei casi di psicosi franca sono preceduti da una fase in cui compaiono segnali di disagio e di difficoltà in un periodo di durata variabile in media tra 2 e 4 anni. Gli interventi multidimensionali sono volti sia a prevenire la comparsa della franca psicosi che a mitigare l’effetto long- time dei sintomi negativi, cognitivi e più in generale a salvaguardare il funzionamento dell’individuo.
Le recenti ricerche indicano la interazione dei fattori biologico-clinico con fattori di natura psico sociale quali la cognizione sociale, o la resilienza, nonché l’importanza di servizi facilmente raggiungibili e di supporti economici quali fattori influenzanti il funzionamento sociale dei pazienti psicotici.
Avendo le ricerche evidenziato che nessun fattore è prevalente e soprattutto che ogni fattore non agisce direttamente ma diviene significativo in virtù della interazione con gli altri, c’è ampio consenso oggi circa la necessità di un intervento multidimensionale specifico ed immediato, la cui assenza influisce sulle ricadute e la cronicizzazione.
L’articolo vuole illustrare la possibilità di integrare interventi riabilitativi specifici con altri aspecifici proseguendo la ricerca sui fattori comuni come base della integrazione di una equipe multiprofessionale e della necessaria personalizzazione degli interventi. La Asl Salerno ha istituito una siffatta equipe dal 2016 e stiamo, in vero, per produrre una prima significativa valutazione degli esiti a distanza di tempo dalla riconquistata salute dei nostri utenti.G, Aldi: Il mondo senza sole. Riflessioni su psicosi e ritiro sociale. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{nokey,
title = {Il mondo senza sole. Riflessioni su psicosi e ritiro sociale},
author = {Aldi G},
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year = {2021},
date = {2021-12-01},
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journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {L’articolo muove dalla definizione di psicosi per analizzare alcune manifestazioni di disagio giovanile. In una visione meno dogmatica e meno centrata sulla nosografia del DSM 5 occorre, a parere dello scrivente, estendere il concetto di psicosi ad alcune modalità con cui si manifestano fenomeni come ritiro sociale e violenza filio-parentale. Dietro questi fenomeni sociali si nasconde spesso una gravità di tipo psicotico con caratteristiche peculiari e tipiche, legate al modo di crescere delle nuove generazioni, modo che non prepara i giovani a fronteggiare la complessità del mondo attuale. Proprio dalla frattura tra complessità del mondo moderno e fragilità delle nuove generazioni emergono i presupposti per un crollo psicologico che porta a ritirarsi dal mondo o a aggredirei propri genitori. L’autore prende in prestito alcuni concetti dei Ernesto De Martino per evidenziare il ruolo dei fattori storico-culturali nella genesi dei fenomeni psicopatologici.},
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L’articolo muove dalla definizione di psicosi per analizzare alcune manifestazioni di disagio giovanile. In una visione meno dogmatica e meno centrata sulla nosografia del DSM 5 occorre, a parere dello scrivente, estendere il concetto di psicosi ad alcune modalità con cui si manifestano fenomeni come ritiro sociale e violenza filio-parentale. Dietro questi fenomeni sociali si nasconde spesso una gravità di tipo psicotico con caratteristiche peculiari e tipiche, legate al modo di crescere delle nuove generazioni, modo che non prepara i giovani a fronteggiare la complessità del mondo attuale. Proprio dalla frattura tra complessità del mondo moderno e fragilità delle nuove generazioni emergono i presupposti per un crollo psicologico che porta a ritirarsi dal mondo o a aggredirei propri genitori. L’autore prende in prestito alcuni concetti dei Ernesto De Martino per evidenziare il ruolo dei fattori storico-culturali nella genesi dei fenomeni psicopatologici.2020
M, Perito: La precarietà esistenziale ai tempi del COVID-19. In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{Perito2020,
title = {La precarietà esistenziale ai tempi del COVID-19},
author = {Perito M},
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journal = {Neamente Journal},
volume = {1},
number = {1},
abstract = {A fine dicembre, inizio Gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità viene informata dalle autorità Cinesi dell’esistenza e la conseguente diffusione di una polmonite letale, un virus ad alta contagiosità, conosciuto come COVID-19; da allora in poi le vite di tutti gli esseri umani sono cambiate. In questo articolo sono riportate osservazioni e riflessioni emerse dalla mia esperienza clinica e personale, relativa all’emergenza sanitaria e sociale che stiamo vivendo. Le mie considerazioni hanno posto l’attenzione sulla precarietà emotiva che caratterizza questa esperienza, quanto mai soverchiante e totalizzante, sullo stravolgimento della dimensione temporale in fase emergenziale, sull’importanza dell’umanizzazione dei processi di cura, concetto a volte abusato, ma più che mai fondamentale in questo tempo e su un concetto già dipanato molti anni addietro, ma che ho trovato pertinente al momento di incertezza che stiamo vivendo la “la Negative Capability” (Keats 1817).},
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A fine dicembre, inizio Gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità viene informata dalle autorità Cinesi dell’esistenza e la conseguente diffusione di una polmonite letale, un virus ad alta contagiosità, conosciuto come COVID-19; da allora in poi le vite di tutti gli esseri umani sono cambiate. In questo articolo sono riportate osservazioni e riflessioni emerse dalla mia esperienza clinica e personale, relativa all’emergenza sanitaria e sociale che stiamo vivendo. Le mie considerazioni hanno posto l’attenzione sulla precarietà emotiva che caratterizza questa esperienza, quanto mai soverchiante e totalizzante, sullo stravolgimento della dimensione temporale in fase emergenziale, sull’importanza dell’umanizzazione dei processi di cura, concetto a volte abusato, ma più che mai fondamentale in questo tempo e su un concetto già dipanato molti anni addietro, ma che ho trovato pertinente al momento di incertezza che stiamo vivendo la “la Negative Capability” (Keats 1817).B, Solomita; F, Franza: Lutto "Senza Corpo". In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{Solomita2020,
title = {Lutto "Senza Corpo"},
author = {Solomita B and Franza F},
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abstract = {Il lutto è un processo psicologico individuale, familiare e sociale conseguente alla morte di una persona cara e durante il quale il dolore provocato dalla sua perdita segue diverse fasi che condurranno alla riorganizzazione e all’accettazione dell’evento luttuoso. In questo articolo saranno esaminati alcuni processi di elaborazione che possono consentire di analizzare i processi e le strutture culturali, sociali e religiose come conseguenza del “lutto senza corpo”; cioè della elaborazione del lutto dei familiari che hanno vissuto la perdita della persona cara senza poter ritualizzare la funzione sociale del funerale per lo scoppio della pandemia da coronavirus. Saranno, inoltre, sintetizzati alcuni processi biologici e neurologici che modulano e consentono il processo dell’elaborazione del lutto.},
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Il lutto è un processo psicologico individuale, familiare e sociale conseguente alla morte di una persona cara e durante il quale il dolore provocato dalla sua perdita segue diverse fasi che condurranno alla riorganizzazione e all’accettazione dell’evento luttuoso. In questo articolo saranno esaminati alcuni processi di elaborazione che possono consentire di analizzare i processi e le strutture culturali, sociali e religiose come conseguenza del “lutto senza corpo”; cioè della elaborazione del lutto dei familiari che hanno vissuto la perdita della persona cara senza poter ritualizzare la funzione sociale del funerale per lo scoppio della pandemia da coronavirus. Saranno, inoltre, sintetizzati alcuni processi biologici e neurologici che modulano e consentono il processo dell’elaborazione del lutto.P, Areniello: Il silenzio dell'escluso. In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links | BibTeX) @article{Areniello2020,
title = {Il silenzio dell'escluso},
author = {Areniello P},
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abstract = {Brevi riflessioni tra arte e letteratura sulla condizione dell’escluso. Un percorso che va dai silenzi del Mastro – don Gesualdo di Verga alla condizione dell’isolamento di Leopardi, alla Emily Dickinson che si esclude dalla società. Passando per il non finito nel campo dell’arte, al film interamente senza parole di Ettore Scola per concludere con la “pagina bianca” di una certa narrativa contemporanea come invito alla conoscenza e a scrivere ancora. },
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Brevi riflessioni tra arte e letteratura sulla condizione dell’escluso. Un percorso che va dai silenzi del Mastro – don Gesualdo di Verga alla condizione dell’isolamento di Leopardi, alla Emily Dickinson che si esclude dalla società. Passando per il non finito nel campo dell’arte, al film interamente senza parole di Ettore Scola per concludere con la “pagina bianca” di una certa narrativa contemporanea come invito alla conoscenza e a scrivere ancora.G, Del Buono: Reazioni psichiche alla pandemia da Coronavirus. In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020. (Tipo: Journal Article | Abstract | BibTeX) @article{DelBuono2020b,
title = {Reazioni psichiche alla pandemia da Coronavirus},
author = {Del Buono G},
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journal = {Neamente Journal},
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abstract = {In questo lavoro si discute della diffusione della pandemia dovuta a Covid-19, e come questa può indurre ed elicitare risposte emotivo-psicologiche in una larga parte della popolazione. La storia ha presentato già altri fenomeni pandemici, e nel 1920, proprio Freud perse una figlia a causa della influenza spagnola. La diffusione delle problematiche emotive ha fatto parlare qualcuno di contagio emotivo. I disturbi psichici che potranno diffondersi a breve con un’alta prevalenza nella popolazione appartengono a quei disturbi che il DSM-5 classifica come correlati allo stress ed al trauma. I più frequenti fra questi saranno i disturbi dell’adattamento e disturbo da stress post-traumatico, il più noto di tuti. Ma le manifestazioni comportamentali includono anche quelle dovute ad una difficoltà nel controllo degli impulsi che si traducono in espressioni comportamentali di rabbia. Ma c’è anche un altro fenomeno che si diffonde, coloro che sono convinti che l’epidemia sia dovuto ad un complotto di non meglio identificate persone, che hanno messo in atto tali comportamenti per arrecare sofferenza. Questo modalità di pensiero assomiglia e simile a modalità di pensiero delirante dei paranoici.},
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In questo lavoro si discute della diffusione della pandemia dovuta a Covid-19, e come questa può indurre ed elicitare risposte emotivo-psicologiche in una larga parte della popolazione. La storia ha presentato già altri fenomeni pandemici, e nel 1920, proprio Freud perse una figlia a causa della influenza spagnola. La diffusione delle problematiche emotive ha fatto parlare qualcuno di contagio emotivo. I disturbi psichici che potranno diffondersi a breve con un’alta prevalenza nella popolazione appartengono a quei disturbi che il DSM-5 classifica come correlati allo stress ed al trauma. I più frequenti fra questi saranno i disturbi dell’adattamento e disturbo da stress post-traumatico, il più noto di tuti. Ma le manifestazioni comportamentali includono anche quelle dovute ad una difficoltà nel controllo degli impulsi che si traducono in espressioni comportamentali di rabbia. Ma c’è anche un altro fenomeno che si diffonde, coloro che sono convinti che l’epidemia sia dovuto ad un complotto di non meglio identificate persone, che hanno messo in atto tali comportamenti per arrecare sofferenza. Questo modalità di pensiero assomiglia e simile a modalità di pensiero delirante dei paranoici.2022
F, Nardini; L, Petrangeli; d'Errico I,
A proposito di tempi e luoghi della conoscenza e della cura della follia e dei folli Journal Article
In: Telos, no. 2, pp. 13-23, 2022, ISBN: 9788894707816.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Conoscenza, Luoghi, Tempi
@article{nokey,
title = {A proposito di tempi e luoghi della conoscenza e della cura della follia e dei folli},
author = {Nardini F and Petrangeli L and d'Errico I},
editor = {Aldi G and Franza F},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-kronos-e-kairos-il-tempo-in-psichiatria-e-psicopatologia/},
isbn = {9788894707816},
year = {2022},
date = {2022-12-31},
urldate = {2022-12-31},
journal = {Telos},
number = {2},
pages = {13-23},
abstract = {Marcello Nardini, è stato psichiatra clinico, psicopatologo e fenomenologo. Nel suo approccio alla “immaterialità” della malattia mentale, ha sempre cercato di intessere un dialogo tra le varie scienze “della mente”. La sua maniera di fare scienza non è stata quella di riferirsi dogmaticamente a moduli aprioristicamente dati, bensì di intessere un dialogo tra la “immaterialità della malattia mentale” , le influenze nord americane evidence–based, con la psicopatologia di natura filosofica, fenomenica e le neuroscienze. Il tutto nella profonda consapevolezza delle differenze tra persone, mentalità, percorsi di vita, condizioni. Connettere le invarianti esperienziali con la storicità della persona, coglierne la mobilità e la mutabilità. Cercare la comprensione del Significato senza appellarsi tout court a genesi esclusivamente in termini di dinamica neurale, devitalizzando così l’esperienza effettiva destoricizzandola. E ancora guardare alle neuroscienze tramite tecnologie in grado di afferrare l’esperienza allo stato nascente e spiegare l’esperienza fenomenologica anche in relazione alla dinamica cerebrale. Percepire la parzialità del descrivere ed ordinare la realtà fenomenica esclusivamente in termini nosografici e ricorrere alla psicopatologia. A tutto questo è stata dedicata la vita professionale di Marcello Nardini. },
keywords = {Conoscenza, Luoghi, Tempi},
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Marcello Nardini, è stato psichiatra clinico, psicopatologo e fenomenologo. Nel suo approccio alla “immaterialità” della malattia mentale, ha sempre cercato di intessere un dialogo tra le varie scienze “della mente”. La sua maniera di fare scienza non è stata quella di riferirsi dogmaticamente a moduli aprioristicamente dati, bensì di intessere un dialogo tra la “immaterialità della malattia mentale” , le influenze nord americane evidence–based, con la psicopatologia di natura filosofica, fenomenica e le neuroscienze. Il tutto nella profonda consapevolezza delle differenze tra persone, mentalità, percorsi di vita, condizioni. Connettere le invarianti esperienziali con la storicità della persona, coglierne la mobilità e la mutabilità. Cercare la comprensione del Significato senza appellarsi tout court a genesi esclusivamente in termini di dinamica neurale, devitalizzando così l’esperienza effettiva destoricizzandola. E ancora guardare alle neuroscienze tramite tecnologie in grado di afferrare l’esperienza allo stato nascente e spiegare l’esperienza fenomenologica anche in relazione alla dinamica cerebrale. Percepire la parzialità del descrivere ed ordinare la realtà fenomenica esclusivamente in termini nosografici e ricorrere alla psicopatologia. A tutto questo è stata dedicata la vita professionale di Marcello Nardini.N, Zdanowicz; C, Jassogne
Il tempo della psicoterapia per le psicosi è finito? Journal Article
In: Telos, no. 2, pp. 25-46, 2022, ISBN: 9788894707816.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Psicoanalisi, Psicosi, Psicoterapia
@article{nokey,
title = {Il tempo della psicoterapia per le psicosi è finito?},
author = {Zdanowicz N and Jassogne C},
editor = {Aldi G and Franza F},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-kronos-e-kairos-il-tempo-in-psichiatria-e-psicopatologia/},
isbn = {9788894707816},
year = {2022},
date = {2022-12-31},
urldate = {2022-12-31},
journal = {Telos},
number = {2},
pages = {25-46},
abstract = {Contesto: Durante gli anni Sessanta, l’importante sviluppo delle psicoterapie aveva dato origine a grandi speranze per il trattamento delle psicosi. Quel tempo è finito o ci sono ancora pubblicazioni a sostegno del ruolo e dell'efficacia delle psicoterapie di ispirazione psicoanalitica? Metodo: Una ricerca bibliografica realizzata con PubMed, Scopus, Psycart, Cairninfo con le parole: psicodinamica e psicosi o schizofrenia, psicoanalisi e schizofrenia o psicosi, questo per un periodo di 15 anni dal 2005 al 2020. Sono stati esclusi gli articoli che trattano solo questioni teoriche relative alle psicosi o alla schizofrenia. Risultati: Escludendo le metanalisi, che hanno tutte dimostrato una discreta efficacia delle terapie cognitivo-comportamentali, abbiamo mantenuto 63 articoli, di cui 26 con la parola psicoanalisi. Questa osservazione da sola è indicativa della scarsità di pubblicazioni su questi temi, con meno di 5 pubblicazioni all'anno a livello internazionale! Quando si tratta di studi di efficacia, i risultati sono ancora più rari. Abbiamo identificato 11 studi sui 63 articoli selezionati. Solo due di questi studi hanno utilizzato un gruppo di controllo e scale standardizzate. La necessità di standardizzazione ha portato alla creazione di una forma semplificata di psicoterapia, la “Psicoterapia psicanalitica di supporto”. Conclusioni: la necessità di dimostrare l'efficienza anche più dell'efficacia ha avuto la meglio nelle psicoterapie psicoanalitiche delle psicosi. Questa probabilmente non è l'unica ragione. La complessità della teoria delle psicosi e l’assenza di lavori di sintesi ne rendono difficile la trasmissione. Se vogliamo che tutti i progressi teorici che sono stati fatti non vadano persi, dobbiamo garantire un insegnamento più specifico e sintetico. Allo stesso modo, bisogna realizzare studi di più lungo termine affinché un tempo di trattamento sufficiente consenta una valutazione reale dell'efficienza di queste terapie.},
keywords = {Psicoanalisi, Psicosi, Psicoterapia},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Contesto: Durante gli anni Sessanta, l’importante sviluppo delle psicoterapie aveva dato origine a grandi speranze per il trattamento delle psicosi. Quel tempo è finito o ci sono ancora pubblicazioni a sostegno del ruolo e dell'efficacia delle psicoterapie di ispirazione psicoanalitica? Metodo: Una ricerca bibliografica realizzata con PubMed, Scopus, Psycart, Cairninfo con le parole: psicodinamica e psicosi o schizofrenia, psicoanalisi e schizofrenia o psicosi, questo per un periodo di 15 anni dal 2005 al 2020. Sono stati esclusi gli articoli che trattano solo questioni teoriche relative alle psicosi o alla schizofrenia. Risultati: Escludendo le metanalisi, che hanno tutte dimostrato una discreta efficacia delle terapie cognitivo-comportamentali, abbiamo mantenuto 63 articoli, di cui 26 con la parola psicoanalisi. Questa osservazione da sola è indicativa della scarsità di pubblicazioni su questi temi, con meno di 5 pubblicazioni all'anno a livello internazionale! Quando si tratta di studi di efficacia, i risultati sono ancora più rari. Abbiamo identificato 11 studi sui 63 articoli selezionati. Solo due di questi studi hanno utilizzato un gruppo di controllo e scale standardizzate. La necessità di standardizzazione ha portato alla creazione di una forma semplificata di psicoterapia, la “Psicoterapia psicanalitica di supporto”. Conclusioni: la necessità di dimostrare l'efficienza anche più dell'efficacia ha avuto la meglio nelle psicoterapie psicoanalitiche delle psicosi. Questa probabilmente non è l'unica ragione. La complessità della teoria delle psicosi e l’assenza di lavori di sintesi ne rendono difficile la trasmissione. Se vogliamo che tutti i progressi teorici che sono stati fatti non vadano persi, dobbiamo garantire un insegnamento più specifico e sintetico. Allo stesso modo, bisogna realizzare studi di più lungo termine affinché un tempo di trattamento sufficiente consenta una valutazione reale dell'efficienza di queste terapie.G, Del Buono
Fenomenologia e neurobiologia del tempo Journal Article
In: Telos, no. 2, pp. 47-68, 2022, ISBN: 9788894707816.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Attività cerebrale a riposo, Fenomenologia, Psicopatologia spazio-temporale, Tempo
@article{nokey,
title = {Fenomenologia e neurobiologia del tempo},
author = {Del Buono G},
editor = {Aldi G and Franza F},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-kronos-e-kairos-il-tempo-in-psichiatria-e-psicopatologia/},
isbn = {9788894707816},
year = {2022},
date = {2022-12-31},
urldate = {2022-12-31},
journal = {Telos},
number = {2},
pages = {47-68},
abstract = {Questo lavoro cerca di spiegare la nozione di tempo, partendo dal dominio temporale nella fenomenologia. Il tempo non è un semplice contenuto di coscienza, è una componente chiave dell’esperienza, una componente dinamica del Sé di base. Al livello fenomenologico, riscontriamo delle anomalie dell’esperienza del tempo, e ci riferiamo a questo fattore della temporalità con il termine di tempo “vissuto”. Possiamo esperire il tempo come troppo veloce o troppo lento, continuo o discontinuo, orientato al passato o al futuro, etc. Ma c’è anche un secondo livello della temporalità, che è pretematica, nel senso che rimane nello sfondo della nostra esperienza conscia.
Nella seconda parte dell’articolo, viene esplorata la possibilità che le caratteristiche fenomenologiche spazio-temporali abbiano una correlazione con l’attività neurale. Studi recenti in neuroimaging condotti in Psichiatria, hanno spostato l’attenzione sulla attività spontanea intrinseca del cervello, la cosiddetta attività dello stato di riposo. Tale attività dello stato di riposo è dotata di strutture complesse spaziali e temporali. E l’investigazione su queste strutture spazio-temporali dello stato di riposo può essere condotta in un modo più o meno diretto, andando ad indagare le variabili spaziali come la connettività funzionale all’interno o tra regioni e circuiti cerebrali, e le misure temporali attraverso le fluttuazioni e la variabilità delle frequenze dell’attività cerebrale. Pertanto, alcuni ricercatori hanno suggerito un approccio nuovo alla psicopatologia: “la psicopatologia spaziotemporale”. Tale psicopatologia spazio-temporale concepisce i sintomi psicopatologici in termini spaziotemporali (nello stato di riposo), invece che in termini senso-motori, affettivi o cognitivi (in quanto correlati ad una attività anormale, evocata da stimoli oppure indotta da un compito). In conclusione, la temporalità non è solo una modalità essenziale per investigare la coscienza, e il Sé, ma ha anche rilevanza per studiare la soggettività nelle persone che sono affette da disturbi mentali.},
keywords = {Attività cerebrale a riposo, Fenomenologia, Psicopatologia spazio-temporale, Tempo},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Questo lavoro cerca di spiegare la nozione di tempo, partendo dal dominio temporale nella fenomenologia. Il tempo non è un semplice contenuto di coscienza, è una componente chiave dell’esperienza, una componente dinamica del Sé di base. Al livello fenomenologico, riscontriamo delle anomalie dell’esperienza del tempo, e ci riferiamo a questo fattore della temporalità con il termine di tempo “vissuto”. Possiamo esperire il tempo come troppo veloce o troppo lento, continuo o discontinuo, orientato al passato o al futuro, etc. Ma c’è anche un secondo livello della temporalità, che è pretematica, nel senso che rimane nello sfondo della nostra esperienza conscia.
Nella seconda parte dell’articolo, viene esplorata la possibilità che le caratteristiche fenomenologiche spazio-temporali abbiano una correlazione con l’attività neurale. Studi recenti in neuroimaging condotti in Psichiatria, hanno spostato l’attenzione sulla attività spontanea intrinseca del cervello, la cosiddetta attività dello stato di riposo. Tale attività dello stato di riposo è dotata di strutture complesse spaziali e temporali. E l’investigazione su queste strutture spazio-temporali dello stato di riposo può essere condotta in un modo più o meno diretto, andando ad indagare le variabili spaziali come la connettività funzionale all’interno o tra regioni e circuiti cerebrali, e le misure temporali attraverso le fluttuazioni e la variabilità delle frequenze dell’attività cerebrale. Pertanto, alcuni ricercatori hanno suggerito un approccio nuovo alla psicopatologia: “la psicopatologia spaziotemporale”. Tale psicopatologia spazio-temporale concepisce i sintomi psicopatologici in termini spaziotemporali (nello stato di riposo), invece che in termini senso-motori, affettivi o cognitivi (in quanto correlati ad una attività anormale, evocata da stimoli oppure indotta da un compito). In conclusione, la temporalità non è solo una modalità essenziale per investigare la coscienza, e il Sé, ma ha anche rilevanza per studiare la soggettività nelle persone che sono affette da disturbi mentali.V, Fiore
Breve storia del tempo. Dalla mitologia alla fisica quantistica Journal Article
In: Telos, no. 2, pp. 69-82, 2022, ISBN: 9788894707816.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Filosofia, Fisica, Spazio, Tempo
@article{nokey,
title = {Breve storia del tempo. Dalla mitologia alla fisica quantistica},
author = {Fiore V},
editor = {Aldi G and Franza F},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-kronos-e-kairos-il-tempo-in-psichiatria-e-psicopatologia/},
isbn = {9788894707816},
year = {2022},
date = {2022-12-31},
urldate = {2022-12-31},
journal = {Telos},
number = {2},
pages = {69-82},
abstract = {«Che cos’è il tempo?» è una delle domande fondamentali con cui l’uomo si è confrontato fin dall’antichità, a cui ancora oggi è complesso dare una risposta certa, univoca e che valga per qualsiasi contesto. In questo articolo si tenta di ricostruire una mappatura essenziale del tic tac universale: dalle geniali intuizioni del mondo greco fino ad arrivare alla relatività e alla scoperta dei buchi neri, accennando alle nuove prospettive delle neuroscienze sul tempo percepito, tenendo conto delle implicazioni logiche e filosofiche di alcune scoperte.},
keywords = {Filosofia, Fisica, Spazio, Tempo},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
«Che cos’è il tempo?» è una delle domande fondamentali con cui l’uomo si è confrontato fin dall’antichità, a cui ancora oggi è complesso dare una risposta certa, univoca e che valga per qualsiasi contesto. In questo articolo si tenta di ricostruire una mappatura essenziale del tic tac universale: dalle geniali intuizioni del mondo greco fino ad arrivare alla relatività e alla scoperta dei buchi neri, accennando alle nuove prospettive delle neuroscienze sul tempo percepito, tenendo conto delle implicazioni logiche e filosofiche di alcune scoperte.F, Auzino
Un viaggio nel tempo e la sua relatività Journal Article
In: Telos, no. 2, pp. 83-96, 2022, ISBN: 9788894707816.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Contemporaneità, Desiderio, Fantasia, Tempo, Trauma
@article{nokey,
title = {Un viaggio nel tempo e la sua relatività},
author = {Auzino F},
editor = {Aldi G and Franza F},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-kronos-e-kairos-il-tempo-in-psichiatria-e-psicopatologia/},
isbn = {9788894707816},
year = {2022},
date = {2022-12-31},
urldate = {2023-01-13},
journal = {Telos},
number = {2},
pages = {83-96},
abstract = {Lo scritto si sviluppa in quattro paragrafi su tempo e desiderio, tempo e fantasia, tempo e trauma, tempo e contemporaneità. Sono presentati qui alcuni brani scelti da scritti di quattro Autori: il primo di Sigmund Freud il fondatore della psicoanalisi, il secondo di Charles Hanley che critica e amplia il concetto freudiano, il terzo di Laura Salisbury affronta la questione del trauma e della trasformazione della percezione e del concetto di tempo attraverso il vertice di osservazione della Seconda guerra mondiale e si conclude con le riflessioni di Giuseppe Civitarese che focalizza il tema del tempo in Wilfred Bion. Ci è sembrato importante affrontare sia la questione del tempo nella guerra per dare voce e uno strumento interpretativo a dinamiche individuali e collettive che gli echi di guerre attuali, provocano a livello inconscio, relazionale e sociale.},
keywords = {Contemporaneità, Desiderio, Fantasia, Tempo, Trauma},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Lo scritto si sviluppa in quattro paragrafi su tempo e desiderio, tempo e fantasia, tempo e trauma, tempo e contemporaneità. Sono presentati qui alcuni brani scelti da scritti di quattro Autori: il primo di Sigmund Freud il fondatore della psicoanalisi, il secondo di Charles Hanley che critica e amplia il concetto freudiano, il terzo di Laura Salisbury affronta la questione del trauma e della trasformazione della percezione e del concetto di tempo attraverso il vertice di osservazione della Seconda guerra mondiale e si conclude con le riflessioni di Giuseppe Civitarese che focalizza il tema del tempo in Wilfred Bion. Ci è sembrato importante affrontare sia la questione del tempo nella guerra per dare voce e uno strumento interpretativo a dinamiche individuali e collettive che gli echi di guerre attuali, provocano a livello inconscio, relazionale e sociale.G, Aldi
Appunti per una psicopatologia del tempo sospeso dei giovani adolescenti Journal Article
In: Telos, no. 2, pp. 97-114, 2022, ISBN: 9788894707816.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Adolescenza, Ciclo di vita, Riflessività, Tempo vissuto
@article{nokey,
title = {Appunti per una psicopatologia del tempo sospeso dei giovani adolescenti},
author = {Aldi G},
editor = {Aldi G and Franza F},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-kronos-e-kairos-il-tempo-in-psichiatria-e-psicopatologia/},
isbn = {9788894707816},
year = {2022},
date = {2022-12-31},
urldate = {2023-01-13},
journal = {Telos},
number = {2},
pages = {97-114},
abstract = {L’adolescenza è un passaggio temporale significativo pera traghettarsi verso l’età adulta. Il tempo cronologico, che spinge alla crescita, e il tempo vissuto, che non è pronto per assumere i compiti evolutivi, rischiano di entrare in rotta di collisione e produrre psicopatologia. L’articolo affronta la differenza tra tempo cronologico, ciclo di vita e tempo vissuto e collega la temporalità allo sviluppo del Sé narrativo. Spiega infine come un’alterazione importante dei ritmi temporali nonché della qualità delle relazioni abbia determinato una fragilità del Sé adolescenziale e l’esposizione a virate psicopatologiche.},
keywords = {Adolescenza, Ciclo di vita, Riflessività, Tempo vissuto},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
L’adolescenza è un passaggio temporale significativo pera traghettarsi verso l’età adulta. Il tempo cronologico, che spinge alla crescita, e il tempo vissuto, che non è pronto per assumere i compiti evolutivi, rischiano di entrare in rotta di collisione e produrre psicopatologia. L’articolo affronta la differenza tra tempo cronologico, ciclo di vita e tempo vissuto e collega la temporalità allo sviluppo del Sé narrativo. Spiega infine come un’alterazione importante dei ritmi temporali nonché della qualità delle relazioni abbia determinato una fragilità del Sé adolescenziale e l’esposizione a virate psicopatologiche.A, Lucattini
Riflessioni sul tempo. Desiderio, fantasia, trauma, contemporaneità Journal Article
In: Telos, no. 2, pp. 115-124, 2022, ISBN: 9788894707816.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Contemporaneità, Desiderio, Fantasia, Tempo, Trauma
@article{nokey,
title = {Riflessioni sul tempo. Desiderio, fantasia, trauma, contemporaneità},
author = {Lucattini A},
editor = {Aldi G and Franza F},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-kronos-e-kairos-il-tempo-in-psichiatria-e-psicopatologia/},
isbn = {9788894707816},
year = {2022},
date = {2022-12-31},
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number = {2},
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abstract = {Lo scritto si sviluppa in quattro paragrafi su tempo e desiderio, tempo e fantasia, tempo e trauma, tempo e contemporaneità. Sono presentati qui alcuni brani scelti da scritti di quattro Autori: il primo di Sigmund Freud il fondatore della psicoanalisi, il secondo di Charles Hanley che critica e amplia il concetto freudiano, il terzo di Laura Salisbury affronta la questione del trauma e della trasformazione della percezione e del concetto di tempo attraverso il vertice di osservazione della Seconda guerra mondiale e si conclude con le riflessioni di Giuseppe Civitarese che focalizza il tema del tempo in Wilfred Bion. Ci è sembrato importante affrontare sia la questione del tempo nella guerra per dare voce e uno strumento interpretativo a dinamiche individuali e collettive che gli echi di guerre attuali, provocano a livello inconscio, relazionale e sociale.},
keywords = {Contemporaneità, Desiderio, Fantasia, Tempo, Trauma},
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tppubtype = {article}
}
Lo scritto si sviluppa in quattro paragrafi su tempo e desiderio, tempo e fantasia, tempo e trauma, tempo e contemporaneità. Sono presentati qui alcuni brani scelti da scritti di quattro Autori: il primo di Sigmund Freud il fondatore della psicoanalisi, il secondo di Charles Hanley che critica e amplia il concetto freudiano, il terzo di Laura Salisbury affronta la questione del trauma e della trasformazione della percezione e del concetto di tempo attraverso il vertice di osservazione della Seconda guerra mondiale e si conclude con le riflessioni di Giuseppe Civitarese che focalizza il tema del tempo in Wilfred Bion. Ci è sembrato importante affrontare sia la questione del tempo nella guerra per dare voce e uno strumento interpretativo a dinamiche individuali e collettive che gli echi di guerre attuali, provocano a livello inconscio, relazionale e sociale.I, Urlic
Jacques Lacan e il suo contributo alla comprensione della relazione interpersonale. L’annuncio di nuovi tempi Journal Article
In: Telos, no. 2, pp. 127-145, 2022.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Formazione della personalità, Lacan, Relazioni interpersonali, Stadio dello specchio, Stadio evolutivo
@article{nokey,
title = {Jacques Lacan e il suo contributo alla comprensione della relazione interpersonale. L’annuncio di nuovi tempi},
author = {Urlic I},
editor = {Aldi G and Franza F},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-kronos-e-kairos-il-tempo-in-psichiatria-e-psicopatologia/},
year = {2022},
date = {2022-12-31},
urldate = {2022-12-31},
journal = {Telos},
number = {2},
pages = {127-145},
abstract = {La pandemia di COVID-19 e il manifestarsi sempre più rapido delle conseguenze dei cambiamenti climatici rappresentano una seria minaccia. L’organizzazione della vita passa sempre più attraverso l’informazione tecnica e i canali di comunicazione, quindi, indirettamente senza contatti con la vita. Immerso in questo mondo virtuale, l’uomo di oggi vive sempre meno autonomamente e segue sempre di più le innovazioni tecniche. Il presente lavoro propone una breve panoramica storica dello studio dello sviluppo psicologico dell'uomo negli ultimi 150-200 anni, con particolare riferimento agli studi condotti dallo psichiatra e psicoanalista francese Jacques Lacan. Questi ha formulato in modo originale la complessità degli elementi che partecipano alla formazione della personalità e alla formazione delle relazioni interpersonali. Come psichiatra e psicoanalista, ha dato un contributo significativo alla psicoanalisi e alla filosofia ed è stato definito lo psicoanalista più controverso dopo Freud. Lacan ha contribuito in modo significativo alla consapevolezza, all'analisi e alla comprensione delle relazioni interpersonali e all’originalità della formazione dell'essere umano.},
keywords = {Formazione della personalità, Lacan, Relazioni interpersonali, Stadio dello specchio, Stadio evolutivo},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
La pandemia di COVID-19 e il manifestarsi sempre più rapido delle conseguenze dei cambiamenti climatici rappresentano una seria minaccia. L’organizzazione della vita passa sempre più attraverso l’informazione tecnica e i canali di comunicazione, quindi, indirettamente senza contatti con la vita. Immerso in questo mondo virtuale, l’uomo di oggi vive sempre meno autonomamente e segue sempre di più le innovazioni tecniche. Il presente lavoro propone una breve panoramica storica dello studio dello sviluppo psicologico dell'uomo negli ultimi 150-200 anni, con particolare riferimento agli studi condotti dallo psichiatra e psicoanalista francese Jacques Lacan. Questi ha formulato in modo originale la complessità degli elementi che partecipano alla formazione della personalità e alla formazione delle relazioni interpersonali. Come psichiatra e psicoanalista, ha dato un contributo significativo alla psicoanalisi e alla filosofia ed è stato definito lo psicoanalista più controverso dopo Freud. Lacan ha contribuito in modo significativo alla consapevolezza, all'analisi e alla comprensione delle relazioni interpersonali e all’originalità della formazione dell'essere umano.M, Agius; M, Agius
La relazione tra estrogeni, progesterone, il ciclo mestruale e la cognizione. Il ruolo dei recettori degli estrogeni nel cervello Journal Article
In: Telos, no. 2, pp. 149-178, 2022, ISBN: 9788894707816.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Amigdala, Estrogeni, Ippocampo, Progesterone, Recettore degli estrogeni, Recettore del progesterone, Recettore GABA A, Serotonina
@article{nokey,
title = {La relazione tra estrogeni, progesterone, il ciclo mestruale e la cognizione. Il ruolo dei recettori degli estrogeni nel cervello},
author = {Agius M and Agius M},
editor = {Aldi G and Franza F},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-kronos-e-kairos-il-tempo-in-psichiatria-e-psicopatologia/},
isbn = {9788894707816},
year = {2022},
date = {2022-12-31},
journal = {Telos},
number = {2},
pages = {149-178},
abstract = {Le donne in età fertile sperimentano la variazione ciclica degli ormoni estrogeni e progesterone durante un ciclo che dura circa un mese. In questo articolo desideriamo descrivere come questi ormoni modulano i livelli di cognizione, umore e ansia delle donne sane durante questo ciclo.},
keywords = {Amigdala, Estrogeni, Ippocampo, Progesterone, Recettore degli estrogeni, Recettore del progesterone, Recettore GABA A, Serotonina},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
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Le donne in età fertile sperimentano la variazione ciclica degli ormoni estrogeni e progesterone durante un ciclo che dura circa un mese. In questo articolo desideriamo descrivere come questi ormoni modulano i livelli di cognizione, umore e ansia delle donne sane durante questo ciclo.FP, Pagnotta
I giovani e il Covid. Stanchi ma resilienti Journal Article
In: Telos, no. 2, pp. 209-217, 2022, ISBN: 9788894707816.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Coronavirus, Giovani, Realtà, Social, Tristezza e paura, Vita
@article{nokey,
title = {I giovani e il Covid. Stanchi ma resilienti},
author = {Pagnotta FP},
editor = {Aldi G and Franza F},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-kronos-e-kairos-il-tempo-in-psichiatria-e-psicopatologia/},
isbn = {9788894707816},
year = {2022},
date = {2022-12-31},
urldate = {2022-12-31},
journal = {Telos},
number = {2},
pages = {209-217},
abstract = {In questi ultimi due anni e mezzo, un fenomeno che ha inciso profondamente nella vita di ciascuno di noi è stato il coronavirus. La tristezza e la paura sono stati i due sentimenti principali che hanno accomunato tutti, dai più adulti ai più giovani, e sono stati soprattutto questi ultimi ad aver dovuto fare delle rinunce che si sono ripercosse negativamente sulla loro vita. Il totale isolamento ha, infatti, determinato l’insorgere di varie problematiche quali la paura dell’altro, l’ansia e la depressione. La tristezza di non poter condividere il proprio tempo insieme agli amici ha fatto si che la maggior parte dei giovani individuasse il mondo virtuale come il luogo all’interno del quale potersi rifugiare, al fine di cercare un contatto con gli altri. La frequentazione del web se da un lato ha prodotto degli effetti benefici, dall’altro, attraverso l’eccessivo uso dei social network ha determinato l’intensificarsi di fenomeni importanti quali il cyberbullismo. Da qui la necessità di riconsiderare il valore della socializzazione e della vita},
keywords = {Coronavirus, Giovani, Realtà, Social, Tristezza e paura, Vita},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
In questi ultimi due anni e mezzo, un fenomeno che ha inciso profondamente nella vita di ciascuno di noi è stato il coronavirus. La tristezza e la paura sono stati i due sentimenti principali che hanno accomunato tutti, dai più adulti ai più giovani, e sono stati soprattutto questi ultimi ad aver dovuto fare delle rinunce che si sono ripercosse negativamente sulla loro vita. Il totale isolamento ha, infatti, determinato l’insorgere di varie problematiche quali la paura dell’altro, l’ansia e la depressione. La tristezza di non poter condividere il proprio tempo insieme agli amici ha fatto si che la maggior parte dei giovani individuasse il mondo virtuale come il luogo all’interno del quale potersi rifugiare, al fine di cercare un contatto con gli altri. La frequentazione del web se da un lato ha prodotto degli effetti benefici, dall’altro, attraverso l’eccessivo uso dei social network ha determinato l’intensificarsi di fenomeni importanti quali il cyberbullismo. Da qui la necessità di riconsiderare il valore della socializzazione e della vitaA, Minuti; L, Zebi; P, Moretti; A, Tortorella
I disturbi d’ansia nel periodo perinatale: effetti della pandemia COVID-19 Journal Article
In: Telos, no. 2, pp. 219-231, 2022, ISBN: 9788894707816.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Ansia perinatale, COVID-19, Disturbi d'ansia, Disturbi psichiatrici, Disturbo mentale materno, Gravidanza, Pandemia, Peripartum, Post-parto
@article{nokey,
title = {I disturbi d’ansia nel periodo perinatale: effetti della pandemia COVID-19},
author = {Minuti A and Zebi L and Moretti P and Tortorella A},
editor = {Aldi G and Franza F},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-kronos-e-kairos-il-tempo-in-psichiatria-e-psicopatologia/},
isbn = {9788894707816},
year = {2022},
date = {2022-12-31},
urldate = {2023-01-13},
journal = {Telos},
number = {2},
pages = {219-231},
abstract = {La gravidanza può rappresentare un momento di notevole impatto emotivo nella vita di una donna, avere una salienza considerevole nel quadro esistenziale e identitario di una persona e costituire quindi un evento-stimolo che determina l’espressione di una vulnerabilità psichica. Nelle gestanti, la pandemia da COVID-19 ha rappresentato un’ulteriore difficoltà in quanto elemento di ostacolo nell’accesso ai percorsi terapeutico-assistenziali e di prevenzione dedicati alle donne in gravidanza, ma anche come evento stressante che ha portato a sperimentare insicurezza verso il futuro e a sviluppare preoccupazioni. Il nostro lavoro si propone di inquadrare i disturbi d’ansia nel periodo gestazionale, ponendo una particolare attenzione allo spettro dei disturbi d’ansia nelle gestanti durante il periodo della pandemia COVID-19. },
keywords = {Ansia perinatale, COVID-19, Disturbi d'ansia, Disturbi psichiatrici, Disturbo mentale materno, Gravidanza, Pandemia, Peripartum, Post-parto},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
La gravidanza può rappresentare un momento di notevole impatto emotivo nella vita di una donna, avere una salienza considerevole nel quadro esistenziale e identitario di una persona e costituire quindi un evento-stimolo che determina l’espressione di una vulnerabilità psichica. Nelle gestanti, la pandemia da COVID-19 ha rappresentato un’ulteriore difficoltà in quanto elemento di ostacolo nell’accesso ai percorsi terapeutico-assistenziali e di prevenzione dedicati alle donne in gravidanza, ma anche come evento stressante che ha portato a sperimentare insicurezza verso il futuro e a sviluppare preoccupazioni. Il nostro lavoro si propone di inquadrare i disturbi d’ansia nel periodo gestazionale, ponendo una particolare attenzione allo spettro dei disturbi d’ansia nelle gestanti durante il periodo della pandemia COVID-19.M, Agius; M, Agius
L’esposizione al trauma, in particolare al trauma di guerra, causa cambiamenti di personalità? Journal Article
In: Telos, no. 1, 2022, ISBN: 9788894707809.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Cambiamenti di personaltià, Crimini di guerra, Disturbo borderline di personalità, Disturbo Post Traumatico da stress
@article{nokey,
title = {L’esposizione al trauma, in particolare al trauma di guerra, causa cambiamenti di personalità?},
author = {Agius M and Agius M},
editor = {Aldi G and Franza F},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-che-brutto-carattere-comprendere-i-disturbi-di-personalita/},
isbn = {9788894707809},
year = {2022},
date = {2022-07-11},
urldate = {2022-07-11},
journal = {Telos},
number = {1},
abstract = {Il trauma mentale è una conseguenza della guerra. Qui Nel nostro articolo consideriamo se l’infliggere un tale trauma, che potrebbe causare cambiamenti di personalità, debba essere considerato di per sé un crimine di guerra.},
keywords = {Cambiamenti di personaltià, Crimini di guerra, Disturbo borderline di personalità, Disturbo Post Traumatico da stress},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Il trauma mentale è una conseguenza della guerra. Qui Nel nostro articolo consideriamo se l’infliggere un tale trauma, che potrebbe causare cambiamenti di personalità, debba essere considerato di per sé un crimine di guerra.G, Aldi
I disturbi di personalità: per una epistemologia della comprensione Journal Article
In: Telos, no. 2, 2022, ISBN: 9788894707809.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Disturbo di personalità, DSM, Modelli diagnostici
@article{nokey,
title = {I disturbi di personalità: per una epistemologia della comprensione},
author = {Aldi G},
editor = {Aldi G and Franza A},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-che-brutto-carattere-comprendere-i-disturbi-di-personalita/},
isbn = {9788894707809},
year = {2022},
date = {2022-07-11},
urldate = {2022-07-11},
journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {Il disturbo di personalità è un’entità epistemica di indubbio interesse e di non facile approccio. In esso la linea di confine tra stato di salute e stato di malattia, già di per sé sfumata in molte condizioni psichiche minori, diventa labile e di non semplice definizione. In questo articolo cercheremo di porre alcune questioni circa la complessità delle categorie diagnostiche necessarie a formulare una diagnosi di disturbo di personalità. Lo faremo ponendo l’accento sui nodi controversi e sui pericoli che l’uso acritico di determinati costrutti può determinare. Porremo anche l’accento sulla necessità di individuare nuovi schemi interpretativi per comprendere al meglio la patologia di personalità delle nuove generazioni e della fascia adolescenziale, la quale presenta caratteristiche che sembrano resistere ad ogni forzatura e inquadramento che provi ad incasellarle nelle categorie solitamente utilizzate del DSM.},
keywords = {Disturbo di personalità, DSM, Modelli diagnostici},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Il disturbo di personalità è un’entità epistemica di indubbio interesse e di non facile approccio. In esso la linea di confine tra stato di salute e stato di malattia, già di per sé sfumata in molte condizioni psichiche minori, diventa labile e di non semplice definizione. In questo articolo cercheremo di porre alcune questioni circa la complessità delle categorie diagnostiche necessarie a formulare una diagnosi di disturbo di personalità. Lo faremo ponendo l’accento sui nodi controversi e sui pericoli che l’uso acritico di determinati costrutti può determinare. Porremo anche l’accento sulla necessità di individuare nuovi schemi interpretativi per comprendere al meglio la patologia di personalità delle nuove generazioni e della fascia adolescenziale, la quale presenta caratteristiche che sembrano resistere ad ogni forzatura e inquadramento che provi ad incasellarle nelle categorie solitamente utilizzate del DSM.R, Aldi; F, Pellegrino
L’approccio dimensionale per i disturbi di personalità nei disturbi dello spettro schizofrenico Journal Article
In: no. 1, 2022, ISBN: 9788894707809.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Disturbi di personalità, Modello dimensionale, Schizofrenia, Tratto di personalità
@article{nokey,
title = {L’approccio dimensionale per i disturbi di personalità nei disturbi dello spettro schizofrenico},
author = {Aldi R and Pellegrino F},
editor = {Aldi G and Franza F},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-che-brutto-carattere-comprendere-i-disturbi-di-personalita/},
isbn = {9788894707809},
year = {2022},
date = {2022-07-11},
urldate = {2022-07-11},
number = {1},
abstract = {L’obiettivo di questo articolo è fornire una trattazione sintetica sui disturbi di personalità ripercorrendo, in primo luogo le tappe storiche fondamentali per la definizione della personalità normale e anormale, dall’antichità fino al DSM-5 e la proposta di un approccio dimensionale ai disturbi di personalità. La diagnosi e classificazione dei disturbi di personalità, si stia spostando sempre più in questo senso pertanto citeremo i principali modelli dimensionali. Sulla scorta di tali considerazioni e cambiamenti, l’attenzione di questo lavoro viene posta sui disturbi di personalità nella schizofrenia e sulla necessità di ulteriori studi a riguardo.},
keywords = {Disturbi di personalità, Modello dimensionale, Schizofrenia, Tratto di personalità},
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tppubtype = {article}
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L’obiettivo di questo articolo è fornire una trattazione sintetica sui disturbi di personalità ripercorrendo, in primo luogo le tappe storiche fondamentali per la definizione della personalità normale e anormale, dall’antichità fino al DSM-5 e la proposta di un approccio dimensionale ai disturbi di personalità. La diagnosi e classificazione dei disturbi di personalità, si stia spostando sempre più in questo senso pertanto citeremo i principali modelli dimensionali. Sulla scorta di tali considerazioni e cambiamenti, l’attenzione di questo lavoro viene posta sui disturbi di personalità nella schizofrenia e sulla necessità di ulteriori studi a riguardo.G, Del Buono
Diagnosi differenziale tra disturbo bipolare e disturbo borderline di personalità Journal Article
In: Telos, no. 1, 2022, ISBN: 9788894707809.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Diagnosi differenziale, Disturbo bipolare, Disturbo borderline di personalità, Scale di screening
@article{nokey,
title = {Diagnosi differenziale tra disturbo bipolare e disturbo borderline di personalità},
author = {Del Buono G},
editor = {Aldi G and Franza F},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-che-brutto-carattere-comprendere-i-disturbi-di-personalita/},
isbn = {9788894707809},
year = {2022},
date = {2022-07-11},
urldate = {2022-07-11},
journal = {Telos},
number = {1},
abstract = {La diagnosi differenziale tra il disturbo bipolare la personalità borderline risulta controversa. Entrambi le condizioni manifestano sovrapposizioni di alcuni sintomi come comportamenti impulsivi, instabilità affettiva e rabbia e rabbia inappropriata. Nella letteratura recente, sono stati identificati tre approcci diversi per differenziare le diagnosi delle due condizioni cliniche.
Il primo approccio valuta l’efficienza diagnostica dei criteri del DSM riguardo al disturbo borderline. La instabilità affettiva, il criterio maggiormente presente in un campione di border, e con la maggiore sensitività, era quello meno discriminante nel differenziare dai bipolari, avendo la più bassa specificità. La paura di essere abbandonato e il disturbo dell’identità offrivano un’alta specificità per una diagnosi di BPD, e venivano identificati come parte integrali del costrutto del borderline, essendo presente nella stragrande maggioranza dei pazienti.
Il secondo approccio prende in considerazione gli usuali parametri clinici (storia familiare, età di esordio, etc). Sebbene, siano state ipotizzate una serie di differenze riguardo alcuni elementi, pochi rivestono un valore significativo. Attualmente le distinzioni fenomenologiche appaiono la componente che maggiormente evidenzia le differenze e riguarda le caratteristiche della depressione (se melanconica o di tiporeattivo), e le differenti modalità di esordio e decorso dei 2 disturbi.
Il terzo approccio è andato a considerare le scale psicometriche: la MDQ elaborata per la valutazione dei disturbi bipolari e la MSI per la valutazione dei pazienti borderline. Alcuni items di queste due scale appaiono essere presenti in tutte e due le popolazioni. Altri items delle scale sono più specifici possono quindi aiutare a distinguere le due condizioni il bipolare dal borderline: le manifestazioni cliniche dell’umore prese dall’MDQ possono essere di ausilio nella differenziazione tra le due condizioni. In alcuni studi solo tre items dello MDQ (l’umore elevato l’iperattività ed il decorso episodico del disturbo) distinguevano la malattia bipolare dal disturbo borderline di personalità.},
keywords = {Diagnosi differenziale, Disturbo bipolare, Disturbo borderline di personalità, Scale di screening},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
La diagnosi differenziale tra il disturbo bipolare la personalità borderline risulta controversa. Entrambi le condizioni manifestano sovrapposizioni di alcuni sintomi come comportamenti impulsivi, instabilità affettiva e rabbia e rabbia inappropriata. Nella letteratura recente, sono stati identificati tre approcci diversi per differenziare le diagnosi delle due condizioni cliniche.
Il primo approccio valuta l’efficienza diagnostica dei criteri del DSM riguardo al disturbo borderline. La instabilità affettiva, il criterio maggiormente presente in un campione di border, e con la maggiore sensitività, era quello meno discriminante nel differenziare dai bipolari, avendo la più bassa specificità. La paura di essere abbandonato e il disturbo dell’identità offrivano un’alta specificità per una diagnosi di BPD, e venivano identificati come parte integrali del costrutto del borderline, essendo presente nella stragrande maggioranza dei pazienti.
Il secondo approccio prende in considerazione gli usuali parametri clinici (storia familiare, età di esordio, etc). Sebbene, siano state ipotizzate una serie di differenze riguardo alcuni elementi, pochi rivestono un valore significativo. Attualmente le distinzioni fenomenologiche appaiono la componente che maggiormente evidenzia le differenze e riguarda le caratteristiche della depressione (se melanconica o di tiporeattivo), e le differenti modalità di esordio e decorso dei 2 disturbi.
Il terzo approccio è andato a considerare le scale psicometriche: la MDQ elaborata per la valutazione dei disturbi bipolari e la MSI per la valutazione dei pazienti borderline. Alcuni items di queste due scale appaiono essere presenti in tutte e due le popolazioni. Altri items delle scale sono più specifici possono quindi aiutare a distinguere le due condizioni il bipolare dal borderline: le manifestazioni cliniche dell’umore prese dall’MDQ possono essere di ausilio nella differenziazione tra le due condizioni. In alcuni studi solo tre items dello MDQ (l’umore elevato l’iperattività ed il decorso episodico del disturbo) distinguevano la malattia bipolare dal disturbo borderline di personalità.A, Lucattini
Disturbo Anancastico di Personalità e comorbidità con i Disturbi dell’Umore in adolescenza Journal Article
In: Telos, no. 1, 2022, ISBN: 9788894707809.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Adolescenza, Disturbo anancastico di personalità, Disturbo ossessivo compulsivo, Psicoanalisi, Sindromi bipolari, Trattamento
@article{nokey,
title = {Disturbo Anancastico di Personalità e comorbidità con i Disturbi dell’Umore in adolescenza},
author = {Lucattini A},
editor = {Aldi G and Franza F},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-che-brutto-carattere-comprendere-i-disturbi-di-personalita/},
isbn = {9788894707809},
year = {2022},
date = {2022-07-11},
urldate = {2022-07-11},
journal = {Telos},
number = {1},
abstract = {Il disturbo Anancastico di Personalità nella nosografia attuale è inserito all’interno del Disturbo Ossessivo Compulsivo. Il presente contributo parte dall’inquadramento diagnostico e la classificazione attuale, attraverso epidemiologia e studi scientifici, argomenta sull’importanza e la necessità che il processo diagnostico in età evolutiva tenga presente il funzionamento della mente adolescente e il suo sviluppo, e non si soffermi soltanto degli aspetti psicopatologici per cui l’adolescente arrivano alla consultazione con lo specialista, psichiatra e psicoanalista. Inoltre, è sottolineata l’importanza della distinzione nell’ orientamento diagnostico tra disturbi psicopatologici che afferiscono all’area delle nevrosi e delle sindromi psicotiche, che tengono conto dell’eziopatogenesi dei disturbi psicologici e psichiatrici e non si basino esclusivamente sui sintomi. L’esemplificazione clinica a partire dal breakdown evolutivo di un ragazzo adolescente mette in relazione aspetti individuali, traumatici e intrapsichici, con elementi familiari e i fattori scatenanti che hanno portano alla diagnosi e al trattamento. La parte conclusiva del contributo metti in evidenza il processo diagnostico psicoanalitico e l’opportunità che la diagnosi segua il percorso evolutivo e terapeutico del paziente, sia nell’ottica prognostica e di outcome.},
keywords = {Adolescenza, Disturbo anancastico di personalità, Disturbo ossessivo compulsivo, Psicoanalisi, Sindromi bipolari, Trattamento},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
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Il disturbo Anancastico di Personalità nella nosografia attuale è inserito all’interno del Disturbo Ossessivo Compulsivo. Il presente contributo parte dall’inquadramento diagnostico e la classificazione attuale, attraverso epidemiologia e studi scientifici, argomenta sull’importanza e la necessità che il processo diagnostico in età evolutiva tenga presente il funzionamento della mente adolescente e il suo sviluppo, e non si soffermi soltanto degli aspetti psicopatologici per cui l’adolescente arrivano alla consultazione con lo specialista, psichiatra e psicoanalista. Inoltre, è sottolineata l’importanza della distinzione nell’ orientamento diagnostico tra disturbi psicopatologici che afferiscono all’area delle nevrosi e delle sindromi psicotiche, che tengono conto dell’eziopatogenesi dei disturbi psicologici e psichiatrici e non si basino esclusivamente sui sintomi. L’esemplificazione clinica a partire dal breakdown evolutivo di un ragazzo adolescente mette in relazione aspetti individuali, traumatici e intrapsichici, con elementi familiari e i fattori scatenanti che hanno portano alla diagnosi e al trattamento. La parte conclusiva del contributo metti in evidenza il processo diagnostico psicoanalitico e l’opportunità che la diagnosi segua il percorso evolutivo e terapeutico del paziente, sia nell’ottica prognostica e di outcome.MV, Minò
Il concetto d’imputabilità nel disturbo borderline di personalità Journal Article
In: Telos, no. 1, 2022, ISBN: 9788894707809.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Disturbo borderline di personalità, Impitabilità, Infermità mentale
@article{nokey,
title = {Il concetto d’imputabilità nel disturbo borderline di personalità},
author = {Minò MV},
editor = {Aldi G and Franza F},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-che-brutto-carattere-comprendere-i-disturbi-di-personalita/},
isbn = {9788894707809},
year = {2022},
date = {2022-07-11},
urldate = {2022-07-11},
journal = {Telos},
number = {1},
abstract = {Nella Sentenza della Suprema Corte n.9163 del 25 gennaio 2005 si ribadisce come anche i “disturbi di personalità” possono costituire causa idonea ad escludere o grandemente scemare in via autonoma e specifica la capacità d’intendere e di volere del soggetto agente, ai fini degli art. 88 e 89 del Codice penale (C.p.) e che siano di consistenza, intensità, rilevanza, gravità tali da incidere concretamente sulla stessa. Non assumono rilievo ai fini dell’imputabilità le altre “anomalie caratteriali” o gli “stati emotivi e passionali” in quanto mancano di incisività sulla capacità di autodeterminazione del soggetto agente. Occorre, pertanto, la sussistenza di un nesso eziologico tra il disturbo mentale e il fatto reato che consenta di ritenere il secondo casualmente determinato dal primo.},
keywords = {Disturbo borderline di personalità, Impitabilità, Infermità mentale},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Nella Sentenza della Suprema Corte n.9163 del 25 gennaio 2005 si ribadisce come anche i “disturbi di personalità” possono costituire causa idonea ad escludere o grandemente scemare in via autonoma e specifica la capacità d’intendere e di volere del soggetto agente, ai fini degli art. 88 e 89 del Codice penale (C.p.) e che siano di consistenza, intensità, rilevanza, gravità tali da incidere concretamente sulla stessa. Non assumono rilievo ai fini dell’imputabilità le altre “anomalie caratteriali” o gli “stati emotivi e passionali” in quanto mancano di incisività sulla capacità di autodeterminazione del soggetto agente. Occorre, pertanto, la sussistenza di un nesso eziologico tra il disturbo mentale e il fatto reato che consenta di ritenere il secondo casualmente determinato dal primo.R, Buonomo; A, Grandinetti; M, Marino; F, Perozziello; M, Santolia
Disturbo borderline di personalità e disforia di genere: tra identità diffuse e affermazione di genere. Il ruolo del trauma cumulativo Journal Article
In: Telos, no. 1, 2022, ISBN: 9788894707809.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Disforia di genere, Disturbo borderline di personalità, Trauma cumulativo
@article{nokey,
title = {Disturbo borderline di personalità e disforia di genere: tra identità diffuse e affermazione di genere. Il ruolo del trauma cumulativo},
author = {Buonomo R and Grandinetti A and Marino M and Perozziello F and Santolia M},
editor = {Aldi G and Franza F},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-che-brutto-carattere-comprendere-i-disturbi-di-personalita/},
isbn = {9788894707809},
year = {2022},
date = {2022-07-11},
urldate = {2022-07-11},
journal = {Telos},
number = {1},
abstract = {Nell’attuale pratica clinica, che risponde alle evoluzioni culturali cui assistiamo, si rende sempre più urgente apporre diagnosi differenziale tra Disturbo Borderline di Personalità e Disforia di Genere.
Tale esigenza nasce dall’incremento di diagnosi del disturbo di personalità di cui sopra e dall’aumentata richiesta ai servizi di assesment diagnostico (finalizzato ad accertamento diagnosi di Disforia di Genere, al fine di poter accedere a trattamenti ormonali, autorizzazione a cambio di genere anagrafico ed interventi chirurgici mascolinizzanti/femminilizzanti), sostegno psicologico alla transizione, psicoterapia.
Il confine della diagnosi differenziale tra i due costrutti appare spesso sottile ed insidioso, soprattutto relativamente alle questioni identitarie; in tale dimensione a fare da spartiacque è il trauma cumulativo.
Vi è ampia letteratura a riprova che una carente/assente sintonia madre/figlio, particolarmente nel primo anno e mezzo di vita, si possa configurare come disorganizzatore psichico che risulta potenzialmente all’origine dell’esordio dei Disturbi di Personalità.
Le questioni identitarie relative la Disforia di Genere, invece, non hanno genesi traumatica, pur configurandosi, spesso, contenuti traumatici conseguenti e non antecedenti: stigma sociale, senso di non appartenenza ad un corpo di genere non riconosciuto come proprio, ad un ruolo di genere non congruente rispetto al sesso biologico, rifiuto della transizione da parte delle figure di riferimento, transfobia interiorizzata.},
keywords = {Disforia di genere, Disturbo borderline di personalità, Trauma cumulativo},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
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Nell’attuale pratica clinica, che risponde alle evoluzioni culturali cui assistiamo, si rende sempre più urgente apporre diagnosi differenziale tra Disturbo Borderline di Personalità e Disforia di Genere.
Tale esigenza nasce dall’incremento di diagnosi del disturbo di personalità di cui sopra e dall’aumentata richiesta ai servizi di assesment diagnostico (finalizzato ad accertamento diagnosi di Disforia di Genere, al fine di poter accedere a trattamenti ormonali, autorizzazione a cambio di genere anagrafico ed interventi chirurgici mascolinizzanti/femminilizzanti), sostegno psicologico alla transizione, psicoterapia.
Il confine della diagnosi differenziale tra i due costrutti appare spesso sottile ed insidioso, soprattutto relativamente alle questioni identitarie; in tale dimensione a fare da spartiacque è il trauma cumulativo.
Vi è ampia letteratura a riprova che una carente/assente sintonia madre/figlio, particolarmente nel primo anno e mezzo di vita, si possa configurare come disorganizzatore psichico che risulta potenzialmente all’origine dell’esordio dei Disturbi di Personalità.
Le questioni identitarie relative la Disforia di Genere, invece, non hanno genesi traumatica, pur configurandosi, spesso, contenuti traumatici conseguenti e non antecedenti: stigma sociale, senso di non appartenenza ad un corpo di genere non riconosciuto come proprio, ad un ruolo di genere non congruente rispetto al sesso biologico, rifiuto della transizione da parte delle figure di riferimento, transfobia interiorizzata.G, Tavormina
Percorsi fondamentali per il clinico nella conoscenza del «mixity» Journal Article
In: NeaMente Journal, no. 0, 2022.
Abstract | BibTeX | Tag: Disturbo bipolare, Misity, Stati misti
@article{nokey,
title = {Percorsi fondamentali per il clinico nella conoscenza del «mixity»},
author = {Tavormina G},
year = {2022},
date = {2022-06-25},
urldate = {2022-06-25},
journal = {NeaMente Journal},
number = {0},
abstract = {Il concetto del "mixity" delle fasi disforiche del bipolarismo comprende i sintomi più insidiosi dello spettro bipolare dei disturbi dell'umore: la sovrapposizione tra depressione-irrequietezza-irritabilità-dolore-tensione-ansia può causare un peggioramento dei disturbi dell'umore e nelle fasi più acute può causare un aumentato rischio di gravi aspetti comportamentali tra cui omicidio e suicidio che spesso ascoltiamo dalla cronaca.
Il "mixity" è una nozione dinamica che descrive la presenza di sintomi sovrapposti di stati misti, in un livello di intensità crescente. L'utilizzo precoce della scala di valutazione su stati misti, "GT-MSRS", che può dimostrare il livello di "mixity" del disturbo dell'umore, può impedirlo.
Gli stati misti si verificano in media nel 40% dei pazienti bipolari nel corso della vita; quando si considera il bipolarismo la nozione di "mixity" diventa il punto di riferimento concettuale del processo diagnostico.},
keywords = {Disturbo bipolare, Misity, Stati misti},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Il concetto del "mixity" delle fasi disforiche del bipolarismo comprende i sintomi più insidiosi dello spettro bipolare dei disturbi dell'umore: la sovrapposizione tra depressione-irrequietezza-irritabilità-dolore-tensione-ansia può causare un peggioramento dei disturbi dell'umore e nelle fasi più acute può causare un aumentato rischio di gravi aspetti comportamentali tra cui omicidio e suicidio che spesso ascoltiamo dalla cronaca.
Il "mixity" è una nozione dinamica che descrive la presenza di sintomi sovrapposti di stati misti, in un livello di intensità crescente. L'utilizzo precoce della scala di valutazione su stati misti, "GT-MSRS", che può dimostrare il livello di "mixity" del disturbo dell'umore, può impedirlo.
Gli stati misti si verificano in media nel 40% dei pazienti bipolari nel corso della vita; quando si considera il bipolarismo la nozione di "mixity" diventa il punto di riferimento concettuale del processo diagnostico.F, Franza; A, Vacca; MV, Minò; A, Franza; A, De Paola; F, Papa; G, Conte; I, Ferrara; B, Solomita; G, Tavormina
Ansia, speranza e burnout nei caregivers di pazienti psicotici durante la pandemia da COVID-19 Journal Article
In: NeaMente Journal, no. 0, 2022.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Anziani, Burnout, Caregivers, COVID-19, HealthCare Workers, Psicosi primarie, Stress
@article{nokey,
title = {Ansia, speranza e burnout nei caregivers di pazienti psicotici durante la pandemia da COVID-19},
author = {Franza F and Vacca A and Minò MV and Franza A and De Paola A and Papa F and Conte G and Ferrara I and Solomita B and Tavormina G},
url = {https://journal.neamente.com/ansia-speranza-e-burnout-nei-caregivers-di-pazienti-psicotici-durante-la-pandemia-da-covid-19/},
year = {2022},
date = {2022-06-03},
urldate = {2022-06-03},
journal = {NeaMente Journal},
number = {0},
abstract = {The Covid-19 Pandemic increased the workload of healthcare workers (HCW). Working under stressful conditions became harder for HCW who take care of people affected by serious and chronic physical and psychic pathologies.
Psychiatric pathologies in over-65 patients are responsible for important consequences on their healthcare workers’ psychic and physical health.
In our observational study, an exploratory design evaluated the effects of work-related stress on a group of HCW who take care of psychiatric patients residing in psychiatric rehabilitation residential facilities. The results obtained during a one-year evaluation period, during the Covid-19 pandemic, showed a significant increase in stress, burnout and anxiety in all of the examined HCW [ProQoL (ST: T-test P: 0.012); CBI (Time: p > 0.000, S dimension: p < 0.000)]. Instead, a decrease in work-related satisfaction was observed (ProQoL: CS: p: 0.01). The analysis of the subgroup showed an increase in BO subscale (Burnout) in moderate-to-high values, especially in the nurses' group (T0 vs t1: 50% vs 68.75%). After one year, ia reduction of hope was observed (Total p = 0.0001, Square Eta = 0.252; T-Score = 4.381; mean 6.236 vs 8.614). However, the limit of our study directs at a broader longitudinal study and suggests an in-depth study and subsequent more in-depth evaluations.
},
keywords = {Anziani, Burnout, Caregivers, COVID-19, HealthCare Workers, Psicosi primarie, Stress},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
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The Covid-19 Pandemic increased the workload of healthcare workers (HCW). Working under stressful conditions became harder for HCW who take care of people affected by serious and chronic physical and psychic pathologies.
Psychiatric pathologies in over-65 patients are responsible for important consequences on their healthcare workers’ psychic and physical health.
In our observational study, an exploratory design evaluated the effects of work-related stress on a group of HCW who take care of psychiatric patients residing in psychiatric rehabilitation residential facilities. The results obtained during a one-year evaluation period, during the Covid-19 pandemic, showed a significant increase in stress, burnout and anxiety in all of the examined HCW [ProQoL (ST: T-test P: 0.012); CBI (Time: p > 0.000, S dimension: p < 0.000)]. Instead, a decrease in work-related satisfaction was observed (ProQoL: CS: p: 0.01). The analysis of the subgroup showed an increase in BO subscale (Burnout) in moderate-to-high values, especially in the nurses' group (T0 vs t1: 50% vs 68.75%). After one year, ia reduction of hope was observed (Total p = 0.0001, Square Eta = 0.252; T-Score = 4.381; mean 6.236 vs 8.614). However, the limit of our study directs at a broader longitudinal study and suggests an in-depth study and subsequent more in-depth evaluations.
G, Del Buono
Classificazione e diagnosi dei disturbi di personalità. Introduzione: Categorie e dimensioni Journal Article
In: NeaMente Journal, no. 0, 2022.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Disturbi di personalità, DSM-5, Funzionamento del Sé, Funzionamento interpersonale, ICD-11, Psicopatologia, Psicopatologie
@article{nokey,
title = {Classificazione e diagnosi dei disturbi di personalità. Introduzione: Categorie e dimensioni},
author = {Del Buono G},
url = {https://journal.neamente.com/classificazione-e-diagnosi-dei-disturbi-di-personalita/},
year = {2022},
date = {2022-02-05},
urldate = {2022-02-05},
journal = {NeaMente Journal},
number = {0},
abstract = {This paper would introduce the approach to the diagnosis of personality disorders of ICD-11, that is the International Classification of Diseases, edited by World Health Organization (WHO). ICD-11 has embraced a fully dimensional approach to the diagnosis of personality disorders: all diagnostic categories (borderline, paranoid, narcissistic, etc.) are suppressed and an only personality disorder is left.
At first, the clinician is required to evaluate wheth¬er the individual’s clinical presentation meets the general diag¬nostic requirements for personality disorder, with evaluation of personality global functioning, focusing on the impairment of self and interpersonal functioning. The task of clinician is to determine the degree and pervasiveness of disturbances of self and interpersonal functioning. In the following step, the clinician determines whether a diagnosis of mild, moderate or severe personality disorder is appropriate. In addition, the user have the possibility to code a sub-clinic level: Personality Difficulty. This manual also includes the option of specifying a Borderline Pattern Qualifier, adapted from the DSM-5 criteria for Borderline Personality Disorder. Furthermore, personality disorders are described by indi¬cating the presence of maladaptive personality traits. Five trait domains are included: negative affectivity, detachment, dissociality, disinhibition, and anankastia. These trait qualifiers describe the individual patterns of personality that contribute to the global personality dysfunction.},
keywords = {Disturbi di personalità, DSM-5, Funzionamento del Sé, Funzionamento interpersonale, ICD-11, Psicopatologia, Psicopatologie},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
This paper would introduce the approach to the diagnosis of personality disorders of ICD-11, that is the International Classification of Diseases, edited by World Health Organization (WHO). ICD-11 has embraced a fully dimensional approach to the diagnosis of personality disorders: all diagnostic categories (borderline, paranoid, narcissistic, etc.) are suppressed and an only personality disorder is left.
At first, the clinician is required to evaluate wheth¬er the individual’s clinical presentation meets the general diag¬nostic requirements for personality disorder, with evaluation of personality global functioning, focusing on the impairment of self and interpersonal functioning. The task of clinician is to determine the degree and pervasiveness of disturbances of self and interpersonal functioning. In the following step, the clinician determines whether a diagnosis of mild, moderate or severe personality disorder is appropriate. In addition, the user have the possibility to code a sub-clinic level: Personality Difficulty. This manual also includes the option of specifying a Borderline Pattern Qualifier, adapted from the DSM-5 criteria for Borderline Personality Disorder. Furthermore, personality disorders are described by indi¬cating the presence of maladaptive personality traits. Five trait domains are included: negative affectivity, detachment, dissociality, disinhibition, and anankastia. These trait qualifiers describe the individual patterns of personality that contribute to the global personality dysfunction.2021
A, Lucattini
Silver lining playbook. I disturbi affettivi dell’umore in adolescenza Journal Article
In: Telos, no. 2, 2021.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Adolescenza, Diagnosi, Disturbo bipolare, Infanzia, Psicoanalisi, Stendhal, Struttura di personalità, Trattamenti
@article{nokey,
title = {Silver lining playbook. I disturbi affettivi dell’umore in adolescenza},
author = {Lucattini A},
editor = {Aldi G and Franza F},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-come-se-il-sole-sparisse-universi-psicotici-e-trasformazione-del-mondo/},
year = {2021},
date = {2021-12-01},
urldate = {2021-12-01},
journal = {Telos},
number = {2},
publisher = {a},
address = {b},
edition = {c},
chapter = {d},
series = {Telos},
abstract = {In questo lavoro vengono presi in esame i “Disturbi Affettivi dell'Umore” con focus le loro manifestazioni e di insorgenze durante l'età evolutiva, In particolare durante l'adolescenza. I disturbi sono esaminati a partire delle classificazioni internazionali, gli aspetti epidemiologici aggiornati, le manifestazioni cliniche, la diagnosi e i trattamenti con un particolare attenzione al trattamento psicoanalitico sia sotto forma di psicoterapia psicoanalitica che analisi in senso classico. La parte clinica del lavoro è affrontata attraverso al trattamento ancora in corso di un tardo adolescente, mostrando come il trattamento la collaborazione tra psichiatra e psicoanalista, abbia portato ad un pieno recupero del paziente e alla sua stabilizzazione. Inoltre, nel tempo ha anche permesso una ridefinizione clinica sia dell'episodio acuto che della diagnosi attuale che, come tipico nell'adolescenza, è in divenire ed è modulata in base alle manifestazioni cliniche, ai trattamenti, all’evoluzione e alla crescita personale del paziente. Inoltre, anche in relazione al contesto familiare e sociale in cui il paziente vive.},
keywords = {Adolescenza, Diagnosi, Disturbo bipolare, Infanzia, Psicoanalisi, Stendhal, Struttura di personalità, Trattamenti},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
In questo lavoro vengono presi in esame i “Disturbi Affettivi dell'Umore” con focus le loro manifestazioni e di insorgenze durante l'età evolutiva, In particolare durante l'adolescenza. I disturbi sono esaminati a partire delle classificazioni internazionali, gli aspetti epidemiologici aggiornati, le manifestazioni cliniche, la diagnosi e i trattamenti con un particolare attenzione al trattamento psicoanalitico sia sotto forma di psicoterapia psicoanalitica che analisi in senso classico. La parte clinica del lavoro è affrontata attraverso al trattamento ancora in corso di un tardo adolescente, mostrando come il trattamento la collaborazione tra psichiatra e psicoanalista, abbia portato ad un pieno recupero del paziente e alla sua stabilizzazione. Inoltre, nel tempo ha anche permesso una ridefinizione clinica sia dell'episodio acuto che della diagnosi attuale che, come tipico nell'adolescenza, è in divenire ed è modulata in base alle manifestazioni cliniche, ai trattamenti, all’evoluzione e alla crescita personale del paziente. Inoltre, anche in relazione al contesto familiare e sociale in cui il paziente vive.F, Brufani; I, Lupatelli; G, Menculini; F, De Giorgi; T, Sciarma; P, Moretti; A, Tortorella
Note storiche sul trauma in psicopatologia: i contributi dal XIII secolo ad oggi Journal Article
In: Telos, no. 2, 2021.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Nevrosi traumatica, Psicopatologia, PTSD, Trauma
@article{nokey,
title = {Note storiche sul trauma in psicopatologia: i contributi dal XIII secolo ad oggi},
author = {Brufani F and Lupatelli I and Menculini G and De Giorgi F and Sciarma T and Moretti P and Tortorella A},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-come-se-il-sole-sparisse-universi-psicotici-e-trasformazione-del-mondo/},
year = {2021},
date = {2021-12-01},
urldate = {2021-12-01},
journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {Il significato di trauma dal punto di vista psicopatologico si rivela complesso e mutevole nella misura in cui la società e i suoi valori sono in continuo cambiamento. In questo breve articolo saranno ripercorsi la nascita del trauma e i cambiamenti nella sua concezione che si sono susseguiti nella storia. Verranno dapprima introdotti i principali studiosi che con le loro teorie hanno posto il problema della caratterizzazione del trauma, dividendosi tra sostenitori dell’obiettività clinica dei sintomi post-traumatici e sostenitori della predominanza della soggettività nella risposta al trauma. Sarà successivamente approfondita la storia della nascita del trauma a cavallo tra XVII e XVIII prendendo in considerazione il ruolo della Rivoluzione Industriale nel contesto storico in cui sono nate le prime teorie riguardanti il trauma. Il nostro lavoro di ricerca proseguirà con l’inquadramento del trauma dal punto di vista psicodinamico da parte del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, il quale fu anche tra i primi ad occuparsi di trauma infantile, seppur solo dal punto di vista delle conseguenze che questo può avere sul soggetto una volta adulto. Infine, sarà affrontato il tema delle guerre del XX secolo che hanno fortemente contribuito a risvegliare l’interesse sull’argomento e a costruire l’attuale definizione di trauma e di patologia post-traumatica.},
keywords = {Nevrosi traumatica, Psicopatologia, PTSD, Trauma},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Il significato di trauma dal punto di vista psicopatologico si rivela complesso e mutevole nella misura in cui la società e i suoi valori sono in continuo cambiamento. In questo breve articolo saranno ripercorsi la nascita del trauma e i cambiamenti nella sua concezione che si sono susseguiti nella storia. Verranno dapprima introdotti i principali studiosi che con le loro teorie hanno posto il problema della caratterizzazione del trauma, dividendosi tra sostenitori dell’obiettività clinica dei sintomi post-traumatici e sostenitori della predominanza della soggettività nella risposta al trauma. Sarà successivamente approfondita la storia della nascita del trauma a cavallo tra XVII e XVIII prendendo in considerazione il ruolo della Rivoluzione Industriale nel contesto storico in cui sono nate le prime teorie riguardanti il trauma. Il nostro lavoro di ricerca proseguirà con l’inquadramento del trauma dal punto di vista psicodinamico da parte del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, il quale fu anche tra i primi ad occuparsi di trauma infantile, seppur solo dal punto di vista delle conseguenze che questo può avere sul soggetto una volta adulto. Infine, sarà affrontato il tema delle guerre del XX secolo che hanno fortemente contribuito a risvegliare l’interesse sull’argomento e a costruire l’attuale definizione di trauma e di patologia post-traumatica.F, De Giorgi; F, Brufani; G, Menculini; V, Pierotti; F, Scopetta; I, Baldini; P, Moretti; A, Tortorella
Utilizzo degli antipsicotici lai al primo episodio psicotico: Un caso clinico di switch da aripiprazolo a paliperidone palmitato Journal Article
In: Telos, no. 2, 2021.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Aripiprazolo, BPRS, Brief Psychiatric Rating Scale, DUP, Duratione of Untreated Psychosis, FEP, First Episode of Psychosis, LAI, Long acting-injectable, Paliperidone palmitato, PANSS, Positive and Negative Syndrome Scale
@article{nokey,
title = {Utilizzo degli antipsicotici lai al primo episodio psicotico: Un caso clinico di switch da aripiprazolo a paliperidone palmitato},
author = {De Giorgi F and Brufani F and Menculini G and Pierotti V and Scopetta F and Baldini I and Moretti P and Tortorella A},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-come-se-il-sole-sparisse-universi-psicotici-e-trasformazione-del-mondo/},
year = {2021},
date = {2021-12-01},
urldate = {2021-12-01},
journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {Il primo episodio psicotico (First Episode of Psychosis, FEP), inteso come la prima manifestazione clinica di sintomatologia psicotica, sottende traiettorie di malattia che possono differire le une dalle altre. Una parte dei soggetti sperimenta infatti una remissione sostenuta nel tempo, una minoranza risulta essere resistente al trattamento antipsicotico sin dall’esordio della malattia, mentre la maggior parte raggiunge una iniziale remissione per poi andare incontro a fasi di riacutizzazione. Una breve durata di malattia non trattata (duration of untreated psychosis, DUP) si correla ad una migliore risposta al trattamento e a una riduzione delle ospedalizzazioni e del rischio suicidario. Questo case report tratta di un FEP in un giovane adulto con DUP prolungata, in cui si è scelta la terapia con antipsicotici in formulazione long acting-injectable (LAI). Al primo ricovero è stato utilizzato aripipraziolo LAI, mentre al secondo ricovero, data la riacutizzazione della sintomatologia, si è optato per lo switch a paliperidone palmitato. La terapia con paliperidone ha determinato un sensibile miglioramento del quadro psicopatologico, valutato dalle scale “Brief Psychiatric Rating Scale” (BPRS) e “Positive and Negative Syndrome Scale” (PANSS). Gli antipsicotici LAI si rivelano una valida opzione terapeutica in soggetti di giovane età con FEP e l’impostazione del trattamento con LAI sin dalle prime fasi di malattia può contribuire al rapido miglioramento della sintomatologia e dell’aderenza.},
keywords = {Aripiprazolo, BPRS, Brief Psychiatric Rating Scale, DUP, Duratione of Untreated Psychosis, FEP, First Episode of Psychosis, LAI, Long acting-injectable, Paliperidone palmitato, PANSS, Positive and Negative Syndrome Scale},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Il primo episodio psicotico (First Episode of Psychosis, FEP), inteso come la prima manifestazione clinica di sintomatologia psicotica, sottende traiettorie di malattia che possono differire le une dalle altre. Una parte dei soggetti sperimenta infatti una remissione sostenuta nel tempo, una minoranza risulta essere resistente al trattamento antipsicotico sin dall’esordio della malattia, mentre la maggior parte raggiunge una iniziale remissione per poi andare incontro a fasi di riacutizzazione. Una breve durata di malattia non trattata (duration of untreated psychosis, DUP) si correla ad una migliore risposta al trattamento e a una riduzione delle ospedalizzazioni e del rischio suicidario. Questo case report tratta di un FEP in un giovane adulto con DUP prolungata, in cui si è scelta la terapia con antipsicotici in formulazione long acting-injectable (LAI). Al primo ricovero è stato utilizzato aripipraziolo LAI, mentre al secondo ricovero, data la riacutizzazione della sintomatologia, si è optato per lo switch a paliperidone palmitato. La terapia con paliperidone ha determinato un sensibile miglioramento del quadro psicopatologico, valutato dalle scale “Brief Psychiatric Rating Scale” (BPRS) e “Positive and Negative Syndrome Scale” (PANSS). Gli antipsicotici LAI si rivelano una valida opzione terapeutica in soggetti di giovane età con FEP e l’impostazione del trattamento con LAI sin dalle prime fasi di malattia può contribuire al rapido miglioramento della sintomatologia e dell’aderenza.G, Del Buono
Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Prima Parte Journal Article
In: Telos, no. 2, 2021.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Gestalt, Nucleo clinico, Psicosi, Schizofrenia
@article{nokey,
title = {Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Prima Parte},
author = {Del Buono G},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-come-se-il-sole-sparisse-universi-psicotici-e-trasformazione-del-mondo/},
year = {2021},
date = {2021-12-01},
urldate = {2021-12-01},
journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {Il presente articolo vuole tracciare lo sviluppo storico dei concetti di psicosi e schizofrenia fino ai moderni sistemi di classificazione. Il lavoro comincia con Canstatt e Feuctherleben che hanno introdotto il termine di psicosi nel XIX secolo; continua con le citazioni di Kraepelin, Bleuler, Jaspers e Schneider, che hanno stabilito i principi generali della sindrome schizofrenica, fino ai moderni sistemi nosografici come il DSM e l’ICD.
Nella tradizione fenomenologica, verrà accennato al contributo di Minkowski e Blankenburg. Minkowski è stato il primo a cogliere il concetto di nucleo della sindrome schizofrenica e ad elevarlo a un adeguato livello teorico. Blamnkenburg, invece, ha introdotto la “crisi del senso comune”, cioè la capacità di vedere le cose nella giusta prospettiva, un senso di proporzione, un gusto per ciò che è adeguato, appropriato, probabile e rilevante. Dagli anni 70 in poi, l’attenzione dei ricercatori è stata rivolta alla dicotomia tra i sintomi positivi e negativi, e questi ultimi che sono stati immaginati come il deficit rpiamrio della schizophrenia. La Scuola di Bonn ha elaborato l’ipotesi dei sintomi di base, che sarebbero disturbi neuriopsicologici, percepiti dal paziente e che posoono essere esplorati con il metodo fenomenologico. Poi, si parlerà di Kapur, che considera la psicosi come un disturbo della salienza aberrante, fornendo uno strumento euristico per legare la neurobiologia (cervello) alla esperienza fenomenolgica (mente). E infine, c’è l’ultimo passaggio: il DSM-III (con “la rivoluzione operativa”), il DSM-IV ed il DSM-5 che hanno perso il nucleo clinico, la Gestalt, della schizophrenia. },
keywords = {Gestalt, Nucleo clinico, Psicosi, Schizofrenia},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Il presente articolo vuole tracciare lo sviluppo storico dei concetti di psicosi e schizofrenia fino ai moderni sistemi di classificazione. Il lavoro comincia con Canstatt e Feuctherleben che hanno introdotto il termine di psicosi nel XIX secolo; continua con le citazioni di Kraepelin, Bleuler, Jaspers e Schneider, che hanno stabilito i principi generali della sindrome schizofrenica, fino ai moderni sistemi nosografici come il DSM e l’ICD.
Nella tradizione fenomenologica, verrà accennato al contributo di Minkowski e Blankenburg. Minkowski è stato il primo a cogliere il concetto di nucleo della sindrome schizofrenica e ad elevarlo a un adeguato livello teorico. Blamnkenburg, invece, ha introdotto la “crisi del senso comune”, cioè la capacità di vedere le cose nella giusta prospettiva, un senso di proporzione, un gusto per ciò che è adeguato, appropriato, probabile e rilevante. Dagli anni 70 in poi, l’attenzione dei ricercatori è stata rivolta alla dicotomia tra i sintomi positivi e negativi, e questi ultimi che sono stati immaginati come il deficit rpiamrio della schizophrenia. La Scuola di Bonn ha elaborato l’ipotesi dei sintomi di base, che sarebbero disturbi neuriopsicologici, percepiti dal paziente e che posoono essere esplorati con il metodo fenomenologico. Poi, si parlerà di Kapur, che considera la psicosi come un disturbo della salienza aberrante, fornendo uno strumento euristico per legare la neurobiologia (cervello) alla esperienza fenomenolgica (mente). E infine, c’è l’ultimo passaggio: il DSM-III (con “la rivoluzione operativa”), il DSM-IV ed il DSM-5 che hanno perso il nucleo clinico, la Gestalt, della schizophrenia.G, Del Buono
Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Seconda parte: i disturbi del sé Journal Article
In: Telos, no. 2, 2021.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Disturbi del Sé, EASE, Psicosi, Schizofrenia
@article{nokey,
title = {Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Seconda parte: i disturbi del sé},
author = {Del Buono G},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-come-se-il-sole-sparisse-universi-psicotici-e-trasformazione-del-mondo/},
year = {2021},
date = {2021-12-01},
urldate = {2021-12-01},
journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {Attualmente, i ricercatori di tradizione fenomenologica stanno lavorando su un interessante e promettente approccio alla diagnosi, che vede il nucleo della sindrome schizofrenica in una forma di disturbo del Sé. Due livelli del Sé esperienziale sono stati proposti: Il Sé di base ed il Sé narrativo.
La sindrome nucleare della schizofrenia può essere descritta come un disturbo dell’autocoscienza, ed è descritta come un disturbo della formazione pre-riflessiva dell’esperienza più specificatamente come un deterioramento dell’autoconsapevolezza pre-riflessiva. E si ipotizza che sia specifico per lo spettro schizofrenico così come per la fase prodromica della schizofrenia. L’alterata esperienza di Sé o dell’Individualità può sottostare e costituire la genesi di molti sintomi psicotici, di livello superficiale, come deliri e allucinazioni.
È stato anche elaborato uno strumento psicometrico, orientato in senso fenomenologico, per valutare queste anomalie del della esperienza del Sé: l’EASE. I primi dati ricavati empiricamente supportano l’intuizione clinica che anomalie del Sé costituiscano la manifestazione nucleare dei disturbi dello spettro schizofrenico.
Infine, si vuole rimarcare che studi recenti di stampo neuroscientifico hanno dimostrato che un gruppo particolare di regioni cerebrali, come quelle situate medialmente sono associate a stimoli che sono correlate in maniera specifica al Sé e si distinguono da altre regioni che non si correlano al Sé. },
keywords = {Disturbi del Sé, EASE, Psicosi, Schizofrenia},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Attualmente, i ricercatori di tradizione fenomenologica stanno lavorando su un interessante e promettente approccio alla diagnosi, che vede il nucleo della sindrome schizofrenica in una forma di disturbo del Sé. Due livelli del Sé esperienziale sono stati proposti: Il Sé di base ed il Sé narrativo.
La sindrome nucleare della schizofrenia può essere descritta come un disturbo dell’autocoscienza, ed è descritta come un disturbo della formazione pre-riflessiva dell’esperienza più specificatamente come un deterioramento dell’autoconsapevolezza pre-riflessiva. E si ipotizza che sia specifico per lo spettro schizofrenico così come per la fase prodromica della schizofrenia. L’alterata esperienza di Sé o dell’Individualità può sottostare e costituire la genesi di molti sintomi psicotici, di livello superficiale, come deliri e allucinazioni.
È stato anche elaborato uno strumento psicometrico, orientato in senso fenomenologico, per valutare queste anomalie del della esperienza del Sé: l’EASE. I primi dati ricavati empiricamente supportano l’intuizione clinica che anomalie del Sé costituiscano la manifestazione nucleare dei disturbi dello spettro schizofrenico.
Infine, si vuole rimarcare che studi recenti di stampo neuroscientifico hanno dimostrato che un gruppo particolare di regioni cerebrali, come quelle situate medialmente sono associate a stimoli che sono correlate in maniera specifica al Sé e si distinguono da altre regioni che non si correlano al Sé.F, Franza; I, Ferrara; B, Solomita
In: Telos, no. 2, 2021.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Assessment, HCWs, Management, Prossimità, Psicosi, Psicosi primaria, Relazione
@article{nokey,
title = {Gli insegnamenti “dimenticati”: riflessioni sull’incontro e scontro delle competenze in ambito psichiatrico nella gestione delle psicosi primarie},
author = {Franza F and Ferrara I and Solomita B},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-come-se-il-sole-sparisse-universi-psicotici-e-trasformazione-del-mondo/},
year = {2021},
date = {2021-12-01},
urldate = {2021-12-01},
journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {La comunicazione e l’osservazione sono due straordinari strumenti che consentono l’interazione tra i due protagonisti della relazione in psichiatria (il mHCW e il paziente). La psichiatria, intendendo l’insieme dei saperi di tutte le discipline che affrontano il disagio psicologico (ad es., neuroscienze, psicologia, psicoterapia, riabilitazione etc.), rappresenta il campo di applicazione dell’incontro di questi settori e dei diversi metodi utilizzati nella relazione professionale e scientifica che caratterizza la partecipazione attiva nella situazione vissuta da entrambi i protagonisti. La storia del sapere in psichiatria ci ha lasciato insegnamenti che oggi sembrano dimenticati. Abbiamo l’opportunità di riappropriarcene per valutare e gestire adeguatamente i pazienti affetti da patologie psichiatriche gravi. L’approccio interdisciplinare diventa insostituibile quando il mHCW incontra il paziente affetto da una psicosi primaria.},
keywords = {Assessment, HCWs, Management, Prossimità, Psicosi, Psicosi primaria, Relazione},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
La comunicazione e l’osservazione sono due straordinari strumenti che consentono l’interazione tra i due protagonisti della relazione in psichiatria (il mHCW e il paziente). La psichiatria, intendendo l’insieme dei saperi di tutte le discipline che affrontano il disagio psicologico (ad es., neuroscienze, psicologia, psicoterapia, riabilitazione etc.), rappresenta il campo di applicazione dell’incontro di questi settori e dei diversi metodi utilizzati nella relazione professionale e scientifica che caratterizza la partecipazione attiva nella situazione vissuta da entrambi i protagonisti. La storia del sapere in psichiatria ci ha lasciato insegnamenti che oggi sembrano dimenticati. Abbiamo l’opportunità di riappropriarcene per valutare e gestire adeguatamente i pazienti affetti da patologie psichiatriche gravi. L’approccio interdisciplinare diventa insostituibile quando il mHCW incontra il paziente affetto da una psicosi primaria.I, Ferrara
Psichiatria di prossimità Journal Article
In: Telos, no. 2, 2021.
Abstract | BibTeX | Tag: Assessment, HCWs, Management, Prossimità, Psicosi, Psicosi primaria, Relazione
@article{nokey,
title = {Psichiatria di prossimità },
author = {Ferrara I},
year = {2021},
date = {2021-12-01},
urldate = {2021-12-01},
journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {La riabilitazione della psichiatria non asilare plana oltre ogni confine. In essa non è l’estetica molto a cambiare, ma la sostanza. E la prossimità autentica, empatica e piena di ascolto attivo, è la preziosa e necessaria alleata per percorrere il semplice quanto complesso sentiero riabilitativo, che rischia spesse volte, di divenire psichiatria scolastica o peggio un malfatto intrattenimento scientifico moderno. Ma la prossimità non è solo un fare, una vicinanza spaziale, un esserci, ma un essere, che si arricchisce, muta, per mezzo dello studio, della ricerca, della vita esperita e vissuta consapevolmente, e in virtù dell’attenzione per il mondo, gli altri, sé stessi, certi che ognuno è fonte unica, preziosa e meravigliosa del e per il mondo. Riuscire a essere protagonisti della psichiatria di prossimità è un magico privilegio da poter conquistare, avendo memoria che la riabilitazione come il progresso non si trincera, non si schiera, non si chiude, né si socchiude, ma si apre, abbatte le barriere, i pregiudizi, è democratico e libero, accoglie e non esclude. Povero chi si arrocca alle proprie conoscenze e convinzioni, impedendosi di godere delle opportunità, ricchezze e conoscenze altrui, del passato, dell’oggi e del futuro.},
keywords = {Assessment, HCWs, Management, Prossimità, Psicosi, Psicosi primaria, Relazione},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
La riabilitazione della psichiatria non asilare plana oltre ogni confine. In essa non è l’estetica molto a cambiare, ma la sostanza. E la prossimità autentica, empatica e piena di ascolto attivo, è la preziosa e necessaria alleata per percorrere il semplice quanto complesso sentiero riabilitativo, che rischia spesse volte, di divenire psichiatria scolastica o peggio un malfatto intrattenimento scientifico moderno. Ma la prossimità non è solo un fare, una vicinanza spaziale, un esserci, ma un essere, che si arricchisce, muta, per mezzo dello studio, della ricerca, della vita esperita e vissuta consapevolmente, e in virtù dell’attenzione per il mondo, gli altri, sé stessi, certi che ognuno è fonte unica, preziosa e meravigliosa del e per il mondo. Riuscire a essere protagonisti della psichiatria di prossimità è un magico privilegio da poter conquistare, avendo memoria che la riabilitazione come il progresso non si trincera, non si schiera, non si chiude, né si socchiude, ma si apre, abbatte le barriere, i pregiudizi, è democratico e libero, accoglie e non esclude. Povero chi si arrocca alle proprie conoscenze e convinzioni, impedendosi di godere delle opportunità, ricchezze e conoscenze altrui, del passato, dell’oggi e del futuro.G, Pinto
Promuovere la recovery dopo il primo episodio di psicosi Journal Article
In: Telos, no. 2, 2021.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Psicosi
@article{nokey,
title = {Promuovere la recovery dopo il primo episodio di psicosi},
author = {Pinto G},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-come-se-il-sole-sparisse-universi-psicotici-e-trasformazione-del-mondo/},
year = {2021},
date = {2021-12-01},
urldate = {2021-12-01},
journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {Il buon esito del trattamento della psicosi all’esordio è da una parte legato alla tempestività dell’intervento, con conseguente riduzione della durata di psicosi non trattata (Duration of Untreated Psychosis, DUP), dall’altra alla qualità degli interventi terapeutici e psicosociali messi in atto. Nei primi 2-5 anni si può determinare l’evoluzione verso la cronicizzazione o verso la recovery.
Più del 70% dei casi di psicosi franca sono preceduti da una fase in cui compaiono segnali di disagio e di difficoltà in un periodo di durata variabile in media tra 2 e 4 anni. Gli interventi multidimensionali sono volti sia a prevenire la comparsa della franca psicosi che a mitigare l’effetto long- time dei sintomi negativi, cognitivi e più in generale a salvaguardare il funzionamento dell’individuo.
Le recenti ricerche indicano la interazione dei fattori biologico-clinico con fattori di natura psico sociale quali la cognizione sociale, o la resilienza, nonché l’importanza di servizi facilmente raggiungibili e di supporti economici quali fattori influenzanti il funzionamento sociale dei pazienti psicotici.
Avendo le ricerche evidenziato che nessun fattore è prevalente e soprattutto che ogni fattore non agisce direttamente ma diviene significativo in virtù della interazione con gli altri, c’è ampio consenso oggi circa la necessità di un intervento multidimensionale specifico ed immediato, la cui assenza influisce sulle ricadute e la cronicizzazione.
L’articolo vuole illustrare la possibilità di integrare interventi riabilitativi specifici con altri aspecifici proseguendo la ricerca sui fattori comuni come base della integrazione di una equipe multiprofessionale e della necessaria personalizzazione degli interventi. La Asl Salerno ha istituito una siffatta equipe dal 2016 e stiamo, in vero, per produrre una prima significativa valutazione degli esiti a distanza di tempo dalla riconquistata salute dei nostri utenti.},
keywords = {Psicosi},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Il buon esito del trattamento della psicosi all’esordio è da una parte legato alla tempestività dell’intervento, con conseguente riduzione della durata di psicosi non trattata (Duration of Untreated Psychosis, DUP), dall’altra alla qualità degli interventi terapeutici e psicosociali messi in atto. Nei primi 2-5 anni si può determinare l’evoluzione verso la cronicizzazione o verso la recovery.
Più del 70% dei casi di psicosi franca sono preceduti da una fase in cui compaiono segnali di disagio e di difficoltà in un periodo di durata variabile in media tra 2 e 4 anni. Gli interventi multidimensionali sono volti sia a prevenire la comparsa della franca psicosi che a mitigare l’effetto long- time dei sintomi negativi, cognitivi e più in generale a salvaguardare il funzionamento dell’individuo.
Le recenti ricerche indicano la interazione dei fattori biologico-clinico con fattori di natura psico sociale quali la cognizione sociale, o la resilienza, nonché l’importanza di servizi facilmente raggiungibili e di supporti economici quali fattori influenzanti il funzionamento sociale dei pazienti psicotici.
Avendo le ricerche evidenziato che nessun fattore è prevalente e soprattutto che ogni fattore non agisce direttamente ma diviene significativo in virtù della interazione con gli altri, c’è ampio consenso oggi circa la necessità di un intervento multidimensionale specifico ed immediato, la cui assenza influisce sulle ricadute e la cronicizzazione.
L’articolo vuole illustrare la possibilità di integrare interventi riabilitativi specifici con altri aspecifici proseguendo la ricerca sui fattori comuni come base della integrazione di una equipe multiprofessionale e della necessaria personalizzazione degli interventi. La Asl Salerno ha istituito una siffatta equipe dal 2016 e stiamo, in vero, per produrre una prima significativa valutazione degli esiti a distanza di tempo dalla riconquistata salute dei nostri utenti.G, Aldi
Il mondo senza sole. Riflessioni su psicosi e ritiro sociale Journal Article
In: Telos, no. 2, 2021.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Crisi della presenza, Psicosi, Ritiro sociale, Violenza filio-parentale
@article{nokey,
title = {Il mondo senza sole. Riflessioni su psicosi e ritiro sociale},
author = {Aldi G},
url = {http://www.rivistatelos.it/articoli-come-se-il-sole-sparisse-universi-psicotici-e-trasformazione-del-mondo/},
year = {2021},
date = {2021-12-01},
urldate = {2021-12-01},
journal = {Telos},
number = {2},
abstract = {L’articolo muove dalla definizione di psicosi per analizzare alcune manifestazioni di disagio giovanile. In una visione meno dogmatica e meno centrata sulla nosografia del DSM 5 occorre, a parere dello scrivente, estendere il concetto di psicosi ad alcune modalità con cui si manifestano fenomeni come ritiro sociale e violenza filio-parentale. Dietro questi fenomeni sociali si nasconde spesso una gravità di tipo psicotico con caratteristiche peculiari e tipiche, legate al modo di crescere delle nuove generazioni, modo che non prepara i giovani a fronteggiare la complessità del mondo attuale. Proprio dalla frattura tra complessità del mondo moderno e fragilità delle nuove generazioni emergono i presupposti per un crollo psicologico che porta a ritirarsi dal mondo o a aggredirei propri genitori. L’autore prende in prestito alcuni concetti dei Ernesto De Martino per evidenziare il ruolo dei fattori storico-culturali nella genesi dei fenomeni psicopatologici.},
keywords = {Crisi della presenza, Psicosi, Ritiro sociale, Violenza filio-parentale},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
L’articolo muove dalla definizione di psicosi per analizzare alcune manifestazioni di disagio giovanile. In una visione meno dogmatica e meno centrata sulla nosografia del DSM 5 occorre, a parere dello scrivente, estendere il concetto di psicosi ad alcune modalità con cui si manifestano fenomeni come ritiro sociale e violenza filio-parentale. Dietro questi fenomeni sociali si nasconde spesso una gravità di tipo psicotico con caratteristiche peculiari e tipiche, legate al modo di crescere delle nuove generazioni, modo che non prepara i giovani a fronteggiare la complessità del mondo attuale. Proprio dalla frattura tra complessità del mondo moderno e fragilità delle nuove generazioni emergono i presupposti per un crollo psicologico che porta a ritirarsi dal mondo o a aggredirei propri genitori. L’autore prende in prestito alcuni concetti dei Ernesto De Martino per evidenziare il ruolo dei fattori storico-culturali nella genesi dei fenomeni psicopatologici.2020
M, Perito
La precarietà esistenziale ai tempi del COVID-19 Journal Article
In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Capacità negativa, Dignità, Precarietà
@article{Perito2020,
title = {La precarietà esistenziale ai tempi del COVID-19},
author = {Perito M},
url = {https://journal.neamente.com/la-precarieta-esistenziale-ai-tempi-del-covid-19},
year = {2020},
date = {2020-12-01},
urldate = {2020-12-01},
journal = {Neamente Journal},
volume = {1},
number = {1},
abstract = {A fine dicembre, inizio Gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità viene informata dalle autorità Cinesi dell’esistenza e la conseguente diffusione di una polmonite letale, un virus ad alta contagiosità, conosciuto come COVID-19; da allora in poi le vite di tutti gli esseri umani sono cambiate. In questo articolo sono riportate osservazioni e riflessioni emerse dalla mia esperienza clinica e personale, relativa all’emergenza sanitaria e sociale che stiamo vivendo. Le mie considerazioni hanno posto l’attenzione sulla precarietà emotiva che caratterizza questa esperienza, quanto mai soverchiante e totalizzante, sullo stravolgimento della dimensione temporale in fase emergenziale, sull’importanza dell’umanizzazione dei processi di cura, concetto a volte abusato, ma più che mai fondamentale in questo tempo e su un concetto già dipanato molti anni addietro, ma che ho trovato pertinente al momento di incertezza che stiamo vivendo la “la Negative Capability” (Keats 1817).},
keywords = {Capacità negativa, Dignità, Precarietà},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
A fine dicembre, inizio Gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità viene informata dalle autorità Cinesi dell’esistenza e la conseguente diffusione di una polmonite letale, un virus ad alta contagiosità, conosciuto come COVID-19; da allora in poi le vite di tutti gli esseri umani sono cambiate. In questo articolo sono riportate osservazioni e riflessioni emerse dalla mia esperienza clinica e personale, relativa all’emergenza sanitaria e sociale che stiamo vivendo. Le mie considerazioni hanno posto l’attenzione sulla precarietà emotiva che caratterizza questa esperienza, quanto mai soverchiante e totalizzante, sullo stravolgimento della dimensione temporale in fase emergenziale, sull’importanza dell’umanizzazione dei processi di cura, concetto a volte abusato, ma più che mai fondamentale in questo tempo e su un concetto già dipanato molti anni addietro, ma che ho trovato pertinente al momento di incertezza che stiamo vivendo la “la Negative Capability” (Keats 1817).B, Solomita; F, Franza
Lutto "Senza Corpo" Journal Article
In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Elaborazione del lutto, Lutto, NeuroImaging
@article{Solomita2020,
title = {Lutto "Senza Corpo"},
author = {Solomita B and Franza F},
url = {https://journal.neamente.com/lutto-senza-corpo/},
year = {2020},
date = {2020-12-01},
urldate = {2020-12-01},
journal = {Neamente Journal},
volume = {1},
number = {1},
abstract = {Il lutto è un processo psicologico individuale, familiare e sociale conseguente alla morte di una persona cara e durante il quale il dolore provocato dalla sua perdita segue diverse fasi che condurranno alla riorganizzazione e all’accettazione dell’evento luttuoso. In questo articolo saranno esaminati alcuni processi di elaborazione che possono consentire di analizzare i processi e le strutture culturali, sociali e religiose come conseguenza del “lutto senza corpo”; cioè della elaborazione del lutto dei familiari che hanno vissuto la perdita della persona cara senza poter ritualizzare la funzione sociale del funerale per lo scoppio della pandemia da coronavirus. Saranno, inoltre, sintetizzati alcuni processi biologici e neurologici che modulano e consentono il processo dell’elaborazione del lutto.},
keywords = {Elaborazione del lutto, Lutto, NeuroImaging},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Il lutto è un processo psicologico individuale, familiare e sociale conseguente alla morte di una persona cara e durante il quale il dolore provocato dalla sua perdita segue diverse fasi che condurranno alla riorganizzazione e all’accettazione dell’evento luttuoso. In questo articolo saranno esaminati alcuni processi di elaborazione che possono consentire di analizzare i processi e le strutture culturali, sociali e religiose come conseguenza del “lutto senza corpo”; cioè della elaborazione del lutto dei familiari che hanno vissuto la perdita della persona cara senza poter ritualizzare la funzione sociale del funerale per lo scoppio della pandemia da coronavirus. Saranno, inoltre, sintetizzati alcuni processi biologici e neurologici che modulano e consentono il processo dell’elaborazione del lutto.P, Areniello
Il silenzio dell'escluso Journal Article
In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020.
Abstract | Links | BibTeX | Tag: Esclusione, Silenzio, Solitudine
@article{Areniello2020,
title = {Il silenzio dell'escluso},
author = {Areniello P},
url = {https://journal.neamente.com/il-silenzio-dellescluso/},
year = {2020},
date = {2020-12-01},
urldate = {2020-12-01},
journal = {Neamente Journal},
volume = {1},
number = {1},
abstract = {Brevi riflessioni tra arte e letteratura sulla condizione dell’escluso. Un percorso che va dai silenzi del Mastro – don Gesualdo di Verga alla condizione dell’isolamento di Leopardi, alla Emily Dickinson che si esclude dalla società. Passando per il non finito nel campo dell’arte, al film interamente senza parole di Ettore Scola per concludere con la “pagina bianca” di una certa narrativa contemporanea come invito alla conoscenza e a scrivere ancora. },
keywords = {Esclusione, Silenzio, Solitudine},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Brevi riflessioni tra arte e letteratura sulla condizione dell’escluso. Un percorso che va dai silenzi del Mastro – don Gesualdo di Verga alla condizione dell’isolamento di Leopardi, alla Emily Dickinson che si esclude dalla società. Passando per il non finito nel campo dell’arte, al film interamente senza parole di Ettore Scola per concludere con la “pagina bianca” di una certa narrativa contemporanea come invito alla conoscenza e a scrivere ancora.G, Del Buono
Reazioni psichiche alla pandemia da Coronavirus Journal Article
In: Neamente Journal, vol. 1, no. 1, 2020.
Abstract | BibTeX | Tag: disturbi dell’adattamento, Pandemia, PTSD, saltare alle conclusioni”
@article{DelBuono2020b,
title = {Reazioni psichiche alla pandemia da Coronavirus},
author = {Del Buono G},
year = {2020},
date = {2020-12-01},
urldate = {2020-12-01},
journal = {Neamente Journal},
volume = {1},
number = {1},
abstract = {In questo lavoro si discute della diffusione della pandemia dovuta a Covid-19, e come questa può indurre ed elicitare risposte emotivo-psicologiche in una larga parte della popolazione. La storia ha presentato già altri fenomeni pandemici, e nel 1920, proprio Freud perse una figlia a causa della influenza spagnola. La diffusione delle problematiche emotive ha fatto parlare qualcuno di contagio emotivo. I disturbi psichici che potranno diffondersi a breve con un’alta prevalenza nella popolazione appartengono a quei disturbi che il DSM-5 classifica come correlati allo stress ed al trauma. I più frequenti fra questi saranno i disturbi dell’adattamento e disturbo da stress post-traumatico, il più noto di tuti. Ma le manifestazioni comportamentali includono anche quelle dovute ad una difficoltà nel controllo degli impulsi che si traducono in espressioni comportamentali di rabbia. Ma c’è anche un altro fenomeno che si diffonde, coloro che sono convinti che l’epidemia sia dovuto ad un complotto di non meglio identificate persone, che hanno messo in atto tali comportamenti per arrecare sofferenza. Questo modalità di pensiero assomiglia e simile a modalità di pensiero delirante dei paranoici.},
keywords = {disturbi dell’adattamento, Pandemia, PTSD, saltare alle conclusioni”},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
In questo lavoro si discute della diffusione della pandemia dovuta a Covid-19, e come questa può indurre ed elicitare risposte emotivo-psicologiche in una larga parte della popolazione. La storia ha presentato già altri fenomeni pandemici, e nel 1920, proprio Freud perse una figlia a causa della influenza spagnola. La diffusione delle problematiche emotive ha fatto parlare qualcuno di contagio emotivo. I disturbi psichici che potranno diffondersi a breve con un’alta prevalenza nella popolazione appartengono a quei disturbi che il DSM-5 classifica come correlati allo stress ed al trauma. I più frequenti fra questi saranno i disturbi dell’adattamento e disturbo da stress post-traumatico, il più noto di tuti. Ma le manifestazioni comportamentali includono anche quelle dovute ad una difficoltà nel controllo degli impulsi che si traducono in espressioni comportamentali di rabbia. Ma c’è anche un altro fenomeno che si diffonde, coloro che sono convinti che l’epidemia sia dovuto ad un complotto di non meglio identificate persone, che hanno messo in atto tali comportamenti per arrecare sofferenza. Questo modalità di pensiero assomiglia e simile a modalità di pensiero delirante dei paranoici.