Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Prima parte
- Telos Telos 2/2021
Gianfranco Del Buono
- 3 Febbraio 2022
Gianfranco Del Buono
Psichiatra, Psicoterapeuta
Abstract
Il presente articolo vuole tracciare lo sviluppo storico dei concetti di psicosi e schizofrenia fino ai moderni sistemi di classificazione. Il lavoro comincia con Canstatt e Feuctherleben che hanno introdotto il termine di psicosi nel XIX secolo; continua con le citazioni di Kraepelin, Bleuler, Jaspers e Schneider, che hanno stabilito i principi generali della sindrome schizofrenica, fino ai moderni sistemi nosografici come il DSM e l’ICD.
Nella tradizione fenomenologica, verrà accennato al contributo di Minkowski e Blankenburg. Minkowski è stato il primo a cogliere il concetto di nucleo della sindrome schizofrenica e ad elevarlo a un adeguato livello teorico. Blankenburg, invece, ha introdotto la “crisi del senso comune”, cioè la capacità di vedere le cose nella giusta prospettiva, un senso di proporzione, un gusto per ciò che è adeguato, appropriato, probabile e rilevante. Dagli anni 70 in poi, l’attenzione dei ricercatori è stata rivolta alla dicotomia tra i sintomi positivi e negativi, e questi ultimi che sono stati immaginati come il deficit rpiamrio della schizophrenia. La Scuola di Bonn ha elaborato l’ipotesi dei sintomi di base, che sarebbero disturbi neuriopsicologici, percepiti dal paziente e che posoono essere esplorati con il metodo fenomenologico. Poi, si parlerà di Kapur, che considera la psicosi come un disturbo della salienza aberrante, fornendo uno strumento euristico per legare la neurobiologia (cervello) alla esperienza fenomenolgica (mente). E infine, c’è l’ultimo passaggio: il DSM-III (con “la rivoluzione operativa”), il DSM-IV ed il DSM-5 che hanno perso il nucleo clinico, la Gestalt, della schizophrenia.
Parole chiave: Psicosi; Schizofrenia; Nucleo clinico; Gestalt.
Del Buono G: Alla ricerca del nucleo clinico delle psicosi. Prima Parte. In: Telos, no. 2, 2021. (Tipo: Journal Article | Abstract | Links)@article{nokey, Il presente articolo vuole tracciare lo sviluppo storico dei concetti di psicosi e schizofrenia fino ai moderni sistemi di classificazione. Il lavoro comincia con Canstatt e Feuctherleben che hanno introdotto il termine di psicosi nel XIX secolo; continua con le citazioni di Kraepelin, Bleuler, Jaspers e Schneider, che hanno stabilito i principi generali della sindrome schizofrenica, fino ai moderni sistemi nosografici come il DSM e l’ICD. Nella tradizione fenomenologica, verrà accennato al contributo di Minkowski e Blankenburg. Minkowski è stato il primo a cogliere il concetto di nucleo della sindrome schizofrenica e ad elevarlo a un adeguato livello teorico. Blamnkenburg, invece, ha introdotto la “crisi del senso comune”, cioè la capacità di vedere le cose nella giusta prospettiva, un senso di proporzione, un gusto per ciò che è adeguato, appropriato, probabile e rilevante. Dagli anni 70 in poi, l’attenzione dei ricercatori è stata rivolta alla dicotomia tra i sintomi positivi e negativi, e questi ultimi che sono stati immaginati come il deficit rpiamrio della schizophrenia. La Scuola di Bonn ha elaborato l’ipotesi dei sintomi di base, che sarebbero disturbi neuriopsicologici, percepiti dal paziente e che posoono essere esplorati con il metodo fenomenologico. Poi, si parlerà di Kapur, che considera la psicosi come un disturbo della salienza aberrante, fornendo uno strumento euristico per legare la neurobiologia (cervello) alla esperienza fenomenolgica (mente). E infine, c’è l’ultimo passaggio: il DSM-III (con “la rivoluzione operativa”), il DSM-IV ed il DSM-5 che hanno perso il nucleo clinico, la Gestalt, della schizophrenia. |
Autore
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Psichiatra, Psicoterapeuta | Tel: +39 338 4646631 | e-mail: delbuono.g@alice.it